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Patrimonio in degrado

La proposta: un centro informatico all’ex rifugio antiaereo di Montecatini

La proposta: un centro informatico all’ex rifugio antiaereo di Montecatini

L’idea di Lorenzo Tolomelli per il recupero del “cubo” di cemento tra viale Bicchierai e via Leopardi

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MONTECATINI. Da simbolo di tempi bui e da spazio abbandonato nel cuore della città, a luogo vivo e vitale che guarda al futuro. Potrebbe esserci un moderno centro di elaborazione dati nel futuro del vecchio rifugio antiaereo, il cubo di cemento tra viale Bicchierai e via Leopardi. A proporlo è Lorenzo Tolomelli, dinamico imprenditore informatico che da tempo ha puntato gli occhi su quest’antica testimonianza del passato. «Montecatini è priva di un grande polo informatico d’avanguardia – dice Tolomelli – e, almeno per il momento, non si intravedono all’orizzonte imprenditori privati che vogliano realizzarlo. Il rifugio antiaereo potrebbe essere un luogo ideale per dare concretezza a questo progetto, che potrebbe essere portato a termine da una sinergia di soggetti pubblici e privati».

L’imprenditore montecatinese non si è comunque limitato solo a lanciare l’idea ma si è già mosso per cercare di tradurla in realtà. «Ho già preso contatti con il Comune di Montecatini, ricevendo la massima attenzione per questa mia iniziativa – spiega Tolomelli – il supporto dell’amministrazione pubblica è di vitale importanza per far decollare il progetto e dal Comune mi hanno fatto sapere che esiste la concreta possibilità di reperire fondi a tale proposito. L’importante adesso è creare una rete imprenditoriale che sappia traghettare la vecchia struttura dai tempi della seconda guerra mondiale al nuovo millennio».

Il rifugio antiaereo appartiene attualmente al Demanio dello Stato che, al pari di tantissimi altri beni di sua proprietà, lo ha messo da tempo in vendita. Costruito in cemento armato nel 1941, non fu mai utilizzato perché il centro Montecatini fu risparmiato dai bombardamenti, visto che nei suoi numerosissimi alberghi c’erano molti ospedali d’emergenza. A essere bombardata fu solo la zona sud della città e, in modo particolare, le sue infrastrutture ferroviarie. Finì infatti sotto le bombe alleate il ponte davanti all’ippodromo, ricostruito però dallo stesso esercito britannico come testimonia una lapide posta a memoria. L’essere stato un manufatto bellico può costituire inoltre un valore aggiunto per il rifugio antiaereo, soprattutto per quello che potrebbe essere il suo utilizzo futuro. «Questo edificio –conclude Lorenzo Tolomelli –vanta una resilienza strutturale superiore alla maggior parte degli edifici civili e la sua forma permette lo sfruttamento di fonti rinnovabili come pannelli solari. Un mix perfetto quindi per un centro di elaborazione dati».

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