Inquinamento a Livorno, una zona ai raggi X: previsti anche 700 prelievi salivari – Come saranno individuato i cittadini
Al via lo studio da tre milioni di euro: è stato finanziato dall’Unione Europea. Parla la dottoressa Roberta Consigli, direttrice del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana nord ovest
LIVORNO. Prelievi del sangue, della saliva e dell’urina. E ancora: misurazione della pressione e controllo della frequenza cardiaca. Al via a Livorno uno studio del valore di 3 milioni di euro – finanziato dall’Unione Europea – per monitorare gli «effetti sanitari dell’esposizione agli inquinanti organici persistenti, metalli e Pfas (sostanze chimiche artificiali)» rivolto alla popolazione che vive nei dintorni del Sito d’interesse nazionale (Sin), un’area contaminata estesa, classificata come pericolosa dallo Stato italiano e che ha bisogno di interventi di bonifica.
A Livorno, il Sin corrisponde oggi alle aree della raffineria Eni, della centrale Enel e alle acque esterne alle Dighe foranee, e ora la novità è che si potrà finalmente capire se abitare vicino a quelle zone esponga o meno a qualche rischio per la salute.
L'iniziativa
La dottoressa Roberta Consigli è la direttrice del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana nord ovest ed è lei a spiegare al Tirreno i dettagli di questo monitoraggio che arriverà a coinvolgere a Livorno circa 700 persone che saliranno a un migliaio se si considera anche il Sin di Piombino (anche lui coinvolto nello studio). «L’iniziativa nasce da un finanziamento dell’Unione Europea, nell’ambito del Pnc, il Piano nazionale per gli investimenti complementari, strumento che integra il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha previsto dei bandi a cui hanno concorso varie Regioni: in questo caso la Regione capofila è il Veneto – sottolinea Consigli – . E la Toscana, avendo sul suo territorio questi siti, ha deciso di aderire al progetto. Il promotore è l’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), mentre l’Asl Toscana nord ovest è il cosiddetto sperimentatore perché la sperimentazione, intesa come studio e ricerca, viene fatta nel nostro territorio. Ma tanti sono gli attori che hanno aderito al protocollo».
Come funziona
Ma come si svolgerà la fase di raccolta dei dati? «Intanto saranno prelevati dei campioni di matrici alimentari di natura sia vegetale che animale per comprendere se l’inquinamento dei siti abbia impattato in qualche modo su queste matrici, che poi a loro volta sono destinate, alla fine della filiera, anche all’alimentazione – sottolinea la direttrice del dipartimento di prevenzione dell’Asl nord ovest – . Poi dovremo reclutare dei cittadini che volontariamente aderiscano allo studio, che dovrà essere concluso entro il 2026, e a quel punto saranno sottoposti a prelievi di sangue, urina e saliva e si procederà anche con una misurazione della pressione e un elettrocardiogramma. Tutti i dati raccolti verranno poi analizzati, in quanto studio di ricerca, in maniera collettiva».
Gli enti
Anche perché i soggetti coinvolti nel monitoraggio sono tanti e tutti diversi: l’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana), l’Istituto zooprofilattico sperimentale, l’Ispro (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica), Cnr e anche l’Arpa Veneto. «Una parte degli enti, poi, lavorerà in fase di analisi dei campioni prelevati – prosegue Consigli – e così entrerà in gioco il Laboratorio di sanità pubblica di Firenze e Siena, il laboratorio dell’Arpat e quindi l’Università di Pisa per alcune analisi. Poi c’è la fase della ricerca vera e propria, soprattutto con Ispro e Cnr, che sono i progettisti, ma avranno un ruolo importante anche nell’interpretazione dei dati e quindi nell’analisi dei risultati».
Il reclutamento
È stato stimato – perché l’esito del monitoraggio possa essere considerato realmente rappresentativo della popolazione – siano coinvolte circa 700 persone che vivono nelle zone limitrofe al sito, a cavallo tra Livorno e Collesalvetti. «Il reclutamento dei cittadini deve avvenire secondo dei criteri che tengano conto della residenza, della distanza rispetto al sito di interesse, dell’età e del genere – aggiunge la direttrice – e quindi, parlando in termini statistici, il campione che poi andremo a studiare deve essere sufficientemente rappresentativo della popolazione oggetto di studio. È stata dunque fatta un’estrazione di persone che hanno i requisiti adeguati e saranno contattate telefonicamente».
I medici di famiglia
Secondo quanto spiegato dalla dottoressa Consigli, a breve il monitoraggio sarà “pubblicizzato” in modo che i cittadini sappiano che è in corso questo tipo di studio. «Oltre a pubblicare l’informativa sul sito aziendale, abbiamo preparato un’informativa per i medici di famiglia – evidenzia Consigli – : si tratta di un passaggio molto importante perché ogni cittadino contattato avrà la possibilità di chiedere consigli o informazioni al proprio medico, anche per evitare che buttino giù il telefono credendo che si tratti di una truffa. E ovviamente coinvolgeremo i Comuni che hanno un Sin sul loro territorio».
L’obiettivo
«È chiaro che ormai non possiamo fare nulla sugli inquinamenti che ci sono stati in passato – conclude la direttrice – possiamo però capire come questi inquinamenti abbiano impattato sulle matrici e sulla popolazione. Insomma, non si tratta soltanto di comprendere cosa è successo ieri, ma anche di utilizzare le informazioni che derivano dal passato per attrezzarci rispetto al futuro e capire quali misure possiamo mettere in campo, fornendo informazioni importanti ai nostri decisori politici. Questo è il nostro impegno».
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