Livorno, Flotilla: gli studenti occupano la stazione ferroviaria: «Gaza libera» – Video
Oltre un centinaio di ragazzi è sceso in strada per chiedere la pace in Palestina. E sui binari, dove sono aumentati esponenzialmente di numero, si intona “Bella ciao”
LIVORNO. Prima il blocco parziale di piazza del Municipio, via Grande, piazza della Repubblica, via de Larderel e viale Carducci, con la polizia municipale a fare da apripista per deviare le auto in transito. Poi, dopo un presidio durato una ventina di minuti in piazza Dante dove solo apparentemente regnava la calma, l’occupazione della stazione ferroviaria e la paralisi del traffico regionale, con un treno che stava arrivando da sud che si è fermato a 20 metri dalle pensiline. Solo alle 20 la ripresa graduale.
L’occupazione
In attesa dello sciopero generale di venerdì 3 ottobre Livorno si è nuovamente mobilitata a sostegno della Global Sumud Flotilla, abbordata al largo di Gaza dalle forze armate israeliane. Durante il corteo pacifico alla presenza di tantissimi studenti delle scuole in autogestione sono stati intonati cori contro il premier Benjamin Netanyahu e altri come «Il portuale ce l’ha insegnato: bloccare le armi non è un reato». Parole ripetute anche sui binari e sulle banchine di Livorno centrale, sulle note di “Bella Ciao”, dove sono stati ricordati gli obiettivi della spedizione ed è stato illustrato il sequestro della nave “Mikeno”, che secondo le rilevazioni gps avrebbe rotto il blocco navale, anche se Israele fino a ieri sera lo ha negato. L’invasione dello scalo ferroviario, iniziato poco prima delle 18,30 di giovedì 2 ottobre, si è protratta a lungo e ha ovviamente fermato tutti i convogli in arrivo, in partenza e in transito da Livorno, provocando pesantissimi disagi su tutto il traffico regionale. Un treno è rimasto a lungo fermo all’altezza di Camp Darby, un altro all’altezza di via Bengasi, a pochissimi metri dalla banchina numero 3.
La nave fermata
Ma la protesta, al grido di «blocchiamo tutto», era iniziato spontaneamente come il corteo del 2 ottobre poche decine di minuti dopo il blocco israeliano. Annunciata, compatta, forte e numerosa a seguito dell’appello lanciato sui social: «Ritroviamoci tutti alla stazione marittima». E così i manifestanti – centinaia mobilitati da Unione sindacale di base labronica, “Scuola di carta”, Ex caserma occupata, Gruppo autonomo portuali, Potere al popolo, Azione Livorno antifascista e più in generale da tutto il movimento “Livorno per la Palestina”, gli stessi scesi in strada ieri pomeriggio – hanno bloccato per un’ora il traghetto passeggeri più grande del mondo, il Moby Fantasy, previsto in partenza mercoledì 1 alle 22 per Olbia e salpato solo alle 23. La folla, una parte a banchina e l’altra sul portellone del garage, ha impedito ai camionisti di imbarcarsi, anche se gli autotrasportatori, una parte della quale probabilmente non avrà gradito l’imprevisto, ha comunque solidarizzato con i manifestanti suonando i clacson. Unendosi, quindi, alla protesta per quanto stava accadendo alla Flotilla.
Il corteo
Il presidio delle centinaia di livornesi radunatesi sul porto è stato pacifico e non si sono verificati problemi. «Dopo un’ora di blocco il presidio si è trasformato in manifestazione», le parole del leader labronico della Usb, Giovanni Ceraolo. E infatti si è trasferito sotto la prefettura, al grido di «Giù le mani dalla Flotilla». Da diversi giorni i collettivi hanno inoltre occupato un capannone fuori dal varco Zara: è l’ex Bartoli, abbandonato da anni. È la base dove vengono organizzate le assemblee.
Lo sciopero generale
L’appuntamento di venerdì 3 ottobre è alle 6 al varco Zara. Saranno bloccati gli accessi al porto e il ponte Genova, ma forse l’intera operatività dello scalo marittimo. «Lo sciopero è stato confermato per tutte le categorie del pubblico e del privato. La comunicazione della commissione di garanzia non pregiudica assolutamente la possibilità di scioperare. Saranno eventualmente solo le organizzazioni sindacali – spiega Ceraolo – a ricevere sanzioni, ma non i lavoratori e le lavoratrici». Quella della Flotilla «è un’aggressione che riguarda tutti e tutte noi. Riguarda il principio stesso della libertà dei popoli, della solidarietà e della giustizia internazionale. Quando uno Stato, come Israele, colpisce una missione civile umanitaria riconosciuta e sostenuta da decine di organizzazioni in tutto il mondo – spiega Usb – viola la sovranità morale e politica dell’Italia e dell’intera comunità internazionale. Per questo la risposta non può che essere immediata. Da questo momento chiamiamo ogni lavoratore e lavoratrice, ogni cittadino e cittadina, ogni organizzazione democratica e solidale a bloccare tutto: produzione, logistica, trasporti, scuola, servizi, in segno di protesta contro il crimine di guerra commesso da Israele e contro la complicità dei Governi occidentali, Italia compresa, che continuano a fornire armi e sostegno politico al regime sionista. Difendere la Flotilla significa difendere la libertà, la pace, la dignità del lavoro e dei popoli. Significa dire basta al genocidio in Palestina e pretendere la fine immediata dell’assedio, dell’occupazione, delle forniture militari, del commercio con Israele. L’Italia deve interrompere ogni collaborazione militare ed economica con lo Stato di Israele, chiudere i porti alle navi che commerciano con esso, sospendere gli accordi industriali e fermare l’economia di guerra. Noi stiamo con la Flotilla, con Gaza, con il popolo palestinese, con chi costruisce la pace. Una flotta composta da lavoratori, volontari, rappresentanti di movimenti e società civile, in navigazione con un carico di beni di prima necessità, è stata colpita da un atto di guerra contro la pace, contro l’umanità, contro il diritto internazionale. Israele, con questo atto di pirateria, viola apertamente le convenzioni internazionali e la Carta delle Nazioni Unite, e mette a rischio la vita di cittadini di diversi paesi, impegnati a garantire un canale umanitario permanente verso Gaza».