Lucchese, vince la tecnica
Prima Bianchimano e poi l’eurogol di Mastalli indirizzano la gara sul binario rossonero. Maraia cambia ancora modulo e si affida al 4-3-3 mettendosi a specchio con il Rimini
LUCCA. Ci vuole un nuovo cambio di modulo – dal 3-5-2 di inizio stagione al 4-4-2 sino al 4-3-3 che si rivela vincente – e due giocate di classe dei singoli per aver ragione di un Rimini deludente nonostante una squadra ben costruita e che si poggia sul tridente offensivo Santini-Vano-Sereni, apparso decisamente in ombra e annichilito dalla retroguardia dove Tiritiello giganteggia. Peccato per quel rigore – il quarto in cinque partite (oggettivamente troppi) – che deve far riflettere perché in 450 minuti di campionato (più recupero) non si può ogni volta uscire dal rettangolo di gioco con una rete al passivo. Ci sono elementi che non hanno ancora raggiunto la condizione ottimale (Di Quinzio) e altri (Mastalli) che progressivamente stanno entrando nei meccanismi della squadra.
La vittoria della tecnica Tre punti meritati e mai messi in discussione in una sfida che al Porta Elisa, come vuole la tradizione, vede la Lucchese trionfare 14 volte su 18 con il Rimini. Una vittoria della qualità e della tecnica sull’agonismo. Perché le due reti su cui è vissuta la sfida sono entrambe di pregevole fattura e realizzate da calciatori di categoria superiore in grado di controllare la sfera in un campo di patate più che in un campo di calcio pieno di buche e con il pallone soggetto a strani e insoliti rimbalzi. Al 21’ pt Bianchimano, dopo aver approfittato di un errore in disimpegno di Gigli, tiene il pallone basso e con una rasoiata rasoterra lo piazza nell’angolo più lontano a quello dell’ottimo Zaccagno. E che dire della rete di Mastalli, figlio d’arte, che emula Maicon nel derby con il Milan del 6 maggio 2012 e con una conclusione potente e precisa da 25 metri che s’infila all’incrocio dei pali dove neanche Superman può arrivare? Quella rete vale da sola il prezzo del biglietto perché al Porta Elisa un gol così non si vedeva da 20 anni. Ed è mancato un amen per completare l’opera dei «tenori rossoneri» quando Di Quinzio, su punizione dal limite, mostra ai pochi e infreddoliti spettatori come si batte un calcio piazzato dal limite. La sua conclusione secca e precisa scavalca la barriera e costringe l’estremo biancorosso a una deviazione d’istinto per evitare un’altra umiliazione alla formazione romagnola.
Il nuovo modulo La partita si chiude sul secondo gol rossonero allo scadere della prima frazione. Perché il Rimini, reduce da una vittoria esterna con la favorita Virtus Entella e un secco 3-0 in casa con l’Olbia, non si aspetta di vedere la Lucchese schierarsi a specchio con il 4-3-3. Maraia infatti, contando sulla maggiore qualità tecnica dei suoi, mette quattro difensori con Tiritiello e Benassai centrali, Quirini a destra e Visconti a sinistra (il ragazzo torna nel suo ruolo originario) e piazza in mezzo al campo Mastalli e il generoso Tumbarello a protezione di Di Quinzio, che gioca insolitamente centromediano davanti alla difesa visto che non ha ancora lo smalto necessario per fare il trequartista o l’esterno sinistro. Davanti ai lati di Bianchimano ecco lo stantuffo Bruzzaniti a destra (preferito al più vivace, ma meno avvezzo alla fase difensiva, Rizzo Pinna) e la seconda punta Semprini che, sacrificandosi molto per la squadra, perde lucidità in fase realizzativa. Di fronte a quello schieramento le certezze di mister Gaburro si sgretolano. Si attende una difesa a tre dei padroni di casa per cercare nell’uno contro uno di vincere i duelli individuali e portare le sue bocche da fuoco in zona tiro. Invece Sereni non si vede mai (meglio Gabbianelli nella ripresa), Santini prova senza, troppa fortuna, a inserirsi tra Benassai e Visconti e Vano – impreciso e nervoso e che dopo il giallo all’inizio meriterebbe il cartellino rosso per una gomitata in faccia al suo diretto marcatore – perde tutti i duelli con il gladiatore Tiritiello. Così dopo il gol di rapina di Bianchimano, il Rimini (in un’insolita casacca celeste) si è sfalda. La manovra, guidata da Pasa, risulta lenta e prevedibile e la Lucchese attende e riparte facendo male agli ospiti. La perla del raddoppio a fine prima frazione rappresenta una mazzata per i romagnoli. I cambi nella ripresa – gli innesti di Gabbianelli e Tanasa – servono a Gaburro per alzare il baricentro e scaldare le mani a Cucchietti . Quando l’arbitro assegna i cinque minuti canonici, legati alla girandola dei cambi, ecco che una percussione ospite porta il neo entrato Romero a colpire la sfera con un braccio. Rigore ineccepibile che l’ex Santini realizza . Ma nei tre minuti che restano non accade più nulla e Tiritiello e soci festeggiano la seconda vittoria interna. Adesso occorre dare continuità ai risultati e cercare di trovare la quadra sul modulo e sugli interpreti.