Chiude lo storico negozio Conbipel a Pieve a Nievole: in undici senza lavoro
La Cgil: «Servono interventi a tutela di occupazione e redditi». La chiusura fa parte di un ridimensionamento nazionale che coinvolge circa 800 dipendenti
PIEVE A NIEVOLE. Quel tratto di strada che supera l’A11 verso Via Nova dovrà cambiare il nome che si è guadagnato nell’immaginario collettivo della Valdinievole. Non sarà più il “ponte della Conbipel”. Perché da oggi una storia che si è aperta trent’anni fa e oltre va in archivio: il grande punto vendita della Conbipel chiude e undici persone (tutte donne) perdono il posto di lavoro. «Lavoratrici che da tantissimi anni sono presenti nel negozio di Pieve a Nievole, contribuendo alla crescita e al successo del marchio, fidelizzando con la loro professionalità la numerosa clientela che fino a qualche anno fa acquistava abbigliamento prodotto da Conbipel», denuncia Alessio Luzi della Filcams Cgil.
La chiusura del negozio di Pieve fa parte del piano di riduzioni già avviato e in fieri nel 2025: una cinquantina di monomarca saranno sacrificati (su 130 totali), circa ottocento i dipendenti coinvolti. Conbipel - fondata nel 1958 - non se la passa bene da tempo, ha vissuto un periodo di amministrazione straordinaria per poi essere rilevata da Btx Italian retail and brands, con socio forte Eapparels e il supporto di Invitalia. Ma invece di un rilancio, siamo alle chiusure.
«Le scelte e le strategie commerciali, in molti casi dubbie, hanno portato ad avere un calo delle vendite sempre più importanti, fino ad indurre l’azienda a richiedere periodi di ammortizzatori sociali e riduzioni orarie per sopperire ai costi della manodopera da rispettare – spiega il sindacalista – la continuazione di queste difficoltà ha portato a un concordato preventivo e alla vendita della società. La nuova proprietà ha manifestato una mancanza di un piano industriale che proponesse iniziative e investimenti per il rilancio del brand, ma ha perseguito la vecchia strada continuando con politiche commerciali senza una visione di prospettiva e inadeguate».
Da qui le chiusure, compresa Pieve. Ancora Luzi: «Il negozio di Pieve a Nievole ha sempre rappresentato un punto di riferimento storico per la comunità locale e provinciale, la chiusura porterà sicuramente a un impoverimento del territorio già sottoposto a crisi mai risolte, con un impatto sociale devastante e irreversibile».
Il 6 febbraio si discuterà della vertenza a livello nazionale al ministero delle Imprese e Made in Italy. Per il sindacato «è incomprensibile definire un piano di rilancio che riduce nettamente il perimetro aziendale e che crea disoccupazione in tutto il territorio nazionale. La Filcams Cgil Pistoia Prato congiuntamente alle lavoratrici chiede l’intervento delle Istituzioni locali e regionali, per tutelare l’occupazione e il reddito di undici famiglie. Per scelte sbagliate e gestioni fallimentari, saranno le lavoratrici e i lavoratori a pagare». Marco Niccolai (Pd) si chiede se «il tavolo al ministero serva a gestire le crisi o solo a prendere atto delle decisioni delle proprietà, senza neanche comunicarle alle istituzioni locali?».
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