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Dino Lorenzini: «Entro la fine dell’anno l’istanza con Msc e Neri per la Darsena Europa»

di Martina Trivigno

	Il cantiere della Darsena Europa (foto Stick)
Il cantiere della Darsena Europa (foto Stick)

L'ad del Terminal Lorenzini: «Al lavoro per far sì che l’Authority pubblichi il bando»

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«Noi come Terminal, in pool con altri soggetti (Msc e Gruppo Neri, ndr), abbiamo presentato una manifestazione di interesse per la Darsena Europa. E dal punto di vista dell’iter lo andremo ad affinare entro la fine dell’anno per portare a termine la presentazione definitiva dei progetti di project financing in modo che anche l’Autorità portuale sia messa in condizione di dare via al bando pubblico». Dino Lorenzini, amministratore delegato del Terminal Lorenzini, è stato uno dei relatori, ieri, del convegno intitolato “Livorno e l’Alto Tirreno. Tra intermodalità e innovazione”, organizzato a Palazzo Pancaldi dal Secolo XIX.

Un momento di confronto sui temi più attuali della portualità e, per Livorno, uno dei focus ha riguardato proprio la maxi Darsena che per Lorenzini è prima di tutto «un’assicurazione sul futuro per tutti: non solo perché porrà fine a elementi negativi infrastrutturali del porto di Livorno (ingresso, manovra e pescaggio), ma così i terminal container potranno svilupparsi in aree specifiche liberando di conseguenza spazio per altri traffici». In pratica, il project che i gruppi capitanati da Aponte, Neri e Lorenzini stanno per varare potrebbe valere più di 400 milioni di euro (da sommare agli oltre 550 di parte pubblica). E ora ci siamo: a breve arriverà la presentazione ufficiale dell’istanza di concessione, attesa da metà estate. Ma la tavola rotonda è stata anche l’occasione per scandagliare più tematiche, tutte connesse tra loro dalla necessità di fare sistema. Nereo Marcucci, presidente Confindustria-Logistica e Trasporti, lo ha rimarcato nel suo intervento. «Fare sistema significa mettere a fattor comune risorse materiali e immateriali con un obiettivo comune. Ma Genova, Savona, La Spezia e Livorno non hanno la stessa catchment area – precisa – : come fanno allora i livornesi a dire ai liguri quali traffici fare? Ma quale sarebbe l’obiettivo comune? Rispondo: aumentare i traffici in un contesto di maggiore efficienza. Nel 2010 l’Italia ha mosso 500 milioni di tonnellate, nel 2024 lo stesso. Se non cresce la merce da esportate e i beni intermedi da importare, si fa sistema per cosa? Il contesto di maggiore efficienza: otto miliardi di investimenti nel periodo a Genova, qualche milioncino anche privato alla Spezia. Livorno? Leggo il bilancio dell’Autorità portuale: sette milioni di trasferimenti dallo Stato. In questa situazione, la vedo difficile. Diciamo la verità: oggi, chi determina l’andamento dei traffici non sono i porti, né il sistema logistico. Sono la produzione e le shipping line». E per Matteo Savelli, della Porto di Livorno 2000, «oggi manca proprio l’idea del fare sistema».

«La riforma dei porti deve servire a eliminare quella conflittualità che a Livorno è molto elevata – sottolinea – . Capitaneria da una parte e Autorità portuale dall’altra sono i nostri regolatori: noi facciamo le istanze, ma loro, e tra di loro, hanno sistemi e attività diverse. Se risolviamo questi problemi, allora la fluidità della gestione ordinaria sarebbe garantita. Perché oggi siamo noi che dobbiamo far lavorare i due enti nella stessa direzione».

«Livorno è litigiosa ma è bella per questo – conclude Maria Gloria Giani Pollastrini, presidente del Propeller Club Livorno – . Ma alla fine cerchiamo di provarci, a fare sistema. Vogliamo spingere perché tutto questo avvenga, chiediamo aiuti e sostegni, visto che il presidente dell’Authority, Davide Gariglio, deve operare con gettiti micro, nonostante si parli da anni di private financing, ma siamo ancora qui. Ma attenzione, perché sui territori, in realtà, si litiga dappertutto».


 

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