Ci sono i tre primi indagati
Il procuratore Giubilaro: «Poco personale: non si può morire di lavoro»
MASSA. Tre persone iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. E il sequestro della cava Antonioli, dove sono morti Federico Benedetti di 46 anni e Roberto Ricci Antonioli di 55 anni. La procura sta procedendo rapidamente per appurare di chi sono le responsabilità dell’incidente avvenuto giovedì pomeriggio sulle Apuane. Stamani verrà effettuato l’esame sui due corpi recuperati sotto la frana, mentre ieri mattina sono stati acquisiti una buona parte dei documenti che si trovavano negli uffici della società dove erano impiegate le vittime. Il procuratore capo Aldo Giubilaro e il sostituto Alessia Iacopini, invece, attenderanno l’esito dell’esame autoptico (probabilmente ci sarà soltanto un’analisi esterna dei corpi anche se il medico legale Emanuela Gamba deciderà all’ultimo momento) prima di decidere quali consulenti nominare per accertare le cause del crollo. Anche perché al momento le loro attenzioni sono concentrate sul mancato rispetto delle norme sulla sicurezza. Come ha tenuto a precisare lo stesso Giubilaro: «Non mi sento di dire che ci siano condizioni di sicurezza accettabili all'interno delle cave di Massa-Carrara; chi ha l'obbligo di mettere in atto le normative antinfortunistiche e rispettare le regole per la sicurezza dei lavoratori non lo fa; e chi dovrebbe controllare che ciò accada non è nelle condizioni per farlo». E il magistrato è andato anche più in là:«È impossibile che nessuno si accorga che i bacini apuani sono unici, più ampi, più complessi, con un tipo di attività più intensa e più pericolosa rispetto ad altre cave: abbiamo per questo bisogno di potenziare i controlli, magari creando un organismo, tra procura, forestale, vigili del fuoco e Asl che si occupi esclusivamente del mondo cave. Non si può morire di lavoro». Ma il procuratore capo parla anche di numeri non consoni di chi tutti i giorni timbra il cartellino e si mette a maneggiare il marmo: «A livello quantitativo il personale non è adeguato, mentre a livello qualitativo sì perché gli operai sono preparati. Sono in pochi, però. Questo non so se pregiudica la sicurezza, lo appureremo, ma certamente le condizioni di lavoro non sono ottimali». E a proposito di condizioni di lavoro il sostituto Iacopini e il maresciallo dei carabinieri Antonio Mundo stanno cercando di acquisire elementi per stabilire con esattezza quello che è avvenuto giovedì dopo le 13 alla cava Antonioli. I tre operai che stavano operando sul versante stavano operando secondo la normativa infortunistica? Oppure sono state violate le prescrizioni. E da chi? Per adesso sono tre gli indagati (il titolare della cava, il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezzala procura ha deciso di non rivelarli), ma si tratta di un primo atto per consentire ai loro legali di partecipare all’esame autoptico che verrà effettuato oggi all’ospedale Versilia.
Intanto cominciano a delinearsi alcuni scenari, mentre altri vengono ritenuti meno probabili. Come ad esempio la voce - che però agli inquirenti non risulta allo stato delle cose - che vuole che i tre cavatori fossero intenti a mettere in sicurezza il versante che poi è crollato. Si sapeva, insomma, che era una zona a rischio e per questo non si stavano eseguendo lavorazioni, ma spostando dei macchinari per metterli in salvo. Giubilaro su questo aspetto è stato chiaro, però: «Non è una voce che è arrivata ai nostri uffici. Ma anche se fosse dal nostro punto di vista cambia poco: estrazione o messa in sicurezza doveva essere rispettata la normativa antinfortunistica. Se non è stato fatto ci sono dei responsabili e a loro contesteremo il reato di omicidio colposo».
Poi il procuratore capo abbandona il caso specifico accaduto nella cava Antonioli e sposta il discorso sul mondo del marmo: «Di quelle che abbiamo controllato finora, poco meno di una trentina, nessuna era in regola. Non osservavano le norme sulla sicurezza. Su tutte le altre - complessivamente nella provincia apuana le cave sono 120 - non posso dire nulla perché non ce ne siamo occupati. Ma mi bastano i dati in mio possesso per avere un campione di quello che è un fenomeno decisamente preoccupante. E gli incidenti che si registrano sono lì a farcelo capire».
Stamani le autopsie, dopo i funerali e il lutto potrebbero essere nominati i periti.
Danilo D’Anna