Il Tirreno

La storia

Carrara, Sandra e le donne del 7 luglio: «Il mio cuore era con loro»

Carrara, Sandra e le donne del 7 luglio: «Il mio cuore era con loro»

Moglie del partigiano Violi, quel giorno rimase a casa perché stava allattando

03 agosto 2024
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CARRARA.  Da anni si è ritirata nella sua villa di Montia, ma tantissime carraresi non possono averla dimenticata. La ricorderanno nella sua boutique di via Roma – “Stile” – con la figlia Anussia Violi, la nuora Patrizia Mannucci e le sue commesse: un salotto-gineceo più che un negozio, dove le signore andavano a acquistare abiti di bella fattura. Altri tempi. Vestita con cura, truccata “il giusto”, con i capelli in ordine, era – lo è ancora – una donna dall’eleganza innata. Oggi Sandra D’Antilio in Violi ha 104 anni e con Il Tirreno ricorda la vita precedente all’epoca in cui, con il marito Mario Violi, era una rinomata commerciante della Carrara-bene. Non vacilla la memoria di lei che era la moglie di uno dei partigiani carraresi nascosti alle cave durante i giorni più duri della Resistenza contro il nazi-fascismo, e che è legata indissolubilmente – per amicizia e naturale propensione – alle donne del 7 luglio carrarese.

«Mio marito, il partigiano»

Accoglie Il Tirreno nel giardino della sua casa: ci sono la figlia Anussia e il figlio Bernardo, medico ortopedico molto noto. Indossa orecchini con rubini e ha l’incarnato un po’abbronzato. «Ah, guardate qui – dice – questo è il Certificato al Patriota di mio marito Mario»; è firmato dal Maresciallo comandante supremo alleato di cui non è chiaro leggere il nome (ignorandolo) ma è controfirmato – questo è chiarissimo – dal Capo della Banda, il partigiano Memo. È un elogio al marito «per aver combattuto il nemico sui campi di battaglia», si legge, e lei ne va orgogliosa.

«Furono straordinarie»

Poi cambia discorso: «Le mie donne del 7 luglio del’44 – esclama allargando prima le braccia e poi riportandole al petto – sono state meravigliose». «Si ribellarono all’ordine del Comando tedesco di evacuare la città». È così. È Storia. È loro grata Sandra per il coraggio e la determinazione dimostrata. E le si muove ancora il cuore al pensiero che – quel giorno – non era con loro, in Piazzetta, in piazza delle Erbe. «Il 7 luglio del’44 io ero a casa mia, in via Lunense – dice – mentre mio marito era nascosto in cava. Avevo mia figlia di nove mesi, la allattavo: e così non potevo andare a portare il pane, non potevo andare alle cave, non sono potuta scendere in piazza quel giorno, ma il mio cuore era con loro, con quelle donne», alcune amiche, «come Ilva e Maria Carla Babboni», alcune coetanee. «È colpa tua se sono rimasta a casa», dice alla figlia con un tono di tenero rimprovero.

«Così mi salvai»

«...Però, mamma, devi anche raccontare – interviene la figlia Anussia – che io ti ho anche salvato la vita». «Sì, è vero – ammette – Mancavano pochi giorni all’8 Settembre ed ero andata con mio marito a Ferrara a trovare mio padre, che era un militare della Cavalleria. Quando, di ritorno, si scese dal treno, alla stazione di Carrara c’erano i tedeschi che rastrellavano tutti i viaggiatori. Uno di loro mi arrivò di fronte, mi guardò la pancia, vide che ero incinta, e mi mandò via». Fu un atto di clemenza.

Quei flash

Ha 104 anni Sandra ma ci sono cose che ricorda perfettamente. Da sposata abitava in piazza Alberica e rammenta quel giorno in cui i tedeschi «erano tutti appollaiati sui balconi della piazza – racconta – con i fucili spianati, perché era giunta in città la notizia che nella notte i partigiani sarebbero scesi dalle cave: c’era anche mio marito ai monti». Poi le staffette fecero il loro, i partigiani furono avvertiti e non scesero dai Monti di Carrara. «E poi mi ricordo – dice ancora – che mio marito mi raccontava sempre del “colpo” che volevano fare al Colombarotto: volevano prendere i fascisti, accerchiarli e costringerli a cantare Bandiera Rossa, ma quella volta non ci riuscirono...».

Un grande amore

Sembra che Sandra rilegga i giorni della Resistenza carrarese anche con lo sguardo del marito, scomparso nel 2006. Apre i cassetti dei ricordi. «Quando avevo 13 anni lavoravo come commessa da Fiorino, un bel negozio di scarpe che era in piazza Alberica dove oggi c’è Proposta. Mario invece lavorava come commesso da Ferrari, sotto le Logge. Tutti i giorni mi passava davanti alla vetrina: passa oggi, passa domani – sorride – ci siamo innamorati. Ci sposammo Dai Frati l’11 ottobre del’42 e fu un matrimonio da poveri», che è durato però 64 anni, finché la morte non li ha separati facendo loro sfiorare le Nozze di Platino. «Fu un grande amore sì – conclude – direi piuttosto».l
 

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