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Generazione di Bonaccorsi. E ora Matteo vota Libertas

Bonaccorsi in panchina a colloquio con Ricci (foto Filippo Dal Monte)
Bonaccorsi in panchina a colloquio con Ricci (foto Filippo Dal Monte)

Nipote di Claudio ed ex giocatore PL, quest’anno è assistente di Andreazza. «Vigevano è la squadra più forte ma al completo punto tutto sulla mia LL»

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LIVORNO. Fin da piccolo è cresciuto a pane e sport. Lo zio Claudio con le sue “bombe” ha fatto impazzire il popolo piellino, babbo Massimo ha trascorso anni sui campi di calcio e con il resto della famiglia ha gestito per anni i bar dello stadio Armando Picchi. Adesso è Matteo a portare avanti la tradizione sportiva della famiglia. Fuori dal campo, nella gestione del bar del PalaMacchia, e sul parquet, da assistente di coach Andreazza sulla panchina della Libertas. «Quello dell’allenatore è un mestiere che mi è sempre piaciuto - commenta il 22enne -. In questi anni in cui ho giocato tra B e C Gold ho capito che forse mi piaceva di più rispetto ad essere giocatore. Sapevo che sarei dovuto ripartire da zero in un percorso nuovo, ma quando mi si è presentata l’occasione di far parte di uno staff in Serie B non ho potuto dire di no».

È amico di Ramagli, le ha dato qualche consiglio?

«Parlammo al telefono prima che prendessi questa decisione. In Italia per me è uno dei top allenatori. Mi ha spiegato i pro e i contro del mestiere e mi ha dato una visione chiara in ogni sfaccettatura, consigliandomi di fare quello che mi piaceva di più».

Questi primi sei mesi cosa le hanno detto?

«Mi sono accorto che questo lavoro mi piace, anche se sono consapevole che sia un mondo difficile. Da giocatore e da spettatore è impossibile capire quanto lavoro c’è dietro a una squadra di B. Oltre al singolo allenamento ci sono ore e ore di video e di studio di qualsiasi dettaglio. C’è da tanto lavoro da fare, ma non mi pesa e questo è l'aspetto più importante».

La LL nell’ultimo periodo ha avuto qualche passo falso di troppo, come mai?

«Problemi seri per cui allarmarsi secondo me non ce ne sono. Ci sta mancando continuità nei risultati, ma perché è la stessa continuità che manca negli allenamenti. Abbiamo avuto qualche acciacco di troppo che non ci ha permesso di allenarci al massimo del potenziale».

Però, se togliamo il derby che è una partita a sé, sono arrivate tre sconfitte in partite che avevate in mano.

«È vero e ne va preso atto. Arriviamo nei momenti chiave della partita e non riusciamo ad avere il killer instict che servirebbe».

Come mai?

«Ci arriviamo un po’ corti di fiato e soprattutto di lucidità, ma la spiegazione per me è in quello che ho detto prima».

Un arrivo dal mercato aiuterebbe?

«Darebbe sicuramente una mano, ma finché non c’è dobbiamo fare tutti di più, a partire da noi dello staff, per alzare il livello e migliorare quei particolari che ci stanno costando caro».

Tre partite in una settimana, come la preparate la gara di Orzinuovi?

«È da tempo che la prepariamo e ci abbiamo lavorato in anticipo. In questi giorni cercheremo di sistemare i dettagli per fare una bella partita. Veniamo da una settimana difficile e preparare tre partite toste in sette giorni non è facile. Marco e Iacopo (Venucci, ndr) mi hanno dato tanta responsabilità e ho vissuto per la prima volta un avvicinamento simile a quelli nei playoff. È una bella esperienza».

Com’è il rapporto con Andreazza e Venucci?

«Ottimo. Mi stanno insegnando tanto. Marco è un professionista vero che cura ogni dettaglio, oltre ad essere una persona leale e un allenatore capace. Non potevo chiedere allenatori migliori per iniziare questo percorso».

Famiglia piellina, ma lei è nello staff Libertas: chi lo avrebbe mai detto.

«Quando ho giocato alla Libertas mi sono trovato bene con le persone e poi è nata questa opportunità che ho colto con entusiasmo. Alla fine si tratta di lavoro e per questo non mi sono mai messo paletti».

Della PL cosa pensa?

«È un roster costruito con grande criterio e senza grosse individualità, a parte Loschi, ma con un gruppo che ha dei valori importanti. Non mi ha certo sorpreso, perché l’ho sempre reputata una formazione di alto livello. Vanno fatti i complimenti alla società per come è riuscita a confermare le proprie ambizioni nel corso delle partite, firmando come ottavo uno come Graziani che aveva sempre fatto l’A2».

La squadra più forte qual è?

«Vigevano in questo momento è un passo avanti alle altre per mentalità. Hanno una solidità difficile da raggiungere già a gennaio. Ma io credo con forza nella Libertas non appena riusciremo ad avere continuità di allenamento».

Il derby tra PL e Piombino sarà cruciale nei piani alti.

«Assolutamente. Piombino viene da un periodo difficile a causa degli infortuni, ma ha due giocatori come Venucci e Piccone che se si accendono rendono la vita difficile a qualsiasi squadra del campionato. La PL ha dimostrato però di avere una grande difesa, perché tenere Montecatini sotto i 50 punti non è da tutti. Possono vincerla lì».

La classifica se l’aspettava così?

«Piombino mi ha sorpreso in positivo. Le prime tre hanno qualcosa in più rispetto al resto, ma la classifica è molto corta e abbiamo visto che tutto può succedere».

Un girone di ritorno che si preannuncia difficile.

«Esatto. Herons e Gema si sono rinforzate, Omegna e Pavia hanno alzato il loro livello. Ogni partita sarà insidiosa e tutti possono vincere con tutti. È il girone con il livello medio più alto, insieme al C».

Per la promozione in A2 chi vede come contender negli altri gironi?

«Direi Orzinuovi, Rieti e Ruvo. Sono società importanti, con roster lunghi e giocatori esperti per la categoria allenati da tecnici di alto livello».

Con la gestione del bar del PalaMacchia si sarà accorto del grande afflusso di pubblico.

«Che il basket sia ripartito alla grande è sotto gli occhi di tutti e di questo va dato merito alle due società. Ogni domenica abbiamo tantissimo lavoro viste le migliaia di persone al palazzo ed è un ulteriore conferma della rinascita. E vi assicuro che parlando con tanti amici da tutti Italia invidiano Livorno e la sua pallacanestro».
 

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