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Ok alla variante per la Manifattura di Lucca, la giunta: «Così vogliamo attrarre investimenti»

di Valentina Landucci
Ok alla variante per la Manifattura di Lucca, la giunta: «Così vogliamo attrarre investimenti»

Ridefinite le aree, il recupero non richiederà più l’adozione di un piano attuativo. Ma sulle nuove procedure è scontro. Il Pd: «A rischio la gestione unitaria»

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LUCCA. Una variante finalizzata a semplificare e mettere al pulito le procedure: il cosa fare e come, insomma. Per riuscire a dare gambe al “padre” – passateci l’espressione – di tutti gli interventi strategici all’interno delle Mura cittadine: la rinascita dell’ex Manifattura Tabacchi. Con questa premessa lunedì il consiglio comunale di Lucca ha discusso e approvato la variante che riguarda l’area tramite la quale l’amministrazione comunale guidata da Mario Pardini modifica parzialmente le procedure e la sostanza dell’impostazione degli strumenti urbanistici. Non uno stravolgimento ma il seguito delle scelte adottate attraverso il piano operativo comunale – come ribadito a più riprese dall’amministrazione comunale e dalla maggioranza – anche se, sul piano politico, le novità non mancano. Intanto si conferma che la porzione restate dell’area Sud-Ovest dell’ex Manifattura non sarà alienata ma data in concessione per 50 anni a chi la trasformerà nel polo di formazione e produzione musicale ipotizzato dal Comune. Inoltre la trasformazione potrà avvenire non tramite piano attuativo, come precedentemente previsto, ma tramite procedure tecniche più agili, in linea con le previsioni della norma tecnica di attuazione contenuta in variante. E su queste scelte politiche è già battaglia tra maggioranza e opposizione.

La variante

A raccontare in cosa consiste il provvedimento in consiglio comunale è stato, in primis, il sindaco. «Se si parla di Manifattura si parla di una visione strategica di città. E se si ha una visione di città bisogna avere anche gli strumenti per metterla a terra». Con questa variante «non ripianifichiamo l’area ma riallineamo gli strumenti al piano operativo comunale» precisa Pardini che elenca le cinque diverse porzioni nelle quali è suddivisa la manifattura: l’area Nord ex Piuss rispetto alla quale «stiamo gestendo la situazione di impasse dovuta ai due fallimenti delle ditte coinvolte», l’area del parcheggio, l’abitazione presente all’interno della Cittadella, quella a Sud-Ovest già alienata (ed acquistata dalla società Good City) e la restante porzione della zona Sud-Ovest (14mila metri quadrati, ndr) per la quale, dato atto della volontà del Comune di non andare a vendere, si definiscono le procedure per gli interventi allo scopo «di attrarre investimenti – aggiungere il sindaco – senza aggiungere nessuna nuova edificazione». Pardini difende la scelta di voler aprire la Manifattura alla città con la valorizzazione degli spazi aperti, le piazze. «Questa variante – conclude – ci permetterà di affrontare tutti i futuri sviluppi con un linguaggio unico, quello del piano operativo, che ci permetta di andare ad operare in maniera più efficace e snella». Sugli aspetti più tecnici è intervenuto il consigliere comunale, con delega specifica alle questioni relative alla Manifattura, Elvio Cecchini, che ha richiamato, in aula, le scelte operate dalla precedente amministrazione e mai portate a termine: il piano, per intenderci, pensato da Coima con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca in base al quale era stata previsto l’elaborazione di un piano attuativo sulla base di un progetto «di cui inizialmente non si sapeva nulla – spiega – e che poi si è rilevato in contrasto con il pubblico interesse. L’intento di questa amministrazione – prosegue – non è vendere, ma proseguire il progetto ex Piuss per la parte Nord con le sue destinazioni e per la parte Sud-Ovest realizzare un centro di produzione e formazione musicale con tutte attività collaterali e complementari lasciando l’area di proprietà pubblica ma in concessione. Dunque lo strumento del piano attuativo risulta ad oggi inutile e anche dannoso perché chiamava al tavolo nella fase di contrattazione i soggetti inseriti nel perimetro del piano attuativo stesso: un percorso farraginoso».

Il dibattito

Una operazione che ha sollevato le critiche e le perplessità nelle file dell’opposizione. A cominciare da quelle di Giovanni Giannini (Pd): «Premesso che trovo interessante e coraggiosa la decisione di non alienare la restante parte Sud della Manifattura, anche se parliamo di una concessione della durata di 50 anni – ha sottolineato – ritengo che il restauro richieda investimenti notevoli, superiori anche a quelli messi in conto col precedente progetto. Investimenti che richiederanno programmi di ritorno economico significativi». La preoccupazione è che l’operazione del Comune non assicuri «un omogeneo recupero dell’area» sulla base di una strategia che, ribadisce a più riprese Giannini, è difforme dagli annunci fatti in passato dall’attuale maggioranza orientati, tra le altre cose, all’utilizzo di quelle aree come principale bacino per la sosta i centro. «Perché invece non utilizzare l’area per abitazioni per giovani coppie a canone concordato? – la proposta – Dove è finito l’obiettivo della tutela del commercio e della realizzazione di attrattive turistico culturali come il Museo del sigaro? Come si svolgeranno, a fronte della diversa procedura prevista, i momenti di confronto pubblico sulle scelte dell’amministrazione?». Sulla stessa linea il capogruppo del Pd, Vincenzo Alfarano: «Avete definito inutile un piano attuativo – afferma – quindi vuol dire che privato non deve più dialogare con l’amministrazione, questa è la vera novità politica di questa variante adottata. Nel nome della semplificazione si decide per una regia pubblica più leggera sugli interventi che si faranno. Oggi torniamo indietro (rispetto alla previsione del piano attuativo, ndr): è una precisa scelta politica per spianare la strada a un intervento di un certo tipo sulla base di semplici autorizzazioni senza salvaguardia per una gestione unitaria». 
 

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