Il Tirreno

Lucca

Rapina al Conad di Sant'Alessio: l'autore è un poliziotto

Uno dei cassieri coraggiosi e nel riquadro (foto da Facebook) il poliziotto arrestato
Uno dei cassieri coraggiosi e nel riquadro (foto da Facebook) il poliziotto arrestato

Lucca: l'uomo è in servizio alla Digos di Pisa ed è conosciuto anche per avere scritto una serie di libri "gialli". Per il colpo ha utilizzato la pistola di ordinanza. È stato bloccato da due cassieri-eroi con l'aiuto di un cittadino ghanese

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LUCCA. È un poliziotto in servizio alla Digos di Pisa - Daniele Lama Trubiano, 50 anni -  l'autore della rapina al supermercato Conad di Sant'Alessio, a Lucca. L'uomo è anche conosciuto per la passione per la scrittura: è autore, infatti, di alcuni "gialli". In passato si era occupato di antiterrorismo facendo parte anche della squadra che si era occupata delle indagini sulle nuove brigate rosse e che portarono all'arresto della brigatista pisana Cinzia Banelli. Trubiano per il colpo al supermercato ha utilizzato la pistola di ordinanza. Questi i fatti.

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TERRORE NEL DISCOUNT

Accade tutto nel giro di un paio di minuti. Sono le 19,50 e all’interno del discount Conad ci sono ancora una decina di persone intente a comprare prodotti alimentari per cena. In fila vicino alle due casse ancora aperte in prossimità dell’ingresso del market quattro clienti, tutte donne sui 50-60 anni. Sembra una serata come tante invece in quell’istante si scatena l’inferno. Entra di corsa un individuo con il volto travisato da un cappuccio che tiene in pugno un revolver e lo punta ai cassieri indaffarati a passare i prodotti e a sistemare le banconote nel cassetto. «È una rapina, datemi i soldi e non accadrà nulla» le parole pronunciate senza particolari inflessioni dialettali tra il panico e le urla delle clienti che vedono a pochi centimetri la canna del revolver.

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LA FUGA DEL BANDITO E LA RAZIONE DEI CASSIERI

Il bandito arraffa le banconote e le sistema in uno zaino sempre tenendo sotto il tiro della rivoltella i due impiegati. A quel punto si volta e si dirige di corsa verso l’uscita del minimarket.  Alle casse più lontane dal rapinatore ci sono un quarantenne di San Cassiano a Vico e un trentenne di Marlia. Entrambi non ci pensano su un istante. Escono dalla postazione e seguono, a debita distanza, il malfattore. Nel parcheggio c’è un immigrato del Ghana che staziona nella zona e che si unisce a loro. «Non ho pensato alle possibili conseguenze - dice uno dei due cassieri - e con il collega sono andato dietro al rapinatore. L’abbiamo seguito per un centinaio di metri sulla strada sino al ristorante Tambellini. Ogni tanto si voltava, ci mostrava la pistola e minacciava di sparare. L’ha fatto per 3-4 volte. A quel punto abbiamo pensato che l’arma fosse una scacciacani e abbiamo deciso di agire saltandogli addosso per bloccarlo». Sono stati agevolati dall’arrivo di un ciclista che ha frenato e in qualche modo ha contribuito a far cadere il malfattore. «La polizia è stata velocissima. - conclude il dipendente - Ma eravamo in quattro per tenere fermo il rapinatore in attesa dell’arrivo delle volanti. Gli agenti ci hanno detto che l’arma era vera e funzionante. Ripensandoci adesso a mente fredda dico che siamo stati degli irresponsabili. Ma in quei frangenti prevalgono la rabbia e l’istinto. E noi eravamo molto arrabbiati».

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IL QUESTORE: "FATTO INSPIEGABILE"

"Siamo sconcertati e davvero non sappiamo dare una spiegazione a quanto successo. Negli ultimi tempi non ha mai dato segni di nervosismo o altri segnali che lasciassero prevedere qualcosa di preoccupante". Lo ha detto il questore di Pisa, Alberto Francini, commentando l'arresto dell'agente della Digos. "Era rientrato in servizio - ricorda il questore - dopo un periodo di malattia, ma le sue condizioni psicofisiche erano buone. È un fatto inspiegabile, che ci amareggia. Nessuno, neppure tra i suo colleghi più stretti, riesce a dare una motivazione al gesto che ha compiuto".

L'agente, in servizio nella squadra antiterrorismo della Digos, è stato immediatamente sospeso in attesa dell'esito del procedimento penale a suo carico che "già alla conclusione del processo di primo grado - ha sottolineato Francini - potrebbe portare in caso di condanna alla destituzione da poliziotto".

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