Giovannini: «Indiani è un maestro, col Livorno sta facendo la storia»
Il ds del Gavorrano ha lavorato per tanti anni con il tecnico originario di Certaldo. «Gucci l’ho portato all’Arezzo: è la ciliegina sulla torta del mercato degli amaranto»
LIVORNO. Si conoscono da oltre 20 anni, gran parte dei quali vissuti lavorando a stretto contatto. «Abbiamo fatto nostre tante promozioni, ma a volte i successi più belli sono stati quelli per niente scontati, arrivati oltrepassando le difficoltà». Paolo Giovannini oggi è il direttore sportivo del Follonica Gavorrano, entrato in corsa non troppo tempo fa. L’ultimo successo costruito con Paolo Indiani in panchina, la conquista della promozione in C dell’Arezzo (2022/23) e la qualificazione ai playoff degli amaranto la passata stagione, è soltanto la punta dell’iceberg di una vita lavorativa condivisa in tante piazze, da Castelnuovo Garfagnana a Pontedera. «Vi racconto i segreti di un maestro, anche se non mi do pace che in tutti questi anni non ci sia stato nessuno, tra le grandi società di Serie A, che abbia avuto il coraggio di affidargli la panchina di una squadra Primavera. Ha fatto crescere e, soprattutto, ha valorizzato tanti giovani: sarebbe stato il giusto premio».
Paolo Giovannini, questa è la stagione migliore nella lunga storia sportiva di Indiani?
«Paolo ha vinto tanto, è uno specialista in queste categorie. Ha costruito, tante volte, dei veri e propri miracoli, penso ai casi di San Donato e Pontedera, o al suo primo anno a Castelnuovo Garfagnana e alla Massese. Tutto questo, però, non è figlio del caso. È un allenatore molto preparato, meticoloso, attento ai dettagli. Dal mercoledì-giovedì mette in campo tutte quelle idee che, a suo giudizio, potranno decidere la gara successiva. E vi dico che se Indiani sostiene che la partita successiva il pallone resterà in un fazzoletto di campo per un tot di tempo, ci si può solo che fidare: sarà così».
Da una parte la conoscenza tecnica della materia, dall’altra la capacità di pizzicare le corde emotive giuste dei suoi giocatori. Non trova?
«Indiani è un martellatore nel senso buono del termine, uno di quelli capaci di ottenere il massimo da ciascuno dei giocatori della rosa, anche da quello che fino a quel momento è stato impiegato di meno. Con le quote, poi, è un cesellatore: non solo gli dà fiducia, ma contribuisce a forgiarli. In carriera, da ds, ho venduto una quarantina di giocatori in Serie B: di questi 25/30 erano “figli” di Indiani, gli altri di Ivan Maraia».
Qual è la qualità più intrigante di Indiani?
«Non accetta compromessi ed è lontano, come me, dal calcio fatto di cravatte e scarpe lucide a punta. La tecnologia non è il suo alleato migliore: il calcio per lui, per quanto attento alla modernità, si costruisce sul rettangolo verde. È un maestro, tra i migliori. Lo sta dimostrando anche adesso al Livorno, realtà in cui ha a disposizione una rosa di altissimo livello, dove ora è arrivata la “ciliegina” Niccolò Gucci».
Che calciatore è Gucci?
«Sotto il profilo del temperamento è un ragazzo straordinario, un leader di quelli che fa spogliatoio e trascina. In campo è generoso: va a rincorrere il pallone in mezzo al campo, andando a pressare il mediano avversario, e, di testa, sa farsi valere anche nei duelli aerei difensivi. Poi, ha un gran feeling con il gol, ma questo lo sanno tutti. Lo portammo ad Arezzo sfruttando la risoluzione con la Vis Pesaro: adesso, con Paolo, si ritrovano».
Il Livorno potrebbe chiudere i conti per la promozione a breve. Intanto domani, un altro set point è contro il Grosseto.
«Quest’anno, non c’è storia per nessuno. C’è solo il Livorno a scrivere la pagina più bella. La prossima stagione, invece, sono certo che anche l’Us Follonica Gavorrano potrà recitare un ruolo da protagonista in Serie D. La società amaranto ha fatto un salto di qualità enorme. Sono stato al Picchi nei giorni scorsi, per salutare Indiani: ho trovato una realtà molto organizzata, da club di Serie B, un campo bellissimo. Città e tifoseria non hanno bisogno di elogi, per loro parla la storia e il blasone».