Il Tirreno

Lucca

Matilde Bernardi, cultura e passione per fare del teatro una scelta di vita

Luca Tronchetti
L'attrice Matilde Bernardi
L'attrice Matilde Bernardi

Dai laboratori locali all’Accademia di formazione a Roma. «I miei genitori mi hanno sempre aiutato e incoraggiato»

29 dicembre 2021
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LUCCA. Dai laboratori teatrali di provincia, all’accademia d’arte drammatica a Roma sino al debutto poco più che ventenne al Globe Theatre del grande maestro Gigi Proietti. Ne ha fatta di strada Matilde Bernardi, 23 anni, lucchese, una vera vocazione per la recitazione, e tanta gavetta dovrà ancora fare per raggiungere i livelli delle sue attrici preferite che portano i nomi della francese Isabelle Huppert e dell’inglese Olivia Colman. Per Matilde Bernardi il teatro e in genere le forme artistiche devono avere un linguaggio transnazionale e sarebbe auspicabile non parlare più dell’Italia, ma ragionare in ambito Europeo utilizzando linguaggi comuni almeno ai paesi dell’Unione.

Se Matilde si volta indietro la memoria torna a nove anni fa quando, quattordicenne, iniziò il suo percorso che oggi –con il diploma acquisito a Roma alla scuola di formazione Silvio D’Amico – è giunto al termine della prima parte legata all’apprendimento e alla tecnica. «E pensare – racconta – che il primo approccio al teatro è stato da incubo. Avevo quattro anni e mia mamma Roberta mi portò vedere l’adattamento di Biancaneve realizzato dalla Compagnia del teatro del Carretto. Rimasi pietrificata dalla strega malvagia e per alcune notti non riuscì a dormire». A 14 anni la svolta: «Era il 1998 e con l’inizio della mia esperienza al liceo scientifico Vallisneri comincia a frequentare i laboratorio del Teatro del GiglioLab per poi passare al teatro amatoriale e al teatro giovani grazie ai miei primi importanti maestri come Ugo Manzini e Nicola Fanucchi».

Poi al termine degli studi liceali una decisione difficile maturata internamente a lungo sino alla scoperta, via web, dell’esistenza di un’accademia di formazione nazionale come la “Silvio D’amico”: «In quel momento decisi che il teatro, la recitazione, lo spettacolo sarebbero stati parte integrante della mia vita. Il problema che mi posi era quello di far capire questo tipo di scelta ai miei genitori. Non provengo da una famiglia benestante: mia mamma lavora come dipendente e mio babbo Angelo fa l’operaio e non ho parenti che hanno intrapreso la carriera artistica. Ma appena ho confessato il mio profondo desiderio di realizzazione in un mondo sconosciuto ai più, non solo non mi hanno ostacolato, ma mi hanno incoraggiato con il loro affetto e il loro appoggio incondizionato. Ho vissuto con loro e con mia sorella minore Adele, che frequenta il liceo classico Machiavelli, a Sesto di Moriano sino a quando nel 2018 non mi sono trasferita a Roma. Devo confessare che, grazie a un fondo istituito dalla Regione Lazio per gli studenti fuori sede e a una borsa di studio, ho ottenuto un’ottima sistemazione abitativa assieme ad altri cinque giovani». Un’esperienza totalizzante uella vissuta nel triennio all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica: «Dal 2017 a 2018 sono stata impegnata in un seminario d’alta formazione diretto da Danio Manfredini e poi mi sono tuffata nella scuola romana che mi ha permesso di arrivare all’inizio del 2021 al saggio di diploma del corso di recitazione al teatro studio Eleonora Duse con La moglie saggia per la regia di Antonio Latella con cui vorrei poter continuare a lavorare anche in futuro».

Tanti oggi i mezzi espressivi: teatro, cinema, tv, radio, rete: «L’amore per il teatro non si discute, ma anche gli altri mezzi li vedo come un’opportunità. A livello televisivo al momento non vedo prodotti di qualità. Mancano idee e autori? Un luogo comune che non mi trova d’accordo. Stanno cambiando i canoni tradizionali e i ruoli novecenteschi di regista e autore assumono forme più liquide con gruppi di ragazzi, collettivi di persone molto giovani, che propongono un linguaggio diverso. Sarebbe auspicabile non parlare più di teatro o cinema italiano, ma di forme espressive a livello europeo. Dobbiamo liberarci dei confini tradizionali e fare un salto di qualità anche a livello artistico».
 

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