Il Tirreno

Ravaneto a rischio chiusa una cava sopra Casette

di Melania Carnevali
Ravaneto a rischio chiusa una cava sopra Casette

È la terza attività sospesa a Massa in un mese Berti: per evitare disastri servono piani di bacino

14 maggio 2016
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MASSA. Ha violato le prescrizioni dell’Asl, andando a scavare marmo in una parte di bacino in cui non aveva l’autorizzazione, mettendo di fatto a rischio la sicurezza del paese a valle della cava, Casette. Per questo la cava Lavagnina, della Lavagnina Srl, è stata chiusa: l’attività estrattiva è stata interrotta fino a quando non verrà ripristinata la sicurezza in quel fronte di cava.

Tutto parte da un controllo di routine dell’Asl. «Sono sopralluoghi ordinari, che facciamo per verificare che le normative di sicurezza in cava vengano rispettate», spiega l’ingegner Maura Pellegri, responsabile del settore Sicurezza nei luoghi di lavoro dell’Asl, che poi chiarisce: «Nel caso specifico di cava Lavagnina, c’era un provvedimento di qualche anno fa che vietava, per motivi di sicurezza, di scavare nella parte che dà sul paese». In quella parte di cava infatti c’è un ravaneto, ossia un deposito di detriti del marmo, piazzato proprio sopra le case di Casette. «Durante l’ultimo sopralluogo - continua la Pellegri - abbia verificato che l’attività estrattiva si era allungata anche nella parte vietata dal provvedimento. Così abbiamo inviato la comunicazione al Comune». E il Comune, dopo un sopralluogo con il responsabile per la Protezione civile, Fernando Della Pina, e il comandante dei vigili urbani, Santo Tavella, ha ordinato la sospensione dell’attività.

È questa la terza cava in poche settimane che viene chiusa a Massa. Le altre due son: cava Romana Rava e cava Valsora Palazzolo, la prima situata a Forno, l’altra all’interno del geoparco Unesco delle Alpi Apuane. In entrambi i casi l’attività è stata interrotta perché i concessionari estraevano marmo in zone in cui non avevano l’autorizzazione.

Simile al caso Lavagnina, nel quale però c’è l’aggravante del fattore sicurezza: è un prescrizione di Asl, quella ad essere stata disattesa. L’attività, come detto, è adesso sospesa in attesa di capire come mettere in sicurezza la zona. Un’opzione al vaglio degli uffici tecnici è quella di rimuovere il ravaneto stesso. Ma sono in corso accertamenti per verificare che questa sia effettivamente la soluzione (e che invece non aumenti il rischio per Casette).

«La situazione rimane congelata - fa sapere il vicesindaco di Massa e assessore all’ambiente, Uilian Berti - fino a quando non capiremo come rimuovere il pericolo. Sia chiaro che per l’amministrazione la sicurezza è un priorità. Ci interessano chiaramente anche le infrazioni ambientali e finanziarie, ma la vita delle persone supera tutto». Il giro di vite sui controlli, da parte del Comune, è partito da tempo. Ma sarà con i piani di bacino (quelli voluti della legge regionale), secondo Berti, «che si potrà veramente mettere in sicurezza le cave. Adesso - continua - ogni cava ha il proprio piano di coltivazione che non tiene minimamente conto di cosa fa la cava accanto».

E così succede che tra una cava e l’altra, sulle Apuane, ci siano buchi, ravaneti, strade interrotte da miniere che si allungano all’infinito. «Così la sicurezza non può essere garantita - continua Berti - Con i piani di bacino sì».

A Massa ci sono 17 cave distribuite in 5 bacini. Con la nuova legge regionale, ogni piano di coltivazione dovrà “armonizzarsi” con tutti gli altri ricadenti in ciascun bacino. Il Comune ha tempo fino ad aprile del 2016 per presentarli e l’iter sembra a buon punto.

È in fase di chiusura lo studio realizzato dall’Università di Siena sulle cave apuane (settimana prossima il vicesindaco incontrerà i ricercatori, ndr): uno studio approfondito sulle attività estrattive delle pietre ornamentali, attraverso ricerche in ambito topografico, geologico e strutturale, sulla base del quale verrà realizzato sia il regolamento degli agri-marmiferi sia i piani di bacino. Quest’ultimi poi saranno la colonna vertebrale dei futuri piani di coltivazione di ogni singola cava. «Io - chiosa Berti - sono per garantire anzitutto la vita. Se questa non viene garantita, la cava chiude. La sicurezza, la vita. Poi si può ragionare su tutto il resto, ma prima la sicurezza delle persone».

@MelaniaCarneval

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