Il Tirreno

Biodigestore del Cermec: i dubbi delle associazioni ambientaliste di Massa-Carrara

di David Chiappuella
Biodigestore del Cermec: i dubbi delle associazioni ambientaliste di Massa-Carrara

Un seminario per fare chiarezza lunedì 20 marzo a Carrara. «È una soluzione veramente sostenibile?»

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Massa-Carrara «Il biodigestore del Cermec Spa è una soluzione veramente sostenibile?». A chiederselo sono le organizzazioni Coordinamento dei comitati e delle associazioni per la depurazione, le bonifiche e la ripubblicizzazione del servizio Idrico, Fridays For Future Massa, Associazione Gruppo di intervento giuridico odv, Cittadini contro la discarica ex Cava Fornace Montignoso, Associazione “La pietra vivente”, Associazione Crisoperla aps, Associazione Italia Nostra Massa e Montignoso, Rete Toscana in movimento, Alleanza beni comuni, Acqua bene comune Pistoia, Osservatorio ambientale Prato. Insieme hanno promosso un seminario che si terra nella Sala di rappresentanza del Comune di Carrara il prossimo 20 marzo dalle 17,30 alle 20. All’evento, che sarà trasmesso in diretta facebook e in piattaforma on line, parteciperanno esperti quali Gianni Tamino, professore emerito di biologia e di fondamenti di diritto ambientale all’Università di Padova e membro del comitato tecnico scientifico dell’associazione internazionale Medici per l’ambiente ed il giurista ambientale avvocato Marco Grondacci. «Coloro che ci amministrano (sindaci di Massa e Carrara in testa, concordemente con la Regione) -sostengono i promotori dell’iniziativa- non hanno pensato a dare alla cittadinanza, la possibilità di informarsi in tempi debiti, se non quando sono stati sollecitati a mezzo stampa e con quesiti specifici formulati a tutte le istituzioni competenti nel settore dei rifiuti”. Gli ambientalisti si riferiscono al progetto da 36 milioni di euro, che la Regione ha deciso di non sottoporre a valutazione di impatto ambientale, per realizzare in area Cermec un mega impianto che tratterà ben 97.500 tonnellate di frazione organica di rifiuti all’anno. «Questo materiale -spiegano- sarà immesso in un biodigestore anaerobico, che in assenza di ossigeno (anaerobiosi) e in presenza di microrganismi produrrà biogas, il quale sarà convertito in biometano e anidride carbonica. Cosa diversa è il compostaggio, che avviene invece in presenza di ossigeno (aerobiosi) per recuperare il compost”. I cittadini si pongono molte domande: la digestione anaerobica può causare rischi ambientali o sanitari per i residenti? Questi grandi impianti sono sicuri? I processi, che vengono definiti di “Economia circolare”, portano davvero al recupero della materia tenendo in equilibrio il bilancio energetico come ci indica l’Unione Europea? «In base alle informazioni avute -affermano gli organizzatori del seminario- temiamo, anche se ovviamente non lo auspichiamo, che questa sia l’ennesima operazione che si ammanta di green, per intercettare incentivi pubblici, da cui la cittadinanza non riceverà nessun beneficio, ma soltanto ulteriori problemi».

David Chiappuella

 

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