Marmettola, per gli imprenditori il sistema regge ancora. E si rispolvera l’idea di portarla a Montignoso
Nonostante lo stop di Venator Italy, Cages continuerà a ritirare il prodotto
CARRARA. Non si rasserena il cielo sopra Scarlino dove ha sede Venator, la multinazionale che produce biossido di titanio impiegando – nel suo ciclo produttivo – marmettola: gli imprenditori apuani non vedono comunque nero. Almeno per ora e grazie a Cages, l’anello che si sta rivelando forte di questa catena. Su un’orizzonte temporale più amplio, invece, è tutta un’altra storia: se non arrivano due nulla osta dalla regione Toscana, altri nodi potrebbero venire al pettine.
La situazione
Dai cassoni dell’apuana Cages, posizionati a bordo di cave e segherie, il rifiuto dell’escavazione e della segagione di pietra parte dalla terra apuana e arriva al polo chimico del Casone di Scarlino dove ha sede Venator Italy: qui Venator lo impiega in processi chimici; la marmettola serve per abbattere la carica acida dei reflui di produzione del biossido di titanio; il processo termina con la produzione di uno “scarto”, i famosi gessi rossi. Per anni fila tutto liscio fino a quando Venator Italy comincia ad avere meno fame di marmettola. Per due ragioni. Primo, da aprile 2022 Venator cerca di produrre meno biossido di titanio per avere meno “scarto”. Perché ci sono problemi per il conferimento dei gessi rossi – “il risultato” del processo chimico in cui viene impiegata la marmettola – nel sito di ripristino ambientale della ex cava di Poggio Speranzona a Montioni di Follonica. Secondo, da settembre è conclamata la crisi a livello mondiale del comparto del biossido di titanio. Comincia uno sfibrante tira-e-molla. Qualche giorno fa Venator ha annunciato che interromperà la produzione a fine giugno (e i 240 dipendenti saranno messi in cassa integrazione straordinaria a zero ore). Come si fa all’ombra delle Apuane?
Qui gli industriali
«Per il momento Cages sta continuando a ritirare la marmettola a tutte le imprese del lapideo – rassicura FabrizioSantucci, presidente della sezione lapideo e escavazione di Confindustria Livorno e Massa-Carrara – Adesso il problema non c’è». E nel caso in cui Venator non riprendesse la produzione a stretto giro (la sindaca di Scarlino Francesca Travison ha parlato di un’ipotesi «di ripresa della produzione, forse, a gennaio 2024»), cosa riserva il futuro? «Si è parlato della discarica di Montignoso – rammenta Santucci – Dovrebbe giungere dalla regione Toscana il cosiddetto Paur, il Provvedimento autorizzatorio unico regionale», per conferire la marmettola, ancora classificata come rifiuto speciale, lì, a Montignoso, nella ex cava Fornace.
Il sindaco
E allora non resta che tastare il polso al primo cittadino di Montignoso. «Se posso dare una mano alle imprese del territorio – dice il sindaco Gianni Lorenzetti – io non mi tiro indietro. Il percorso, però, deve ancora iniziare. Devono verificarsi due condizioni: primo, il Paur deve acclarare che la discarica, attualmente chiusa, può andare avanti nella sua attività; secondo, serve un accordo con i gestori», il sito, infatti, è di status privato. E pensare che quella discarica nacque tra gli Anni ’70 e gli Anni ’80 solo ed esclusivamente per ricevere marmettola (oggi, invece, se quel Paur arrivasse, autorizzerebbe anche altri “codici”, ma il punto non è questo). Il punto è che, nata per la marmettola con un progetto pubblico, la discarica in tutti questi decenni non ha ricevuto un grammo di questo rifiuto. Se il Paur non arrivasse, non resterebbe che attendere un altro nulla osta da Firenze: quello per un sito – in Toscana – dove far approdare i gessi rossi di Venator, questione ancor più complicata.
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