Il Tirreno

Livorno

L'inchiesta

Livorno, schianto in via da Vinci: il cuoco accusato di omicidio va agli arresti domiciliari

di Stefano Taglione
A sinistra il motorino guidato da Fabio Peluso dopo il tamponamento. A destra il 57enne deceduto
A sinistra il motorino guidato da Fabio Peluso dopo il tamponamento. A destra il 57enne deceduto

Secondo la procura l'incidente è stato provocato volontariamente dallo chef pisano Francesco Vannozzi dopo una lite nel tragitto da Tirrenia. La misura cautelare disposta dalla giudice dopo l'interrogatorio garanzia, durante il quale il 48enne ha fornito la sua versione dei fatti. La vittima è il 57enne dipendente livornese della cooperativa "San Benedetto" Fabio Peluso. La moglie, Barbara Iervasi, è sopravvissuta 

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LIVORNO. Per lui, dopo ore di camera di consiglio, il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti domiciliari, accogliendo solo in parte la richiesta di custodia cautelare avanzata dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Massimo Mannucci, il quale sulla base delle indagini delegate alla polizia municipale ritiene che quell’incidente stradale, in realtà, sarebbe un «omicidio volontario». Ed è per questo che per lo chef che lavora nel ristorante di una struttura ricettiva del litorale pisano (e che risiede a Livorno) aveva chiesto il carcere.

L’accusa

Il cuoco pisano di 48 anni Francesco Vannozzi, dal pomeriggio di martedì 4 novembre, non è più libero. A eseguire quanto disposto dalla gip Francesca Mannino sono stati gli agenti locali, diretti dal comandante Joselito Orlando. La procura lo aveva indagato per omicidio volontario e tentato omicidio per la morte di Fabio Peluso, il cinquantasettenne dipendente della cooperativa “San Benedetto” deceduto sul colpo in sella al suo scooter il primo luglio scorso in via Leonardo da Vinci dopo il tamponamento della Fiat Panda guidata dal cuoco, positivo all’etilometro con un tasso alcolemico di 1,7 grammi per litro nel sangue, mentre la consorte Barbara Iervasi, dietro di lui e inizialmente gravissima, è sopravvissuta, ma di quella maledetta serata che l’ha resa vedova non ricorda niente. Secondo l’accusa Vannozzi e Peluso, che non si conoscevano, poco prima della tragedia avvenuta davanti all’ingresso dell’azienda “Grandi Molini Italiani” avrebbero avuto una banale lite, probabilmente per motivi di viabilità, lungo il tragitto fra Tirrenia e Livorno: lo chef stava tornando dal lavoro, marito e moglie dopo la giornata (e la serata, visto che ormai erano le 22,30) trascorsa al mare.

La dinamica

Le immagini di quanto accaduto, pubblicate sulla cronaca del Tirreno di Livorno in quei giorni, sono drammatiche. Si vede l’auto di Vannozzi cappottata dopo l’urto e il motorino finito contro un muro a bordo strada, poco più avanti, con i detriti sparsi ovunque lungo la carreggiata. Il cuoco, al volante della Fiat Panda, avrebbe centrato lo scooter all’altezza del bauletto posteriore. Peluso, purtroppo, è morto sul colpo. Inutili i soccorsi, seppur immediati, per cercare di salvarlo.

L’interrogatorio

Nella mattinata di martedì 4 novembre, alle 9, a palazzo di giustizia si è tenuto l’interrogatorio di garanzia. Vannozzi è difeso dall’avvocata cecinese Caterina Barzi fin dai primi giorni dopo l’incidente, quando come da prassi era scattata l’indagine per omicidio stradale, che poi la procura coinvinta dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico ha riformulato in volontario. Il quarantottenne non si è sottratto alle domande della giudice, fornendo la sua versione dei fatti. Il contenuto dell'interrogatorio non è noto, dal momento che è avvenuto in camera di consiglio, ma è probabile che l’indagato abbia fornito una versione dei fatti opposta a quella dell’accusa, ritenendo di non aver provocato volontariamente l’incidente. Dopo ore, la giudice per le indagini preliminari, ha poi deciso di applicare la misura cautelare (non quella chiesta dalla procura) per il pericolo di reiterazione del reato. 
 

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