«Vieni subito su, mi hanno massacrato»
Parla l’amico che per primo ha soccorso Alberto Franchi
CARRARA. «Alberto mi ha chiamato con un filo di voce, sabato, prima delle otto di sera. Mi ha detto: vieni su, mi hanno massacrato. Solo questo e io sono partito, così com’ero, senza neppure il giubbotto».
Il racconto della rapina a mano armata a casa dell’imprenditore del marmo Alberto Franchi attraverso le parole di uno degli amici che, subito dopo la fuga dei banditi che hanno messo a segno il colpo in via Roccatagliata, si sono precipitati a prestargli soccorso.
Gli amici: abbiamo trovato Alberto a terra, pieno di sangue sul viso. «Lo abbiamo trovato a terra, aveva il volto pieno di sangue- racconta l’amico - la moglie era al piano di sotto. È stata fortissima, ha protetto i due figli che erano in casa, è riuscita a non farli spaventare».
Un racconto drammatico. La scena del dopo rapina vista con gli occhi degli amici che si sono precipitati a casa di Alberto e della sua famiglia non appena sono stati avvertiti di quello che era accaduto.
«È stato terribile, aveva tutti i bozzi in testa, era sconvolto - racconta l’amico che lo ha aiutato per primo - Lo abbiamo accompagnato noi in ospedale dove è stato trattenuto per una notte». Sono ancora molto colpiti gli amici dell’imprenditore rapinato e picchiato sabato sera. Sono glii amici di una vita che ora devono fare i conti con la paura e con un episodio di quelli che si sentono raccontare spesso in tv, e che invece è successo così pericolosamente vicino alle proprie case. Alle proprie sfere di amicizia e frequentazione.
L’appello è uno solo: «C’è bisogno di sicurezza, episodi come questo non si devono ripetere».
«Dovevo chiudermi dentro, ho commesso una leggerezza». I segni di quanto avvenuto in quei 40 minuti di terrore ce li ha ancora sul volto Alberto Franchi nell’intervista pubblicata sul sito de Il Tirreno.
«Me lo ha detto mio figlio: ci sono dei rumori nell’orto. Mi sono affacciato e anch’io ho sentito che c’era qualcuno che parlottava poco distante dall’ingresso . A quel punto avrei dovuto chiudere la porta di casa e chiamare le forze dell’ordine. E invece ho commesso una leggerezza, un errore stupido. Io che raccomando sempre ai miei figli e a mia moglie di chiudersi in casa di non uscire, di rimanere dentro casa, sono andato nel porto e da lì è cominciato il mio incubo. Mi sono saltati addosso e mi hanno portato loro dentro casa». Lo choc è ancora forte ma nel video pubblicato da Il Tirreno l’imprenditore del marmo Alberto Franchi ripercorre, con più particolari, quanto avvenuto nella serata di sabato, quando cinque banditi incappucciati si sono introdotti nella sua abitazione e lo hanno picchiato fino a mandarlo in ospedale.
Da Franchi arriva anche un segnale preciso, di distensione: «I banditi avevano un accento dell’est e so che adesso verranno sentiti come testimoni i dipendenti romeni e albanesi che lavorano per me e che sono persone di cui mi fido ciecamente. È la prassi, quando fai una denuncia ti chiedono subito chi frequenta casa tua, chi vi lavora. Mi dispiace».
Insomma in un momento così difficile da Alberto Franchi un bel pensiero rivolto a chi lavora per lui.
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