Lucca, l’Asl condannata a rimborsare 27mila euro per un intervento salvavita fatto nel privato
Il giudice: "Comprensibile la scelta del paziente di non fidarsi dopo due operazioni non riuscite nel pubblico"
i Pietro Barghigiani
Lucca Dopo due interventi non risolutivi per un tumore all’intestino effettuati all’ospedale San Luca, quando gli dissero che serviva una terza operazione il paziente decise di affidarsi a pagamento in regime di intramoenia a un professore di Cisanello. E versò di tasca propria 27mila euro per un intervento che gli restituì una vita serena. Dopo aver fatto causa all’Asl, il 66enne artigiano del centro storico non solo ha ottenuto il risarcimento che con le spese legali sfiora i 100mila euro, ma in quell’importo c’è anche la somma pagata per farsi operare privatamente a Pisa.
Lo ha deciso il giudice Michele Fornaciari riconoscendo al paziente il diritto al rimborso nel momento in cui, in una fase drammatica della propria vita, aveva deciso di rivolgersi per tempi rapidi e capacità a una specialista non fidandosi più – con fondate ragioni – dell’ospedale lucchese e del servizio sanitario in generale non potendo scegliere il chirurgo a cui affidare la propria salute gravemente compromessa.
La storia
Il primo accesso al pronto soccorso risale al 19 agosto 2021. La situazione è seria e l’artigiano viene operato il 24 per poi essere dimesso dopo una settimana. Le condizioni restano preoccupanti e il 3 settembre torna al pronto soccorso dove viene ricoverato di nuovo nel reparto di Chirurgia con la diagnosi di “occlusione intestinale”. Il 7 settembre secondo intervento per quello che l’esame istologico confermerà essere un tumore all’intestino che nel giro di pochi giorni si ripresenta con la sua aggressività. I medici lucchesi dicono al paziente che serve una terza operazione. «No, ora basta mi faccio operare da qualcun altro, non mi fido più di voi» è la risposta dell’artigiano che nel frattempo si era informato su uno specialista della chirurgia oncologica addominale dell’Aoup di Pisa che lo opera (durata 6 ore) il 23 settembre 2022.
Il no dell’Asl
L’azienda sanitaria non voleva rimborsare i 27mila euro pagati dal paziente al professionista pisano.
«Si è trattato di una libera scelta del paziente e, per tale motivo, anche la Ctu non ha riconosciuto detta spesa tra quelle ritenute congrue, visto che, peraltro, lo stesso intervento eseguito in intramoenia era stato proposto anche a Lucca in regime istituzionale» era la tesi dell’Asl.
Gli errori medici
I consulenti d’ufficio «hanno confermato una doppia inadeguatezza dell’operato dei sanitari lucchesi, vuoi in punto di intempestività ed inopportunità della dimissione a seguito del primo intervento, vuoi in punto di non correttezza del secondo intervento – scrive il giudice – valutazioni del resto non particolarmente contestate neppure dalla convenuta (Asl, ndr)».
Scelta comprensibile
Nella sentenza viene contestualizzata la scelta dell’artigiano. Non si è rivolto al privato per uno sfizio. «Una cosa, infatti, è decidere a quale canale sanitario rivolgersi in una situazione non urgente e non particolarmente problematica, un’altra è prendere la medesima decisione in una situazione quale quella sussistente nel caso di specie, caratterizzata per un verso da un quadro di gravità e urgenza, per altro verso dal fatto che l’attore era reduce da un duplice intervento» ancora il giudice. Che aggiunge: «In tale situazione, appare in effetti del tutto comprensibile che l’attore (il paziente, ndr) non solo non si sia rivolto nuovamente ai sanitari dai quali era già stato operato, dati gli esiti degli interventi, ma non si sia fidato neppure di rivolgersi bensì ad altri sanitari, ma senza sapere chi questi sarebbero stati, come sarebbe successo qualora si fosse rivolto ad una qualunque altra struttura del servizio sanitario nazionale, ed abbia invece optato per la soluzione della libera professione intramoenia, che gli garantiva l’intervento di sanitari di propria fiducia». E l’Asl deve rimborsare le spese per l’intervento salvavita effettuato a pagamento dal paziente sfiduciato del sistema sanitario pubblico. l