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Bravi, esigenti, con idee offensive: perché Paolo Indiani è il “fratello” di Gasperini

di Alessandro Lazzerini
Paolo Indiani (70 anni) e Gianpiero Gasperini (66 anni)
Paolo Indiani (70 anni) e Gianpiero Gasperini (66 anni)

Dall’età alle scelte: quante analogie tra i tecnici di Livorno e Atalanta

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LIVORNO. «Io sono un giochista che ritiene il risultato fondamentale. Per arrivare al risultato bisogna giocare bene al calcio, questo è certo. Ma i tre punti contano, eccome». Parole e musica di Gian Piero Gasperini, ma anche frasi che potrebbero essere uscite dalla bocca di Paolo Indiani, che, per quanto visto fin qui, in mente ha un po’ le stesse idee. Il Livorno domina il gioco, è padrone del possesso palla, ma non quello sterile e noioso. Quello che vuole andare in verticale ogni volta che ce n’è occasione, che attacca gli spazi e porta almeno 5-6 uomini a concludere ogni azione. E i risultati si vedono. Gol a grappoli e squadra che diverte. Con le dovute proporzioni, un po’ come l’Atalanta, miglior attacco d’Italia. E il Livorno è il secondo.

Quante analogie

Esigenti sul mercato e con i propri giocatori, con una schiettezza tagliente e abilissimi nel valorizzare i giovani. Oltre ai capelli bianchi, alla corporatura simile, al gioco votato all’attacco e ai cambi in corsa che diventano un fattore. Quante similitudini tra Gian Piero Gasperini e Paolo Indiani.

Sessantasei anni il primo, settanta il secondo. Uomini di un altro calcio che riescono comunque a imporre le loro idee e i risultati che ne confermano la bontà. Adesso che il Livorno è passato a tre in difesa sono tanti gli aspetti che accomunano i due migliori attacchi del nostro paese. I quinti del Gasp che negli anni (da Conti a Zappacosta, da Hateboer a Gosens) sono diventati bomber di scorta, cosa che il Livorno ha trovato in Parente e Marinari, sempre presenti in zona gol anche con assist preziosi. La facilità con cui vanno in rete gli attaccanti, i difensori che diventano registi aggiunti e il duo di centrocampo che fa da cerniera impermeabile. Tanti aspetti super positivi, ma anche uno meno brillante che li accomuna ancora.

A entrambi è mancato il grande salto. Al Gasp quando l’Inter lo silurò dopo due mesi nel 2011 e a Indiani quando capitò il Perugia in Serie B nel 2008. Il tempo di una partita e poi il fallimento dei biancorossi. «L’unico rimpianto della mia carriera, perché da lì sarei potuto arrivare a fare grandi cose anche più in alto», confessò tempo fa Indiani. Che alla grande carriera spesso ha messo davanti la famiglia.

I numeri

Gol a grappoli. Per l’Atalanta trascinata da Retegui e Lookman, con la bellezza di 34 gol in 13 partite, una media di 2,6 gol a gara. Dietro c’è il Livorno di Rossetti e Dionisi con 31 centri in 13 partite (2,4 la media), insieme all’Inter di Inzaghi, altra squadra che gioca a tre e usa gli esterni, Di Marco e Dumfries in particolare, come ali aggiunte. A completare la top five ci sono l’Atalanta Under 23 e il Bra, rispettivamente nel girone A di Serie C e di Serie D, con 32 reti a segno in 15 partite (2,13 la media). Numeri che parlano chiaro e testimoniano tutta la pericolosità offensiva degli amaranto, che segnano e creano occasioni a raffica.

Tutti in gol

Il Livorno ha fatto tredici. Niente Totocalcio e vincite milionarie, ma gli uomini amaranto che sono andati in gol in campionato, un numero altissimo se si considera che sono trascorse solo 13 giornate. Un altro aspetto che accomuna il Livorno a una squadra come l’Atalanta, da sempre abile a mandare a rete tantissimi uomini diversi (9 anche quest’anno in Serie A, che diventano 12 guardando tutte le competizioni).

A guidare la truppa di Indiani (che contando anche la Coppa Italia ha visto 15 marcatori diversi), invece, in campionato ci sono i 7 centri di Dionisi, i 5 di Rossetti e i 4 di Capparella. A seguire Parente e Risaliti (3), quindi a 1 ci sono Calvosa, Arcuri, Frati, Luci, Marinari, Regoli, Bellini e Russo. Una vera e propria orchestra del gol. Come piace anche al Gasp.
 

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