Picchiato a 12 anni dalla gang di bulli: il gesto (speciale) dei compagni di squadra e le parole della mamma
La madre del giovanissimo: «Dai genitori degli aggressori neanche una telefonata per chiedere come sta, né per scusarsi. Ora è tardi»
LUCCA. «Come sta mio figlio? Male. Ha sei fratture al volto che gli procurano dolore ogni volta che tenta di parlare. Ha 30 giorni di prognosi, non può andare a scuola e giocare a calcio, la sua grande passione. Ma più che il dolore è la rabbia a farlo star male. Anche perché a distanza di una settimana nessuno dei responsabili, né delle famiglie, si è fatto sentire».
Le parole della madre
A parlare è la madre del ragazzo di 12 anni (di cui non facciamo il nome in quanto minorenne, ndr) che martedì scorso, 4 novembre, è stato selvaggiamente picchiato da altri ragazzi che frequentano la sua stessa scuola, la media Leonardo da Vinci di San Concordio.
«Il martedì mio figlio rientra da scuola verso le 17,30 – racconta la donna –. I tre aggressori, due di 11 anni e uno di 13, lo hanno aspettato vicino alla fermata del bus e lì lo hanno assalito con calci e pugni al volto. Non vedendolo tornare, ho cominciato a chiamarlo al telefono, ma non rispondeva. Il padre di uno degli aggressori, che abita nel nostro stesso quartiere, si è reso conto di cosa stava accadendo, è uscito urlando ai tre di fermarsi e si è scusato. A quel punto sono stati avvertiti anche gli altri due genitori: uno si è offerto di portare tutti a mangiare da McDonald’s, come se non fosse successo niente, mentre il terzo ha detto che non c’era bisogno che portassi mio figlio in ospedale. Da quel momento, niente: neanche una telefonata per chiedere come sta, né per scusarsi. Ora è tardi».
Il precedente
Il 12enne non è la prima vittima del gruppetto: «Prima dei Comics, un altro ragazzo di 11 anni è stato picchiato dagli stessi ragazzi. Anche lui è finito in ospedale, ma non credo che i genitori abbiano sporto denuncia». Viene da chiedersi se ci sia un nesso tra i due episodi: «Il mio ragazzo aveva chiesto spiegazioni sul perché di quella aggressione e la cosa non è piaciuta ai responsabili. B
asti pensare che dopo aver aggredito mio figlio, hanno mandato messaggi di minaccia ad altri tre studenti: “Ora tocca a voi”». La scuola fino è rimasta in silenzio, ma – si spera – non con le mani in mano: «Ho avuto un incontro con preside e vicepreside, sono stati molto gentili. Dicono che faranno il possibile. Me lo auguro. A quanto so, uno dei ragazzi è già stato iscritto dai genitori in un’altra scuola».
Il gesto
La parte migliore e più bella di questa brutta storia è rappresentata dagli amici del 12enne: «Sono fantastici – dice la madre –, sia i compagni di scuola sia quelli della squadra di calcio, lo sommergono di messaggi di affetto. Qualcuno viene anche a trovarlo a casa. Lo aspettano e cercano di non farlo sentire solo». La squadra di calcio della Versilia, in cui il ragazzo gioca, durante l’ultima partita ha esposto uno striscione e i ragazzi hanno indossato delle magliette per dire no alla violenza.
La società ha pubblicato un messaggio su Facebook: «Un brutto episodio di violenza giovanile ha coinvolto il nostro giovane tesserato. La società e i suoi compagni di squadra gli sono vicini con affetto e solidarietà, condannando con forza ogni forma di violenza. Lo sport deve unire, non dividere. Deve insegnare rispetto, amicizia e inclusione».
