Il Tirreno

Il racconto

Incendio a Campocecina, tre auto bruciate il 15 agosto: «Dette tante cose, ecco cosa è successo davvero»

di Giovanna Mezzana

	Il rogo e le auto
Il rogo e le auto

Giuseppe Papa, proprietario della Mercedes da cui è partito il rogo, respinge le ricostruzioni circolate sui social: «Non avrei mai parcheggiato se ci fosse stato fumo. Ho tentato di spostarla, ma il cambio automatico era bloccato»

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CARRARA. Avvolte da fumo e fiamme tre auto “si sciolgono” nel parcheggio del rifugio Belvedere di Campocecina. È quasi l’ora di pranzo del 15 agosto. C’è chi è testimone oculare. E chi guarda il “film”: video di quei minuti interminabili – prima che il fuoco venga spento – rimbalzano dai post di Facebook alle chat di WhatsApp. Non ci sono feriti. C’è un gran trambusto. E tre vetture distrutte. Sull’episodio s’è detto molto in città e molto s’è scritto anche sui social media. Finanche troppo: e con ricostruzioni che non corrisponderebbero alla realtà dei fatti. Tant’è che il proprietario dell’auto da cui le fiamme sono partite racconta al Tirreno cosa è effettivamente accaduto. C’è un aspetto – sopra a tutto – che gli sta a cuore rendere pubblico: «Io non avrei mai parcheggiato la mia auto lì, in mezzo ad altre vetture, se da essa fosse uscito del fumo», dice Giuseppe Papa, noto professionista carrarese. Ecco il suo racconto.

«Solo un alert»

È la mattina del 15 agosto. Papa, sua moglie e una coppia di amici stanno per raggiungere Campocecina. Viaggiano su un’auto Mercedes, classe C, diesel. Giunti due-tre curve prima del piazzale dell’Ucceliera, «L’auto perde giri al motore – racconta Papa – ma non c’è alcun segnale di allarme: non ci sono spie rosse accese». «Compare solo un alert in cui si legge: “Esp non attivo”», dove Esp è l’acronimo inglese di Programma elettronico di stabilità, ausilio per la tenuta di strada. Poco dopo, sono a destinazione: imboccano la strada per il piazzale dell’Acquasparta, dove sosta chi pranza al ristorante Belvedere.

Il parcheggio

«Arrivato nel parcheggio – continua la sua descrizione – non c’erano spie accese, né segnali che uscisse fumo dal cofano». «Mi sono fermato nell’ultimo posto disponibile tra altre auto». Chiave girata, la Mercedes è spenta. Le due coppie scendono dalla vettura: e «Ci siamo diretti all’ingresso del bar». Ed è in questo frangente che si accorgono «di un leggero fumo bianco che usciva dal tubo di scappamento, la marmitta».

Il fumo poi divampa

«Abbiamo avuto appena il tempo di tornare verso la macchina ed aprire la portiera – dice – quando sono apparsi i primi segnali di fumo. Dal cofano». Occorre intervenire, c’è qualcosa che non va. «Ho subito provato ad aprire il cofano ma, sbloccata la serratura dall’interno dell’auto, occorreva agire sulla molla che si trova sulla punta anteriore del cofano». «E mentre mi accingevo a fare questo – racconta ancora Papa – sono comparse le prime lingue di fuoco dal parafanghi». Santo cielo, avrebbe esclamato chiunque. «Sono immediatamente risalito in auto nel tentativo di spostarla da lì – sottolinea la sua intenzione – ma non sono riuscito né a metterla in moto né a metter e in folle il cambio automatico che, se il motore non è acceso, rimane bloccato». Sono attimi da brivido. «Non riuscivo a spostarla e, intanto – descrive – vedevo il fuoco anche dentro la vettura».

Il punto-clou

«Sono quindi uscito dall’abitacolo per chiedere aiuto anche perché le fiamme erano già all’esterno». «E, forse, chi mi ha visto uscire in quel momento ha pensato che avessi parcheggiato nonostante il fumo e il fuoco». Perché è proprio questo che è stato detto e scritto da qualcuno e che Papa, tiene a smentire. Se la sua auto doveva proprio bruciare, avrebbe fatto di tutto perché fosse la sola “a sciogliersi”.

Incontenibile

«Da quel momento, nonostante l’uso di cinque estintori portatili, due del Belvedere e tre messi a disposizione da persone che erano lì, l’auto ha continuato a bruciare e ha poi intaccato le due macchine che erano accanto, sulla destra», rimaste in sosta perché i proprietari non erano nelle immediate vicinanze; è riuscito invece a scappare l’automobilista che aveva la propria auto parcheggiata accanto alla Mercedes, sulla sinistra. L’arrivo dei vigili del fuoco, da Massa e da Carrara – tenuto conto dell’inoppugnabile distanza della location da raggiungere – ha consentito di spegnere completamente il fuoco ma anche di mettere in sicurezza l’area.

Alla fine

Si dice che “le parole a volte siano macigni”. Ebbene, il “rogo” di Ferragosto lo dimostra. È molto dispiaciuto Papa: più che il fumo e le fiamme delle sua Mercedes – i danni provocati saranno coperti dalla sua assicurazione – su di lui ha avuto soprattutto effetto l’irrefrenabile attività di qualche “leone da tastiera”.
 

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