Auguri al regista Amasi Damiani: «Vi racconto Livorno e il mio cinema»
Il maestro di fama internazionale spegne 90 candeline: «Lavorare con Rossellini è stata la soddisfazione più grande»
LIVORNO. Quel film concluso, premiato a Montecarlo con il prestigioso Ippocampo d’oro nel 1977. Ma mai uscito. Si intitolava “La regia è finita”. «Con questo film ho litigato con tutti i produttori più importanti d’Italia e sono stato tagliato fuori: non ho potuto fare le cose più belle ed è rimasto un po’ il mio cruccio. Diciamo, ironicamente perchè sono simpatico, che il mio cinema è quello che non vede nessuno». Ci scherza su il regista livornese di fama internazionale Amasi Damiani, l’”anarchico”, tra i mostri sacri del cinema italiano che martedì 26 settembre spegnerà ben 90 candeline. Lo farà a Livorno, al circolo Arci di Colline, dalle 21.30 con una serata dal titolo: "Sapete quant'è bella Livorno?".
Un compleanno speciale. Un’occasione per riavvolgere il filo di un cineasta storico, regista di cinema e teatro, scrittore e sceneggiatore che ha lavorato a Roma ed in giro per il mondo con personaggi del calibro di Roberto Rossellini, Totò, Erminio Macario, Silvio Noto e molti altri. Si guarda indietro, al padre del neorealismo italiano: la sua più grande soddisfazione è aver lavorato proprio con Rossellini. «È stato il mio maestro, era criptico, dovevo interpretarlo: una volta mi disse che se uno deve rappresentare una cena basta che ci sia un tavolo. Ho faticato a capire, poi ho chiesto spiegazioni e voleva dire che se uno sta attento solo al tavolo fa un genere di film, se invece guarda ai bicchieri, ai tovaglioli, fa un lavoro alla Zeffirelli». Parla dalla sua casa livornese Damiani, accanto ad Adriana, la sua compagnia di vita. Sono sposati da 53 anni. Con lei condivide l’amore per il mare e per la sua città che ha sempre cercato di valorizzare. «Con Rossellini avevamo instaurato un rapporto di grande confidenza, sapevo del suo rapporto d’amore con Annarella, del suo incontro con Ingrid Bergman».
Guarda ai suoi 90 anni Damiani, livornese da generazioni che prese un’altra via rispetto al padre, storico gelataio di via Goldoni (lavoro ripreso dalla figlia).
«Festeggerò il compleanno nella mia città dove sono tornato da qualche anno e dove avevo aperto una scuola di cinema chiusa lo scorso anno». A casa Damiani ci sono premi ovunque. Basta guardare negli occhi maestro Amasi (la storia racconta che Amasi fu un glorioso generale dell’esercito egizio che venne incoronato Faraone per volere del popolo) per ritrovare lo sguardo di un ragazzo che non ha mai smesso di sognare. E di lottare per portare avanti il suo grande amore, il cinema. «Nel ’77 quando in Italia mi furono chiuse tutte le porte, tornai a casa e un giorno dissi a mia moglie di fare la valigia: andammo a New York City: il film Manhattan Gigolò che negli States è andato benissimo è mio». E continua: «Qualche tempo fa un funzionario della cineteca di Roma mi chiamò per dirmi che aveva visto il film “La regia è finita” le era piaciuto e lo voleva far vedere: io gli ho risposto, bravi ci avete messo 40 anni a capirlo».
La sua carriera è lunga. Ha fatto film sulle opere di Mascagni, nel ’99 ha portato a compimento uno dei suoi disegni più impegnativi, la vita di Gesù «Jesus», che fu proiettato in prima visione a Roma, nella Basilica di Santa Maria Degli Angeli. Tra le altre pellicole “Fate la nanna coscine di pollo”, “Petalo di Rosa” dove ebbe la sua prima particina in un film Dario Ballantini.
L’eterno amore per la cultura lo ha portato a finire da poco “Il piacere di essere un genio. Leonardo”, dedicato a Leonardo da Vinci. Questo lavoro sarà proiettato insieme a “La bellezza divina. Io e Michelangelo” e a “C’era una volta un poeta: Giorgio Caproni” a Roma, il 19 ottobre, in una giornata dedicata a lui, al cinema Trevi. «Che dire della mia città, adoro il suo mare, mi piace la nostra passeggiata a mare. Noto, però, una mancanza di attenzione generale alla cultura e alla valorizzazione dei giovani: se non vengono motivati si scoraggiano e se ne vanno».