Il Tirreno

Lucca

Vittime del lavoro

Morto in cartiera, la vedova di una vittima del lavoro: «So cosa si prova, quel saluto è rimasto sospeso per sempre»

di Pietro Barghigiani

	Lucia Sarconio con i figli Viola e Fausto e il marito Luca Giannecchini. Il dolore dei familiari arrivati a San Pietro a Vico (foto Sernacchioli)
Lucia Sarconio con i figli Viola e Fausto e il marito Luca Giannecchini. Il dolore dei familiari arrivati a San Pietro a Vico (foto Sernacchioli)

Le lacrime della vedova di Luca Giannecchini «Ancora una volta un padre non torna a casa, si va al lavoro non in guerra»

14 novembre 2024
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LUCCA. «Quando ho saputo la notizia mi sono messa a piangere perché sento tutto il dolore di una famiglia e di quei figli che hanno perso il loro papà».

Lucia Sarconio è la moglie di Luca Giannecchini, il 51enne morto il 21 marzo scorso in uno scavo stradale a Sant’Alessio travolto dalla terra dopo lo sbancamento per la posa in opera di tubazioni. Lei non vuole declinare il verbo al passato quando si parla del marito.

L’impegno per la sicurezza sul lavoro

«Perché Luca è con noi tutti i giorni, i bimbi lo sanno» chiosa la signora che è impegnata nell’associazione “Uccisi dal lavoro, numeri non persone” che propone una mostra itinerante in Toscana con i volti e le storie di chi è uscito di casa per andare al lavoro e non è più tornato.

Una sorta di “Antologia di Spoon River” attualizzata nei tempi e diretta nella testimonianza che invita alla riflessione su un fenomeno che appare lontano quando non tocca direttamente le famiglie travolte dalle tragedie.

Alla notizia della morte di Luca Cavati, mamma Lucia d’istinto si presa tra le braccia i due figli, Viola e Fausto.

«È stato un gesto spontaneo – racconta –. Li ho stretti forte. Dentro di me dicevo: “Possibile che ancora una volta un papà non debba tornare a casa?” È atroce per chi aspetta non vedere aprire la porta la sera. Quello che si passa da parenti o familiari delle vittime del lavoro non si augura a nessuno».

Il ricordo della tragedia

Dal 21 marzo Lucia ricorda ogni giorno il suo Luca e lo fa rivivere nella quotidianità anche ai figli che ancora si accontentano delle risposte della mamma sull’assenza improvvisa e prolungata del papà.

Quella mattina alle 6,30 Luca aveva salutato la moglie Lucia ancora a letto. Le aveva dato un bacio: «Amore, ci vediamo stasera. Fai ammodino». Furono le sue ultime parole.

«Ormai ho la sensazione che la mattina uno saluta il marito, il figlio o una persona cara e non è più il saluto rivolto a chi va al lavoro, ma come se andasse in guerra – sottolinea –. Non sapere se tornerà a casa ti fa vivere ino uno stato d’animo logorante. Quando in strada vedo le persone al lavoro nei cantieri mi sembra di vedere dei fantasmi. Rivedo mio marito uscito di casa con quelle parole dolci come era lui e che non riabbraccerò mai più. Io come non lo potranno più fare i miei figli».

Il pensiero di Lucia va alla moglie e ai figli del 69enne travolto e ucciso dal carrello guidato da un dipendente di una cooperativa.

«Abbraccio forte la famiglia di questo signore – conclude la signora Sarconio –. Solo quando uno si ritrova in una tragedia del genere può capire cosa si prova».



 

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