Firenze, notte di coltelli fuori dal Tenax: ferito un diciassettenne alla schiena. Torna lo spettro del branco armato
Via Pratese, rissa tra ragazzi all’uscita della discoteca: il giovane non è in pericolo di vita. I carabinieri indagano per ricostruire l’accaduto. La città rivive l’incubo delle violenze giovanili - come per il caso Maati, ucciso a Campi Bisenzio - e le risse di Rifredi e Valfonda
FIRENZE Un coltello, la notte, i soliti ragazzi minorenni trasformati in branco. Succede ancora, stavolta davanti al Tenax, la storica discoteca di via Pratese, periferia ovest di Firenze. Tra venerdì e sabato, poco dopo le tre, un diciassettenne è stato accoltellato alla schiena nel corso di una lite scoppiata tra gruppi di coetanei.
Cosa è successo
Il ragazzo, italiano, è stato soccorso e portato d’urgenza all’ospedale San Giovanni di Dio. Ha una ferita profonda ma non è in pericolo di vita. I carabinieri stanno ricostruendo la dinamica: quanti fossero i ragazzi coinvolti, chi abbia tirato fuori la lama, se ci sia un movente o solo un pretesto qualsiasi. Fuori dal locale, a quell’ora, la strada è un crocevia di auto, motorini, gruppi che si salutano, che si spingono, che si sfidano. Bastano pochi secondi e il brusio diventa rissa, un colpo di troppo, poi il sangue.
La scena che si ripete
Una scena già vista, quasi un copione: movida, giovani, coltelli. Negli ultimi mesi a Firenze è un filo rosso che torna, una cicatrice aperta nella notte. A Campi Bisenzio, a fine dicembre di un anno fa, venne ucciso Maati Moubakir, anche lui 17 anni, accoltellato fuori da una discoteca da un gruppo di coetanei che lo avevano scambiato per un altro. Un “errore”, dissero gli inquirenti. Un regolamento di conti per un apprezzamento a una ragazza finito con il bersaglio sbagliato e una vendetta spietata, conclusa nel sangue, con il ragazzo di Certaldo inseguito e colpito sul bus con il quale cercava di scappare.
I precedenti
A Rifredi, pochi mesi fa, un altro diciassettenne era finito in ospedale dopo una rissa in piazza Dalmazia: coltellate, ragazzi in fuga, cellulari che riprendono tutto. E ancora, in via Valfonda, nel cuore della città, una quattordicenne aveva estratto un coltello da cucina di ventidue centimetri e cercato di colpire i poliziotti intervenuti per calmarla. Cinque agenti feriti. Casi diversi, stessa trama: l’arma bianca come linguaggio, gesto, identità.
L’abitudine all’arma bianca
«Non c’è una banda, non c’è un clan», dicono gli investigatori. Ma c’è un modo di stare al mondo che spaventa. Ragazzi che vivono la notte come uno spazio di prova, dove conta apparire forti, difendere l’onore di gruppo, reagire a uno sguardo o a una parola di troppo. E il coltello, portato in tasca “per sicurezza”, diventa la risposta automatica, l’ultimo passo prima del disastro.
Le indagini
Chi conosce la zona del Tenax sa che via Pratese, il venerdì e sabato notte, è un piccolo crocevia di periferia e gioventù: locali, luci intermittenti, la scia dei motorini, l’attesa del primo treno o di un bus. Una frontiera sottile dove la festa finisce e comincia l’incoscienza. I carabinieri stanno passando al setaccio le telecamere di sorveglianza del locale e sulla strada, raccogliendo testimonianze, cercando di dare un nome a chi ha colpito. Il ragazzo ferito potrà presto parlare. Racconterà la dinamica, forse i volti. Ma il punto è un altro, e chi osserva la città lo sa: questi episodi non sono più eccezioni. Sono sintomi.
Il rischio assuefazione
Il rischio è l’assuefazione. Che la notizia di un diciassettenne accoltellato “non grave” scivoli via, inghiottita dal flusso di casi sempre più uguali a se stessi, lost in the weekend.
