Commercio a Lucca, stop a bar e ristoranti in piazza Napoleone e San Michele – Lo studio: cosa è cambiato in 12 anni
Né aperture né trasferimenti: la zona rossa si estende anche a tutta Fillungo. L’assessora Granucci: «Lucca deve rimanere autentica, riconoscibile A guidare l’offerta siano la qualità e la tradizione»
LUCCA. Giro di vite sulle aperture di bar, ristoranti e negozi di souvenir. Piazza Napoleone, piazza San Michele e tutta via Fillungo entrano nella cosiddetta “zona rossa”, che già comprendeva corso Garibaldi, piazza Anfiteatro, piazza Santa Maria, porta dei Borghi e piazza San Francesco. In tutte queste aree non potranno aprire nuovi locali di somministrazione – bar, ristoranti, gelaterie, kebab e fast food –. Contestualmente, la delibera introduce il divieto di apertura di nuovi negozi di souvenir su tutto il centro storico, limitando la vendita di tali oggetti alla sola produzione artigianale comprovata. L’obiettivo dichiarato di questa delibera è frenare l’omologazione commerciale, proteggere le attività tradizionali e storiche e sostenere il commercio di qualità, tutelando l’identità di una città che sul commercio ha costruito le proprie fortune.
I dati
Un giro di boa che arriva dopo anni di trasformazione profonda del tessuto economico e commerciale. Dal 2012 la città di Lucca ha perso 229 negozi al dettaglio, in compenso ha guadagnato 57 ristoranti e 49 attività legate all’alloggio e all’attività ricettiva. Un cambiamento, quello avvenuto in questi anni, dettato dal crescente business del turismo. I numeri parlano: nel 1991 gli arrivi in città erano 70.772, nel 2001 160.203 e nel 2011 241.540. Nel 2024 siamo arrivati a 385.595. L’asse economico si è spostato dal commercio tradizionale all’accoglienza, accompagnato da un aumento degli arrivi turistici – quasi triplicati dagli anni ’90 al 2024 – con effetti evidenti sul tessuto urbano. Aggiungiamoci lo shopping online, il caro-bollette e gli affitti elevati. Così, mentre i negozi storici chiudono o si spostano fuori le Mura, in centro aumentano focaccerie e locali take-away.
Il percorso
L’estensione della zona rossa è l’ultimo passo di un cammino di tutela iniziato anni fa. Nel 2017 arrivò la prima moratoria con il blocco delle licenze, mentre nel 2018 – sempre l’amministrazione Tambellini – mise argini alle nuove aperture nelle aree più congestionate. Nel 2022 la giunta Pardini, basandosi su uno studio di Imt, rafforzò e rese permanente la misura con l’istituzione di una prima zona rossa che includeva corso Garibaldi, porta dei Borghi, Santa Maria, San Francesco e Anfiteatro.
L’estensione
Oggi la mappa si allarga e ingloba il cuore della città. La nuova zona rossa, scrive palazzo Orsetti, intende tutelare autenticità, patrimonio e residenza, impedendo che Fillungo e San Michele diventino un corridoio uniforme di cibo veloce e bigiotteria turistica. A testimoniare rischi e fragilità la velocità con cui cambiano destinazione i fondi commerciali: aperture, chiusure, traslochi, spesso dettati da margini di guadagno sempre più sottili. Condizioni che rendono difficile andare avanti per attività storiche. È il caso dell’agenzia di viaggi Angelini, in piazza San Michele, aperta nel 1929 e chiusa questa estate, o dell’edicola Lorenzini in Fillungo che ha cessato l’attività a inizio anno. Entrambe sono state sostituite da attività di somministrazione. Cosa che oggi, con l’estensione della zona rossa, non potrebbe più avvenire.
Tutela identità
«Questo è il nostro regalo di Natale alla città – spiega Paola Granucci, assessora al Commercio –. Con l’estensione della zona rossa e con il divieto dei nuovi souvenir compiamo un nuovo fondamentale passo per tutelare e valorizzare l’identità della città. Quanto avvenuto nei fondi dell’agenzia Angelini o dell’edicola Lorenzini oggi non potrebbe accadere. Nel 2022, all’epoca del primo provvedimento, ci basammo sullo studio di Imt e sia piazza Napoleone che San Michele, non erano così sature di locali. In tre anni la situazione è cambiata e occorre intervenire. Lucca deve rimanere un luogo autentico e riconoscibile, dove a guidare l’offerta commerciale siano la qualità, la tradizione, il lavoro artigianale e le competenze che rendono storicamente unico il nostro territorio. Non vogliamo un centro storico appiattito e indistinto». Il Comune non si limita ai divieti, ma introduce misure di accompagnamento: sostegno a botteghe e attività storiche, promozione dell’artigianato vero, incentivi per insediamenti coerenti con l’identità lucchese.
