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Livorno, parla Luca Mazzoni: «Basta, non sono un serial killer. Contro di me squalifiche assurde»

Livorno, parla Luca Mazzoni: «Basta, non sono un serial killer. Contro di me squalifiche assurde»

Il preparatore dei portieri svela i retroscena delle due espulsioni: «Scritti sul referto episodi non veri. Ora comunque non andrò più in panchina»

08 dicembre 2023
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LIVORNO. «Così no, non ci sto. Perché vuol dire voler far passare una persona come un serial killer o qualcosa di simile. Ho il mio carattere, ma stavolta non posso restare in silenzio». A parlare è il preparatore dei portieri del Livorno Luca Mazzoni, espulso nel finale della partita contro il Figline. Il bollettino ufficiale ha riportato la squalifica di 6 giornate perché “allontanato per avere rivolto espressione irriguardose all’indirizzo del Direttore di gara, alla notifica del provvedimento si avvicinava all’assistente rivolgendo reiterate espressioni offensive e minacciose reiterando la condotta fino all’ingresso degli spogliatoi”. La risposta di Mazzoni è precisa. «L’arbitro non l’ho neanche incrociato. Al guardalinee ho solo chiesto chi avessero espulso perché non avevamo più cambi e se avessero buttato fuori il portiere sarebbe stato un problema. Nella mischia non avevamo capito dalla panchina. Poi leggo il bollettino e vedo scritto “offese al direttore di gara”. Così non va più bene. Altrimenti gli arbitri possono scrivere cosa vogliono e nessuno può fare niente». L’ex portiere amaranto aveva già ricevuto cinque giornate di squalifica a Forte dei Marmi. «Lì ci avevamo riso sopra perché nel bollettino c’era scritto che avevo minacciato la panchina avversaria, dove invece erano sedute tutte persone che conosco e uno come Dario Falleni con cui siamo amici da una vita. A fine gara, sempre secondo il giudice sportivo, avrei offeso la terna arbitrale. L’unica cosa che ho fatto dopo la partita è stata parlare con il nostro direttore generale». Questi i motivi che hanno portato Mazzoni a spiegare tutto in una conferenza stampa. «Lo faccio a tutela mia e della società. Innanzitutto voglio scusarmi con società, staff, squadra e tifosi per la reazione avuta dopo l’espulsione. Ricorso? Non ha senso farlo, sarebbe la mia parola contro la loro e vorrebbe dire buttare via soldi e basta. In Serie D non valgono neanche immagini o cose simili a supporto di una tesi. In ogni caso non andrò più in panchina, così si divertiranno con qualcun altro». Ciò che non è andato giù all’ex numero uno del Livorno sono state le offese ricevute sui social. «In 18 anni di professionismo da calciatore se avessi dato retta ai livornesi mi sarei impiccato. Ci sono i leoni da tastiera, ma vanno saputi gestire, poi però ci sono i coglioni da tastiera. Scrivono cose pesanti, che offendono sul personale e creano problemi in casa perché ho figlio che adesso certe cose può leggerle. Non sono mai stato uno da querela o denuncia, ma me li sono segnati tutti e dalla prossima andrò per vie legali». Infine, un passaggio anche sulla rottura tra la Curva Nord e il presidente Joel Esciua che sta caratterizzando le ultime settimane amaranto. «Abbiamo una possibilità importante di tornare nei professionisti e io credo in questa squadra. La cosa che mi interessa è che il Livorno vinca il campionato. Per questo penso sia fondamentale parlare solo di campo per uscire da una categoria difficile. L’ambiente non è piacevole. Mentre a Livorno sappiamo bene che i risultati migliori li abbiamo raggiunti con l’ambiente compatto. Penso alla tragedia di Piermario che ci unì come non mai e l’anno dopo arrivò la promozione con mister Nicola». Mazzoni si dice disposto a fare da trait d’union tra le parti. «In Curva ho tanti amici di cui condivido il pensiero, ma allo stesso tempo so come questa società stiamo lavorando per fare un salto di qualità parlando di calcio. Da parte della società ci sono stati errori grossi a livello di comunicazione, ma mi auguro che ci sia la possibilità di mettersi a un tavolo per provare a collaborare o almeno stringere un “patto di non belligeranza”. Io sono a disposizione».

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