Commercio
Raggiro degli affitti a Livorno, indagini chiuse: «Intascate oltre 50 false caparre»
Tutto è partito dopo una serie di denunce presentate alle Fiamme Gialle. Il legale: «Il mio assistito ribadisce la sua totale estraneità ai fatti contestati»
LIVORNO. Avrebbero proposto a decine di persone immobili in affitto, salvo poi intascarsi le caparre e sparire senza consegnare le chiavi. Per questo, con l’accusa di truffa, la Procura di Livorno ha scritto sul registro degli indagati i nomi dei due agenti immobiliari Riccardo Manzi (58enne titolare dell’agenzia immobiliare Assitalia Group con sede in via delle Grazie) e Alessandro Acampora (57enne socio pisano di Manzi alla Assitalia) dopo gli accertamenti portati avanti dalla guardia di finanza su più di 50 presunti raggiri.
Le indagini, relative a fatti avvenuti tra il 2022 e il 2023, coinvolgono anche il 39enne pisano Manuel Casalini e si sono chiuse con la notifica dell’avviso di conclusione inviata agli avvocati degli indagati, che hanno così potuto presentare eventuali memorie in attesa di sapere che cosa il pubblico ministero Niccolò Volpe, titolare dell’inchiesta, deciderà di chiedere al giudice.
Truffa in concorso
L’inchiesta è scattata dopo una serie di denunce presentate alle Fiamme Gialle da parte di persone che sostenevano di essere state raggirate dai due agenti immobiliari, che avrebbero intascato le caparre senza poi fornire effettivamente gli immobili in locazione. E le denunce, pian piano, sono cresciute di numero. Manzi e Acampora, nello specifico, sono accusati di truffa in concorso relativamente alle pratiche riguardanti un immobile in via Marradi di cui avevano ricevuto mandato dalla proprietaria per la vendita. I due – secondo l’accusa – avrebbero fatto visionare l’appartamento a più persone e si sarebbero fatti consegnare un ammontare complessivo di 22. 600 euro a titolo di caparra da 19 persone.
Truffa
Fatti fotocopia sono contestati al solo Manzi circa l’appartamento di via Oreste Franchini di proprietà del padre. In questo caso l’indagato, sempre secondo l’accusa, si sarebbe fatto versare complessivamente 21. 950 euro di caparre da 15 persone. Stessa cosa avrebbe fatto con una casa in piazza Mazzini, da cui lo stesso Manzi avrebbe ricavato 11. 070 euro ottenendo caparre da 11 persone, con un’abitazione in via della Bastia (6. 550 euro da quattro persone) e con una in via del Fagiano (1. 300 euro). E Caparre sono state versate anche per un appartamento in via Palestro (1.600 euro), per una casa in via Montebello (3.000 euro) e per una casa in Borgo San Jacopo (1.850 euro). In questi ultimi tre casi secondo l’accusa avrebbe avuto un ruolo anche Casalini che, presentandosi come “impresario”, avrebbe fatto visionare gli appartamenti alle persone interessate a prenderli in affitto.
Appropriazione indebita
Al solo Manzi, oltre alla truffa, è contestata anche l’appropriazione indebita per quando riguarda l’appartamento all’Ardenza da lui mostrato a una platea di potenziali affittuari e pure a una persona interessata ad acquistarlo. Che effettivamente, per andare a vivere in via Oreste Franchini, era pronta a investire 250.000 euro. Tanto da versarne 15.000 come cauzione. Soldi che, purtroppo, non ha mai più rivisto.
La difesa
Gli interessati hanno preso atto della chiusura delle indagini preliminari. Riccardo Manzi, difeso dall’avvocato del foro di Pisa Alessandro Zarra, si è sottoposto ad interrogatorio nel corso del quale ha sostanzialmente ammesso gli addebiti che gli sono stati contestati, ricollegandoli in parte a seri problemi di salute e difficoltà economiche all’epoca dei fatti. Ha infine manifestato profondo rammarico per la vicenda che lo ha visto protagonista. Il legale di Casalini, l’avvocato Guglielmo Virgone del foro di Pisa, sta analizzando gli atti per elaborare una strategia difensiva.
L’avvocato Massimo Tuticci del foro di Livorno, legale di Acampora, si esprime invece così: «A seguito della notifica dell’avviso di conclusione indagini, Acampora ha chiesto e ottenuto di poter rendere ampio e diffuso interrogatorio avanti all’autorità giudiziaria al fine di poter ribadire e, soprattutto, di fornire la prova della propria totale estraneità ai fatti illeciti oggetto di contestazione. Effettivamente, riteniamo di aver definitivamente chiarito e dimostrato come la condotta professionale di Acampora sia stata, in ogni occasione, improntata alla massima serietà e correttezza. Siamo, dunque, estremamente fiduciosi che questa tristissima vicenda che a visto suo malgrado coinvolto, pur senza alcuna personale responsabilità, anche Acampora possa trovare la sua naturale positiva conclusione. Purtroppo l’attenzione mediatica che sulla vicenda è stata esercitata ha determinato per Acampora, ma anche per i suoi più stretti legami affettivi, una condizione di estrema afflizione e profondo disagio, sia in ambito professionale sia in quello personale, che ben difficilmente potranno trovare una completa e adeguata compensazione con il sia pur definitivo riconoscimento della totale correttezza osservata in ogni proprio comportamento, nonché la propria assoluta dirittura morale».
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