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Amos, il reduce di Piacenza: «Stavolta voglio andare in serie A2 con la Liberats»

di Fabrizio Pucci
Amos, il reduce di Piacenza: «Stavolta voglio andare in serie A2 con la Liberats»

Ricci: «Il muro di tifosi a Jesi ci ha dato una carica eccezionale». Dalla ruota di Fabriano è uscito Roseto. Ma tanto a questo punto, l’uno vale l’altro

28 maggio 2024
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LIVORNO. Quattro anni con la canotta amaranto sulla pelle, al punto che tra maglie ed epidermide non c’è più differenza. 144 presenze. Il cuore costantemente gettato oltre l’ostacolo. Amos Ricci è un combattente vero. Abbina la garra al talento. In gara-3 di semifinale con Jesi il suo siluro del +4 a 2 minuti e mezzo dalla fine è valso più di mezzo biglietto per la finalissima. E da venerdì sera, il popolare Amos, come tutti i libertassini, ha passato il fine settimana tranquillo e pacioso, con la pipa in bocca in attesa di conoscere il prossimo, definitivo avversario.

Dalla ruota di Fabriano è uscito Roseto. Ma tanto a questo punto, l’uno vale l’altro.

Amos. Lei c’era nel 2021 in finale contro Piacenza. Che effetto le fa avere di nuovo la A2 nel mirino?

«Vorrei ricordare anche la finale dello scorso anno che dava accesso al concentramento di Ferrara, ma pur sempre di finale si trattava. È sempre bello lottare per un traguardo ambizioso».

Che cosa c’è di diverso rispetto al 2021?

«Sicuramente le differenze tra il primo e il quarto anno sono a livello societario».

In che senso?

«Il primo anno coincideva con il primo di serie B della Libertas. Ricordo bene che nell’estate del 2020 e era stata fatta sì una squadra forte – basti pensare a giocatori come Castelli e Ammannato –, ma non c’era l’ambizione di andare in serie A. Volevamo far bene, ma arrivare fino fu un po’ una sorpresa. Quest’anno, dopo quattro stagioni di serie B, da parte della società ci sono l’organizzazione e l’intenzione di far bene. Per questo motivo è stata costruita una squadra per provare a vincere. C’è un aspetto che conferma i concetti che ho appena espresso».

Quale?

«La risposta dei tifosi, che riempiono tutti i palazzetti d’Italia a cominciare, ovviamente dal nostro. Ecco. Quando siamo partiti – al di là dei problemi legati al Covid – non avevamo tutto questo seguito. È chiaro che i risultati richiamano, ma è l’organizzazione societaria che attira i tifosi».

Può fare un bilancio di questi suoi quattro anni?

«In questi quattro anni abbiamo fatto sempre i playoff e per tre volte siamo andati in finale. Che dire… Sono profondamente orgoglioso di tutto questo!».

E adesso?

«È innegabile che voglio chiudere la pratica».

Parliamo di questi playoff. Faenza osso durissimo. È stata quasi una finale?

«Sapevamo che Faenza era una delle squadre più forti del campionato. In estate è stata costruita per arrivare tra le prime quattro e provare a vincere. Sapevamo che era difficile. E così è stato. È stata una serie dura e fisica che ci ha tolto parecchie energie ed è per questo che aver vinto 3 a 0 con Jesi ci dà la possibilità di recuperare energie e ricaricarci».

Tra l’altro al PalaTriccoli, venerdì, c’era la famiglia Ricci al completo…

«Sì, è vero. Vedere la mia famiglia e i miei parenti sugli spalti mi dà sempre una carica in più e quindi è stato bello vincere davanti a loro, come è stato bello vedere un muro amaranto a 350 km da Livorno».

Amos, siete sbarcati per primi in finale. Bella sensazione, vero?

«Bella e inaspettata. Ci giochiamo la promozione contro Roseto. Sappiamo che dobbiamo rimanere concentrati e che non abbiamo fatto ancora niente quindi non sia mai che stacchiamo la spina. Anzi!».
 

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