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Basket/serie B Nazionale

Montecatini, le pagelle della Fabo: Carpa diem e Benites fa il Jackson

di Lorenzo Carducci

	Carpanzano in penetrazione contro Ruvo
Carpanzano in penetrazione contro Ruvo

Gli Herons volano in finale playoff (contro Avellino) vincendo gara-5 a Ruvo di Puglia

30 maggio 2024
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8,5 BENITES: come Zampa di giaguaro nel film colossal Apocalypto di Mel Gibson, dimostra che le gare da dentro fuori sono semplicemente la sua terra natìa, il suo habitat naturale. Riprende dall’armadietto gli abiti di Mvp della Coppa Italia e mette in fila cinque triple (tutte nel primo tempo) che sgretolano la roccaforte di Ruvo: quella difesa a zona tra i principali fattori del 2-0. Imposta la valvola del ritmo sul suo reggaeton e balla dal primo all’ultimo, chiudendo con 20 punti. Vamos papi chulo.

9 CARPANZANO: la sua è la storia più bella. Assente da gennaio per problemi fisici, prima dei playoff scende in Calabria per ritrovare se stesso. Potrebbe sembrare una pausa di riflessione, invece torna motivato e in forma. Riprende confidenza col parquet nella serie con Mestre e poi si trasforma da bruco in farfalla nella notte (finora) più importante della stagione. Riscuote il credito col basket senza guardare in faccia nessuno, con 20 punti in 21 minuti di cui 14 nel secondo tempo con giocate da prestigiatore, tra cui la bomba del +12 che archivia la pratica a 80 secondi dalla fine dopo aver innervosito e fatto espellere Contento. Per lui ci sono anche 5 rimbalzi, 9 falli subiti e un anticipo in tuffo contro Galmarini da vedere in loop. Domina la partita emotivamente con spavalderia e naturalezza, quasi lo facesse da ottobre. L’acquisto in più che la Fabo riabbraccia in gara-5.

7,5 CHIERA: a maggior ragione dopo le due prove scintillanti del Palaterme, è a lui che la retroguardia pugliese riserva le principali attenzioni, spedendogli alle calcagna un’altra volta (ma con ancora più veemenza) un difensore prestante come Toniato. Il cigno non si scompone e non esagera, gioca per la squadra (4 assist) senza mai rinunciare ad essere pericoloso: 11 punti con la tripla da funambolo su un piede solo allo scadere del primo quarto. Al contempo si sacrifica con generosità nella staffetta su Jackson e lo stoppa dopo 3 minuti. Non risparmiandosi, esce anche per 5 falli a meno di 2’ dalla sirena. Il suo saper essere un primo violino così duttile e responsabile riflette l’identità corale dell’orchestra rossoblù.

7 NATALI: segna appena 5 punti – una tripla e due liberi con due soli tiri dal campo – ma guarda caso in un momento delicato, quando c’è da resistere al rientro minaccioso della Tecnoswitch nel secondo quarto. Un capitano che risponde sempre presente, si mette al servizio dei compagni e dell’obiettivo comune, con una miriade di piccole cose la maggior parte delle quali non va nelle statistiche ma fa vincere le partite. Voce del verbo esserci.

6,5 ARRIGONI: nelle prime quattro gare spesso e volentieri si è caricato tutti sulle spalle, risultando l’ago della bilancia termale in termini di fisicità in area ed esperienza a certi livelli. Stavolta fa più fatica, perde due palloni e non comanda a rimbalzo come suo solito. Ciononostante porta alla causa 8 punticini preziosi e parecchia sostanza, specialmente nell’ostacolare le conclusioni ravvicinate degli avversari. Se quando è sottotono gioca così..

SV MAGRINI

7,5 LORENZETTI: eroe in gara-4, si conferma protagonista anche in gara-5. È una dinamo imprescindibile per gli Herons, un treno nelle palle vaganti e una spina nel fianco dei lunghi pugliesi, che lo soffrono tremendamente. Parte con un errore nel traffico da sotto e finisce con 6 punti di fila (dei suoi 10 totali in 18’) che indirizzano l’incontro nell’ultima frazione, con tanto di dediche ai propri tifosi e alla loro eroica trasferta di 700 chilometri di mercoledì, per alcuni la terza in 10 giorni. Dopo aver sbattuto contro il suo telaio a rimbalzo, Jackson zoppica e vede le stelline. Non che gli vada poi così tanto meglio quando se lo ritrova di fronte nei cambi difensivi. Caterpillar.

7,5 GIANCARLI: l’anima e lo spirito Herons dal giorno zero. Che in serate magiche come queste emerge puntuale come un automatismo sentimentale. Due arcobaleni da fuori su tre tentativi a far scappare Montecatini in doppia cifra di vantaggio – entrambi sanguinosi per i padroni di casa, uno nel secondo e l’altro nell’ultimo periodo – due palle rubate e la solita ubiquità da mastino in fase difensiva. Segni particolari: un cuore che fa capitale.

7 DELL’UOMO: rimbalzi 5, assist 2, punti 8, con un canestro dal campo ma 6/6 dalla lunetta. Ok, questi sono i numeri. Poi c’è l’impatto effettivo nelle pieghe del match, in quello il bronzo di Crotone non manca mai. Entra dalla panchina per modo di dire, con appena 2 minuti e mezzo trascorsi dalla palla a due e subito Jackson in consegna. Macina chilometri, inventa varchi, lotta. Meno appariscente rispetto ad altre occasioni, però comunque irrinunciabile.

SV LORENZI: a differenza del garbage time di gara-3, stavolta proprio non si aspettava di mettere piede in campo. Invece calca il parquet per un minuto prima dell’intervallo. Gettato nella mischia per l’emergenza falli generale, con lui la Fabo chiude il primo tempo con il 6-0 del +15. Una serata che va dritta nell’album dei ricordi più belli.

6,5 RADUNIC: con la schiena che gli fa male da domenica limitandolo nei movimenti, fa gli straordinari già scendendo in campo e restandoci per 17’. In attacco regala due prodezze alla Jokic, nell’altra metà campo patisce il dinamismo di Galmarini (il migliore dei suoi con 24 punti con 10/12 da due e 11 rimbalzi). Si salva con l’impegno e l’attaccamento alla maglia, tutt’altro che scontato per uno straniero del suo status. Profetiche le due parole pronunciate al Palaterme al termine di gara-3, sul 2-1: “Devi credere”.

8 BARSOTTI: i suoi aironi sfoderano la partita perfetta, completando una rimonta (dal 2-0 al 3-2) che entra di diritto negli annali della serie B, del basket montecatinese e non solo. Fattore campo dell’ostile PalaColombo annullato e capolavoro compiuto. Più di 90 punti segnati col 55% da tre (12/22), ma soprattutto il gruppo che tira fuori il meglio di sé con una prestazione di rara solidità mentale, sopperendo ancora all’assenza pesante di Sgobba e agli acciacchi di Radunic. La prova maiuscola della panchina (44 punti) e dei suoi fedelissimi diventa una dichiarazione d’amore al suo sistema. Ora però viene il più e il meglio: la finale per l’A2.

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