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La garra del mediano, idee tattiche alla Spalletti. Così Favarin vuole costruire il suo Livorno

di Sandro Canu
La garra del mediano, idee tattiche alla Spalletti. Così Favarin vuole costruire il suo Livorno

Modulo che varia in base ai giocatori, ma preferisce la difesa a 4 e schierare un “9” classico. In panchina non è tipo da aplomb, vuole grinta e cura in modo maniacale la fase difensiva

21 giugno 2023
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LIVORNO. Giancarlo Favarin, una “vita da mediano” non solo da giocatore, ma anche da allenatore. Non è tipo da aplomb, carattere e grinta non gli fanno difetto, a volte anche troppo come quando nel 2018 fu squalificato per cinque mesi per un diverbio con il vice allenatore dell’Alessandria, tanto da trasmettere ai suoi ragazzi la cosiddetta “garra”. Non è neanche un integralista che fa giocare le sue squadre in un determinato tipo di modulo a prescindere, non rientra nella sua filosofia. Nel corso della sua venticinquennale carriera in panchina il neo mister amaranto si è sempre basato sul tipo di rosa a disposizione per ritagliare quello che lui riteneva più congeniale. Il principio base è quello di creare gioco, senza schemi fissi, con una attenzione, quasi maniacale, alla fase difensiva soprattutto in non possesso palla dove tutti devono pensare a proteggere, aiutandosi reciprocamente, nel suo piccolo un po’ come ha dimostrato il suo ex compagno di squadra alla Cuoiopelli Luciano Spalletti quest’anno al Napoli.

Nel suo primo campionato vinto in Eccellenza con l'Aglianese ha giocato con il 4-4-2 con difesa e centrocampo in linea e due attaccanti pronti a svariare. Quando invece è salito in Garfagnana per dare il via, insieme al ds Paolo Giovannini, a una cavalcata fantastica del Castelnuovo a cavallo degli anni 2000 tanto da sfiorare la C1 partendo dalla D, ha adottato il 3-4-3. Venturelli e Fanani con una quota in difesa davanti a Franchi, sulla trequarti Barsotti, con Galli e Giannotti ali d’attacco, come si diceva una volta, con al centro bomber Micchi. Una miscela esplosiva.

Nei due anni fantastici di Lucca dal 2008 al 2010 con la doppia promozione dalla D alla C1, il tecnico pisano è partito il primo anno con un 3-4-3 che prevedeva il trio Venturelli - Bova - Di Paola dietro, i centrocampisti in linea, due esterni e due mediani e in fase offensiva gli esterni Galli e Biggi a dar man forte al centravanti Scandurra. La stagione successiva in C2 lo schema era il solito, ma prevedeva un centrocampo a rombo con Chadi davanti la retroguardia, Mocarelli e Carloto mediani e trequartista Galli a supporto del trio offensivo Pera, Biggi e Scandurra. Un gioco piacevole, tanto che in alcuni frangenti si trasformava in un 4-2-4, capace di ammaliare un mister come Conte, a quei tempi esonerato dall’Atalanta e in procinto di andare alla Juventus, che si fermò per tre giorni a osservare e studiare il lavoro di Favarin.

Ad Andria e Venezia, altre due tappe vincenti, lo schema messo in campo è stato uguale, diverso dalle altre esperienze. Una sorta di 4-2-3-1 con i due mediani a far legna, un trequartista e due esterni alti a supporto dell’unica punta.

Venendo ai giorni nostri e alle ultime esperienze a Prato e Tau c’è da fare un distinguo. Favarin subentra in corsa a dicembre 2021 sulla panchina laniera per sostituire Marco Amelia. Adotta il 3-5-2 che si rivela una formula adeguata tanto da chiudere il campionato al settimo posto. La stagione scorsa inizia sempre sulla riva del Lungobisenzio con una rosa rinnovata decidendo di giocare con un 4-3-3 che a volte diventa anche un 4-2-3-1.

I risultati non arrivano così a ottobre, dopo la sconfitta con il Mezzolara, il presidente Commini lo rimuove. Con la nuova legge che prevede che un tecnico esonerato nei dilettanti possa sedersi su un altra panchina, viene chiamato dal Tau calcio per sostituire Cristiani. La situazione precaria in classifica gli fa decidere di scendere in campo con un 3-5-2, tre centrali in mezzo al campo con due esterni e due attaccanti. Dopo un inizio stentato arrivano i risultati tanto da conquistare la salvezza anticipata senza ricorrere ai playout.
 

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