Lucca, brilla il Volto Santo restaurato: che sia un segnale di speranza
L'opera d'arte religioso ritorna visibile al pubblico in occasione della Santa Croce
LUCCA. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Quelli del Christus Triumphans, colui che trionfa sulla morte e sul male, non potevano che tornare a brillare. Prima erano offuscati, oggi risplendono di nuovo. L’opera che più di ogni altra rappresenta Lucca torna viva, capace di incantare i visitatori e illuminare i fedeli, come aveva fatto alle origini, nel Medioevo.
È un ritorno alla volontà del suo artista, che nel IX secolo realizzò un capolavoro di fede e di civiltà, simbolo di un’intera comunità: il Volto Santo. È infatti terminato il restauro del monumentale crocifisso ligneo policromo della Cattedrale di San Martino, datato al IX secolo e considerato il meglio conservato tra i più antichi d’Occidente. Da domani, in occasione della Luminara di Santa Croce, lucchesi e visitatori potranno ammirarlo nella Cattedrale, dove resterà esposto fino all’estate 2026 all’interno del cantiere di restauro, prima di essere ricollocato nel tempietto marmoreo di Matteo Civitali, anch’esso oggetto di intervento. La cerimonia di restituzione sarà accompagnata dalla preghiera e dalla benedizione dell’arcivescovo Paolo Giulietti. L’intervento, durato oltre tre anni, è stato diretto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza, promosso dall’Ente Chiesa Cattedrale e interamente finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
«L’obiettivo non era soltanto estetico – ha spiegato Emanuela Daffra, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure – la scultura presentava sporco accumulato, sollevamenti della pellicola pittorica e cadute di colore che rendevano urgente un restauro. Dopo numerosi test, la pulitura ha eliminato ridipinture nere e brune, restituendo leggibilità e luminosità all’opera». Sotto la cromia scura applicata a partire dal XVII secolo sono riemersi il blu intenso della veste in lapislazzuli, le dorature dei bordi, i capelli e la barba giallo-bruni, oltre a raffinate decorazioni in foglia d’oro. Anche la croce coeva ha rivelato tracce di antiche policromie e un prezioso “alfa e omega” dorato su fondo azzurro. Straordinario il recupero del grande nimbo argenteo e dorato, ornato da 384 gemme verdi e rosse, tornato a brillare dopo la rimozione dello strato scuro che lo copriva. Gli occhi, realizzati con pasta vitrea ottenuta rifondendo vetri romani, hanno riacquistato la loro espressività grazie alla rimozione delle ridipinture ottocentesche. Sulla cintura in seta rossa sono riemersi resti delle frange originarie e tracce del pregiato color “paonazzo” medievale.
«Le analisi scientifiche, dal Carbonio 14 alla dendrocronologia, hanno confermato la datazione al IX secolo, inserendo il Volto Santo nella fioritura artistica carolingia» ha spiegato Annamaria Giusti, consulente storico-artistica. Si tratta così di una delle tre sculture lignee superstiti al mondo di quell’epoca. Tra le scelte più importanti c’è stata quella di separare il Cristo dalla Croce. Questo ha permesso di realizzare una struttura di sostegno in metallo per la croce e una interna al Cristo, affinché l’opera possa guardare al futuro e sopravvivere per altrettanti anni.
Senza il Volto Santo, Lucca non era completa. Alla Cattedrale di San Martino mancava il suo cuore, e alla festa di Santa Croce lo scopo del pellegrinaggio che ricorda lo spostamento miracoloso dalla Basilica di San Frediano al Duomo. Quest’anno, con la fine del restauro, il Volto Santo non sarà ornato dei gioielli e della corona che tradizionalmente lo impreziosiscono la sera del 13 settembre: i fedeli potranno così ammirarlo nella sua nuova veste, la stessa con cui fu concepito e tramandato nelle antiche iconografie. l