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Livorno, l’ennesimo scempio: se salta Formisano sono i due nomi in pole

di Alessandro Bernini
Livorno, l’ennesimo scempio: se salta Formisano sono i due nomi in pole

Altro ko e nessun esonero dopo 4 ore e 20 di riunione tra Esciua, Doga e Formisano. Il presidente si è preso 24 ore di tempo. Ecco i retroscena di un’altra giornata nera

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LIVORNO. Non bastano 8 sconfitte in 12 partite. Non bastano 20 gol presi in 12 giornate (1,66 a partita) e appena 8 segnati. Non basta il quartultimo posto in classifica. Niente, anche dopo questo disastro vivente, la società è riuscita a non esonerare ancora Formisano. Le cose sono due: o ci sono dietro situazioni che non conosciamo, oppure Esciua è consapevole che il problema non è Formisano ma una squadra troppo debole. Il che sarebbe ancora peggio.

La riunione a tre

Dopo il 2-3 contro il Forlì, tutti si aspettavano l’esonero nel giro di un quarto d’ora. Macché. Esciua, Doga e Formisano si sono chiusi in un stanza dentro allo stadio alle 15.05 e sono usciti alle 19.25. Quattro ore e 20 di parole.

Una cosa è sicura. Esciua non è convinto dell’esonero, altrimenti non stava tutto il pomeriggio a sentire le giustificazioni dell’allenatore. Altrettanto vero che Esciua ha un modo di agire lontano anni luce dalle consuetudini (si è visto nei colloqui estivi con i papabili allenatori) e dunque oggi potrebbe rovesciare ciò che pensava ieri.

24 ore di tempo

Nella sostanza, il presidente si è preso 24 ore di tempo per decidere. Fa un po’ strano anche il fatto che, in una situazione che si sapeva complicata, non ci sia comunque un tecnico già allertato.

Se oggi dovesse arrivare l’esonero, i due nomi che hanno più chance degli altri sono Lucarelli (se accetta) e Greco (ex Torres).

La catena degli orrori

Il ko di ieri è il degno anello finale di una catena horror: allenatore abbastanza scarso che allena una squadra mediocre che è stata allestita da una società modesta. Sì, perché oggi non si può parlare di società ambiziosa: lo dicono i risultati, lo dice l’organigramma scarno, lo dicono troppi episodi che continuano a ripetersi ormai da un paio di mesi.

Quindi bene essere consapevoli che esonerare Formisano è inevitabile ma non è che da domani il Livorno diventa il paese dei balocchi. Perché resta comunque una società che ha sbagliato tante scelte e resta una squadra con valori bassi.

La lezione del Forlì

Sapete dov’era lo scorso anno il Forlì? In serie D. Come noi. E sapete cosa ha fatto? Semplice, ha mantenuto lo stesso allenatore, gran parte dell’organico e ha inserito qualche pezzo qua e là per rinforzare l’organico. E ieri sono venuti a Livorno schierando nell’undici iniziale tre 2005, un 2004 e un 2003. Questo vuol dire “programmare”.

Per noi sarà anche un anno di transizione (speriamo...) ma nella nostra rosa non si vede niente su cui puntare a occhi chiusi per il futuro. Niente.

Imbarazzanti almeno 2 dei tre gol presi. Lo 0-2 è arrivato alla fine di un triangolo di quelli che ti insegnano a non subire anche nelle Scuole Calcio; mentre l’1-3 è arrivato con Mawete che tenta il dribbling da ultimo uomo, una roba che non si vede nemmeno negli amatori Uisp.

Male tutto e tutti. Pensate un po’: ieri ha dovuto giocare 96’ Dionisi perché il Livorno si presenta al campionato di serie C senza in panchina un attaccante decente (e abbiamo mandato via Rossetti). Che poi, ce ne vorrebbero 11 di Dionisi: per garra, per spirito, per voglia di non mollare davvero mai. Ma quando l’unico a farlo ha 38 anni, allora è un bel problema. 
 

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