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Peste suina, primo caso ufficiale in Garfagnana

Arrivata la conferma dell'Asl
Arrivata la conferma dell'Asl

La conferma arriva dall’Asl dopo le analisi su una carcassa di cinghiale: scattate le contromisure per proteggere gli allevamenti dal contagio

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PIAZZA AL SERCHIO. L’allarme era arrivato nei giorni scorsi, adesso, dopo il ritrovamento della carcassa di un animale morto e le analisi dell’Asl, c’è la conferma e l’avvio delle necessarie contromisure per contenere il contagio da pestesuina africana.

L’Asl Toscana nord ovest ha analizzato i resti di un cinghiale trovato morto a Piazza al Serchio nel pomeriggio di venerdì 3 ottobre. La causa della morte è una infezione da peste suina africana. «Verranno quindi attivate in Garfagnana alcune strategie di contenimento della Psa – fa sapere l’azienda sanitaria – che sono diverse e, a causa delle caratteristiche della malattia (altissima resistenza nell’ambiente, contagiosità e letalità per gli animali colpiti), devono essere necessariamente sviluppate in maniera sinergica per avere successo».

Le contromisure

In particolare si tratta di attuare «stringenti misure di biosicurezza per gli allevamenti suini, l’abbattimento di suidi selvatici, la limitazione delle attività venatorie nei territori in restrizione, la creazione di barriere fisiche per rallentare la diffusione della malattia in ambiente selvatico».

Queste misure di contenimento, previste dalla normativa vigente, saranno quindi attuate in Garfagnana – così come già fatto in Lunigiana – con il coordinamento della Regione e della Struttura commissariale del Ministero della Salute e grazie alla collaborazione del Servizio veterinario dell’Azienda Usl Toscana nord ovest, della polizia provinciale di Massa-Carrara, dell’Atc-Ms13, del mondo venatorio e delle associazioni agricole.

Di cosa parliamo

«La peste suina africana è una malattia su base virale, altamente contagiosa e letale, che colpisce esclusivamente i suidi (quindi, in Italia, maiale e cinghiale) – spiega l’azienda – Essa rappresenta una grave minaccia per l’allevamento suinicolo mondiale, in quanto causa gravissime perdite economiche. Per questo motivo, la normativa comunitaria la classifica come malattia che necessita di eradicazione immediata dall’Unione Europea. Dal mese di gennaio 2022 la malattia è presente in Italia e a luglio 2024 è stato confermato il primo focolaio in un cinghiale selvatico in regione Toscana, nel comune di Zeri (Lunigiana). Nel corso di un anno, nonostante gli sforzi messi in atto per contenere la malattia, il suo areale si è diffuso e le zone di restrizione imposte dall’Unione Europea (che impongono, appunto, misure restrittive di varia natura per limitare il più possibile la sua ulteriore diffusione) coinvolgono attualmente la totalità del territorio della Lunigiana, oltre a Carrara e, adesso, la Garfagnana.

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