Turisti toscani bloccati in Giamaica: ore 24, arriva il messaggio: «Sta passando… siamo salvi» – Il racconto
Quando in Italia è mezzanotte l’uragano Melissa allenta la morsa: da Montego Bay gli apuani tirano il fiato
MASSA-CARRARA. Girano video, scattano foto e li inviano a familiari e amici. Catturano palme squarciate, linee elettriche abbattute, cataste di lamiere che probabilmente coprivano bungalow, recinzioni di giardini, tettoie di graziose dependance; qualche “indigeno” accende con estrema cautela l’auto – sembra una Panda – mentre cani di grossa taglia si aggirano, smarriti, per strada. Sembra che tutto sia stato messo in un frullatore.
È sotto-sopra Montego Bay, la cittadina sulla costa nord-occidentale della Giamaica, affacciata sul Mar dei Caraibi, che ha accolto 40 di 60 turisti apuani, trasferiti da Negril – all’estremità occidentale della Terra del reggae – non appena è suonato l’allarme che annunciava l’arrivo di Melissa, l’uragano classificato nella categoria 5, ovvero lo status più elevato, più devastante. Partito il 19 ottobre dal Belpaese, questo gruppo di apuani era in Giamaica per una vacanza. Nel primo pomeriggio di ieri i turisti sono usciti dall’hotel che li ospitava dopo ore e ore trascorse murati-dentro. Non sanno quando faranno ritorno a casa: ma sono vivi.
«Va via»
È la mezzanotte tra martedì e mercoledì quando sui telefonini ai piedi delle Apuane cominciano a arrivare i primi messaggi rassicuranti: «Ormai il peggio è passato, è tornata la corrente elettrica, funziona il wi-fi», scrive una carrarese, 52enne, su una chat di WhatsApp che connette vecchi compagni di scuola: li conforta. Sull’isola caraibica sono circa le 18. Melissa se ne sta andando. Cosa lasci alle sue spalle si vedrà solo in seguito. Dalle stanze dell’hotel – il Deja Resort – si è sentito a lungo il rombo del vento, la pioggia colpire i tetti con un frastuono infernale. Ma la struttura ha retto. E poi, forse, Melissa voleva scatenarsi altrove; quando ha toccato la Giamaica correva a 300 chilometri all’ora, «ma qui a Montego Bay i venti più forti sono stati a 155 km all’ora», racconta la turista carrarese. Qualche stanza del resort si è allagata, qualche ospite ha dovuto cambiare camera, niente rispetto a ciò che si era temuto.
Poi il silenzio
Poi da Montego Bay le news sotto le Apuane arrivano con minor frequenza, come se il ritmo degli invii fosse direttamente proporzionale al passo della ritirata di Melissa, finché tra le 7 e le 8 della mattina di ieri, ora italiana, da Carrara c’è chi riprova a contattare gli apuani-giamaicani. «Ci siete? », «Come va? ». «Stavamo dormendo – è la risposta – Siamo ancora tutti a letto. Siamo crollati». Allentata la tensione, c’è chi è riuscito a prendere sono.
A tavola
Mentre in Italia si pranza, tra le 13 e le 14, a Montego Bay si fa colazione. «I cancelli dell’hotel però sono chiusi, probabilmente la situazione fuori non è delle migliori – è il racconto – Ci sentiamo segregati». Intanto arrivano le immagini di come è ridotta la residenza di Negril in cui era l’intero gruppo prima dell’alert: «Che fortuna essere andati tutti via da lì e che fortuna che anche gli altri a Negril stiano bene».
Una boccata d’aria
Arriva il via libera. «Ci hanno fatto uscire». I turisti apuani si affacciano fuori dal resort: sono rimasti barricati dalle 14 del giorno precedente fino alle prime ore della mattinata di ieri. Fanno un giro di perlustrazione: girano video e scattano foto. C’è chi gironzola per le strade di Montego Bay e chi si affaccia sulla spiaggia. Il panorama è desolante ma non incide sul loro umore. Ha qualcosa di terapeutico questo tour, mentre inviano quelle immagini ai familiari e agli amici sembrano dire: «Ecco qui cosa abbiamo passato».
Tornare
Resta da rispondere a una domanda: quando torneranno? «A quanto pare – informano – dovremmo attendere fino a domenica e, probabilmente, saremo a Milano lunedì. Non importa. L’importante è che sia finita».
