Livorno, Ardenza e Caprera: Clelietta Gonella e gli eredi oggi. «La storia qua parla davvero»
Qualla casa-museo a due passi dal mare e la vita privata dell'eroe dei due mondi
i Francesca Suggi
Livorno «Per noi Garibaldi è diventato un pezzo di casa, ma non ci si abitua mai: qua dentro la storia parla davvero, noi portiamo avanti quello che faceva zia Clelietta che ha dato la vita affinché questa grande storia rimanesse viva, venisse condivisa e raccontata». Così Luisa Gonella. Lei lavora nel mondo della scuola, a Torino: insegna l’uso delle nuove tecnologie a studenti e insegnanti. E dal 2011 porta la storia garibaldina, i cimeli dell’eroe del Risorgimento tra i banchi di scuola. Luisa è figlia di Renzo Gonella, l’ingegnere in pensione nipote di quella “Clelietta”, a sua volta nipote del cuore di donna Clelia Garibaldi, nonché sua dama di compagnia per la vita.
A 16 anni affiancò quasi per caso la figlia del condottiero, per aiutarla a preparare a Caprera i festeggiamenti per il cinquantenario dalla morte di Giuseppe Garibaldi. E poi restò al suo fianco una vita. Per 27 anni. Ereditandone i tesori garibaldini ma soprattutto un testamento spirituale da diffondere. Da qui le donazioni di donna Clelia Garibaldi ai musei garibaldini di mezza Italia e anche alla biblioteca labronica di Livorno: in totale 630 volumi appartenuti a Garibaldi e della quale l’allora responsabile Elisa Botti nel 1954 fece una stima. Anche se l’eroe dei due mondi ad Ardenza non ha mai vissuto, fu proprio lui a scegliere Villa Francesca.
Come testimoniano le lettere a firma Garibaldi alla moglie Francesca Armosino. Garibaldi scelse Villa Francesca come seconda casa di famiglia (dopo Caprera) per seguire il figlio Manlio che frequentava la Regia Accademia Navale a Livorno. L’aveva vista per la prima volta durante i suoi soggiorni labronici, ospite dei tre fratelli Sgarallino che veniva spesso a trovare in quegli anni in cui prendeva corpo l'idea della spedizione dei Mille. «La villa all'Ardenza era stata fatta costruire poco prima del 1850 da un certo signor Donokoe che la lascerà in eredità alla moglie Rosa Fagiuoli - a riavvolgere il filo immobiliare della storia è l’architetto Riccardo Ciorli, cultore della storia locale - Francesca Armosino, vedova di Garibaldi, la acquistò nel 1888. Il contratto venne stipulato tra quest'ultima e la signora Rosa Fagiuoli, vedova Donokoe, alla cui famiglia si deve la costruzione di piazza San Benedetto e della chiesa annessa». Ciorli sfoglia il libro “Memorie Garibaldine, Villa Francesca di Ardenza” di Maria Falcucci Grassi. Alla morte della vedova Garibaldi, dopo un passaggio di eredità, la villa nel 1924 passò a Clelia Garibaldi figlia di Giuseppe (Manlio purtroppo morì prematuramente nel 1900 a Bordighera, quando era tenente di vascello). Fino alla morte di donna Clelia, lei e Clelietta Gonella compiono gli stessi passi: la dama di compagnia eredita Villa Francesca e il suo parco nel 1959.
Lei qui abita fino alla sua morte. Le due donne vivono una vita intera - soprattutto donna Clelia - all’ombra del mito dell’eroe dei due mondi.
Donna Clelia tiene in piedi la casa museo di Caprera e quella di Livorno, accoglie le molte personalità che rendono omaggio al ricordo di Garibaldi. La prima, all'epoca del loro primo incontro, nel 1932, aveva 65 anni; la “nipote di cuore” aveva mezzo secolo meno. Clelietta di donna Clelia parla di una lettrice formidabile, specie di opere filosofiche. Comprava ogni giorno da 6 a 7 quotidiani. Era una fan di Eleonora Duse, che conosceva personalmente. Ne ammirava le mani: la Duse si fece fare il calco di gesso della mano e glielo donò. «Fu poi donato al museo della Scala di Milano: mia zia esaudii il suo desiderio dopo la sua morte», chiude Renzo Gonella.
