Il Tirreno

Ambiente e sicurezza

Massa, otto eventi climatici estremi: la città tra le più colpite in Italia – L’allarme di Legambiente: «Nessun piano»

di Melania Carnevali

	Il Frigido in piena 
Il Frigido in piena 

Dei 136 Comuni con una popolazione oltre 50mila abitanti solo 54, secondo l’associazione, hanno una strategia di adattamento. Il comitato Ugo Pisa: «Ora basta col consumo di suolo». In fondo all’articolo la tabella con i dati del rapporto

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MASSA. Massa è tra i Comuni italiani di medie dimensioni più esposti agli effetti della crisi climatica. È quanto emerge dal Rapporto Città Clima 2025 di Legambiente, dedicato quest’anno alla governance per l’adattamento delle aree urbane. Secondo i dati dell’Osservatorio Città Clima, tra il 2015 e il 2025 nel territorio comunale si sono verificati otto eventi meteo estremi: tre allagamenti da piogge intense, quattro danni da vento e una frana dovuta alle piogge. Numeri che collocano Massa tra i dieci centri italiani (con popolazione tra 50 e 150mila abitanti) più colpiti in rapporto alla densità territoriale.

«Nessun piano»

Un primato preoccupante, soprattutto perché – come sottolinea il dossier – il Comune non dispone ancora di un piano o una strategia di adattamento climatico, strumento considerato fondamentale per prevenire e gestire rischi come alluvioni, ondate di calore e dissesti idrogeologici. In Italia sono 136 i Comuni oltre i 50mila abitanti (pari all’1,7% del totale), dove vivono oltre 18,6 milioni di persone. Di questi, secondo Legambeinte, solo 54 - il 39,7% - hanno adottato un piano o una strategia di adattamento. La situazione peggiora nella fascia tra 50mila e 150mila abitanti, dove il tasso di pianificazione scende al 32%, ossia 35 città su 110. «L’assenza di strumenti capillari di pianificazione - spiega il rapporto - non è casuale ma deriva da tre fattori: i mancati sviluppi del Piano nazionale di adattamento, la carenza di fondi e la scarsità di competenze specifiche nei Comuni».

I danni economici

Massa, con le sue fragilità territoriali e la forte urbanizzazione costiera, rientra pienamente in questa categoria. Legambiente sottolinea che, per città come la nostra, la priorità è dotarsi di una strategia integrata, «capace di unire prevenzione, pianificazione e partecipazione». Il documento ribadisce inoltre che «i danni subiti in Italia da ondate di calore, siccità e alluvioni nel 2025 ammontano a 11,9 miliardi di euro», e che senza interventi di governance strutturali la cifra potrebbe triplicare entro il 2029.

Le città più vulnerabili

Secondo gli autori del rapporto, «le città tra 50 e 150mila abitanti sono quelle più vulnerabili perché spesso escluse dai grandi finanziamenti e prive di strutture tecniche dedicate». Il presidente di Legambiente Emilia-Romagna, Davide Ferraresi, invita a un cambio di passo: «Serve un Piano specifico per le aree urbane che intrecci la questione climatica con la pianificazione territoriale e sociale. Non possiamo permettere che la dimensione media dei Comuni diventi un ostacolo all’adattamento». Anche Andrea Minutolo, responsabile scientifico nazionale, sottolinea la necessità di risorse certe e competenze: «È indispensabile formare personale tecnico e amministrativo, sviluppare banche dati climatiche e utilizzare strumenti digitali come i GIS per monitorare i rischi».

Le città modello

Tra le buone pratiche citate nel rapporto ci sono Bologna, Milano e Torino, che hanno già attuato piani di adattamento urbano. Bologna, ad esempio, ha mappato le fragilità climatiche e integrato la strategia nel piano urbanistico comunale. «Esperienze che devono diventare modello anche per i centri medi - si legge nel documento -. dove la densità urbana e la vulnerabilità sociale aumentano il rischio di impatti severi».

«Basta col consumo di suolo»

Per Massa, che negli ultimi anni ha conosciuto esondazioni del Frigido, frane in collina e danni da vento e mareggiate, il messaggio è chiaro: serve una governance climatica locale. Una rete che coinvolga Comune, Regione e cittadini, in un percorso partecipato e operativo. Commenta i dati il comitato Ugo Pisa dicendo che «allora non bastano più le belle parole dei nostri amministratori sulla tutela ambientale o le promesse nei consigli comunali o i rimpalli di responsabilità fini a se stessi». Alla luce di questi dati, secondo i cittadini, «sarebbe logico aspettarsi un’amministrazione pronta a reagire, dotandosi di un piano di adattamento climatico e di una politica urbanistica coerente con la crisi che viviamo. Invece accade l’opposto: Massa non ha ancora un piano e continua a seguire una logica di cementificazione, sacrificando aree verdi e difese naturali che potrebbero attenuare gli impatti di piogge e ondate di calore. Mentre i fenomeni estremi aumentano, le opere di difesa strutturali restano assenti, e la pianificazione territoriale sembra ignorare del tutto l’urgenza climatica». Essere in quella classifica non «è un destino», ribadiscono dal comitato, « ma il risultato di scelte sbagliate o mancate scelte. È tempo di invertire la rotta: stop al consumo di suolo, sì alla prevenzione, alla messa in sicurezza e alla cura del territorio».

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