Comunicato sindacale
Apprendiamo con stupore della pubblicazione sull’edizione di oggi de Il Tirreno (13 novembre), dell’appello per il “diritto dei cittadini ad una informazione libera”. Una campagna nazionale promossa dalla Fieg e rivolta al governo, alle Regioni, alle Province e ai Comuni a considerare il settore dell’informazione prioritario e necessario di aiuti economici pubblici per aiutare le aziende editoriali ad affrontare la grave crisi che da anni caratterizza il comparto. Un appello legittimo e in gran parte condivisibile (a fronte del quale occorre ricordare che nell’ultimo decennio gli editori hanno usufruito di oltre 240 milioni di euro di soldi pubblici), ma appare quantomeno paradossale che il nostro giornale venga usato come cassa di risonanza di una rivendicazione che punta ad ottenere sostegni economici “per una maggiore coesione sociale e partecipazione civica, per un’informazione attendibile e radicata nei territori” e contro “la progressiva desertificazione informativa”. Un appello sottoscritto e promulgato anche da un’impresa editoriale, Sae Toscana e Gruppo Sae, che ha fatto dei tagli la sua principale politica aziendale. Ricordiamo che Il Tirreno è - con grande sacrificio dei suoi lavoratori - in regime di cassa integrazione da ormai quasi cinque anni, accede sistematicamente a stati di crisi.
Negli scorsi mesi ha ottenuto circa 900mila euro come contributo per le copie vendute (carta e web) riferiti al 2023, oltre a sgravi di varia natura (a partire da quelli per l’acquisto della carta). L’apporto di sostegni pubblici, quindi, non è mai mancato a fronte, però, di mancati investimenti e di veri piani di rilancio. Appare inoltre incredibile un appello dalle pagine del nostro giornale per “un’informazione radicata nei territori” a fronte di un continuo – paventato o attuato - arretramento dai territori (anche da quelli “storici”).
Un appello, quello della Fieg, che dovrebbe far riflettore gli editori de Il Tirreno: non basta bussare alle porte (e alle casse) delle istituzioni, ma per un vero rilancio occorre mettere in campo investimenti reali e una visione industriale di lunga durata che tenga conto delle trasformazioni tecnologiche e della società, del radicamento sui territori (a partire dalle aree decentrate), della dignità dei lavoratori, della valorizzazione delle professionalità e del ruolo di una testata che in quasi 150 anni di storia ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per la Toscana, partendo sempre e comunque dal rispetto rigoroso e convinto del contratto di lavoro, degli accordi sindacali e del personale tutto.
Il comitato di redazione del Tirreno