Condannato a risarcire con 30mila euro la sorella presa a morsi dal suo cane
Lucca, la donna ha citato in Tribunale per danni il familiare e non ha mai voluto trovare un accordo bonario
LUCCA. Loro sono fratello e sorella. Vivono in case confinanti come spesso accade tra familiari che per scelta o necessità si ritrovano a condividere spazi comuni e immobili magari lasciati in eredità. Lui ha un cane, poco disciplinato per usare un eufemismo. Lei cerca di stargli alla larga ma non sempre è possibile visto l’ambiente comune frequentato fuori dalle abitazioni.
Quello che era stato solo sfiorato o sventato per una fatalità, un giorno accade davvero. Succede che l’animale nella sua consueta irrequietezza aggredisce la donna, titolare di un’attività commerciale. Non è un assalto banale. Il cane azzanna la donna al braccio sinistro con una tale violenza che la costringe a correre in ospedale. L’effetto di quella ferita si traduce in diversi mesi di stop, con la mano sinistra immobilizzata, al punto che la ferita è costretta a prendere due sostitute per mandare avanti il negozio. Se sono sconosciuti i rapporti tra fratello e sorella dopo quell’episodio, il morso del cane segna uno spartiacque familiare all’apparenza irreversibile. E disegna uno scenario in cui la donna fa causa al fratello e come prima richiesta chiede 186mila euro, poi scesi a 65mila. Un risarcimento per i danni biologici e patrimoniali che, alla fine del procedimento, il Tribunale accoglie condannando il proprietario del quattro zampe agitato a pagare a sua sorella oltre 30mila euro di danni.
L’uomo citato in giudizio non ha mai negato il fatto. L’unica difesa è stata quella di sottolineare «un non meglio argomentato concorso di colpa nella verificazione dell’evento da parte della sorella sostenendo che la medesima, conoscendo la pericolosità dell’animale – le parti sono fratelli e abitano in immobili confinanti e la sorella era a conoscenza di precedenti episodi aggressivi del cane – avrebbe dovuto usare maggiore cautela e attenzione in presenza dello stesso – si legge nella sentenza – . L’argomentazione appare generica e infondata, stanti le modalità dell’evento e la peculiare aggressività del cane, la maggiore cautela nella gestione dell’animale avrebbe dovuto essere curata proprio dal convenuto, proprietario, e non dall’attrice, così escludendosi qualsivoglia evento fortuito nella verificazione del fatto dannoso». La donna era rimasta inabile al lavoro dal dicembre 2015 all’agosto 2016. I tentativi di conciliazione per arrivare a un accordo bonario si sono rivelati nel tempo fallimentari. Le proposte avanzate dal fratello per chiudere il caso sono state respinte. Pochi soldi, insomma. E, quindi, la naturale conseguenza della mancata intesa è stata la sentenza di condanna firmata dal giudice onorario Lapo Fabbri con il fratello che deve risarcire la sorella azzannata dal cane.
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