Livorno, i canottieri si allenano a Pisa: Spil vende la sede
La protesta «È stata costruita con i fondi del Coni, il Comune ne faccia la casa del remo livornese»
LIVORNO. Ha superato un secolo di vita l’Unione canottieri livornesi, nata nel 1919. I campionati Europei del 1929, le Olimpiadi di Los Angeles del 1932, i Giochi di Berlino del 1936, passati alla storia per il duello con gli Usa e la faccia delusa di Hitler. In tutto 106 anni di storia. Certo nel tempo molto è cambiato, oggi per esempio gli atleti che ne fanno parte sono per la maggioranza canoisti e non canottieri. Ma il paradosso resta: quella che fu la società degli “scarronzoni”, i portuali livornesi che sfidavano il mare, deve allenarsi a Pisa, ospitata da un’altra società. E questo perché la sede che si affaccia sullo Scolmatore (da distinguere dai locali di rappresentanza sugli Scali d’Azeglio) è in vendita insieme a tutti i beni di Spil, la società in mano a Comune e banche finita negli anni schiacciata dal parcheggio Odeon.
Il capannone sportivo oggi risulta vuoto, malmesso, non utilizzabile: problemi al tetto, diatriba sugli affitti non pagati dalla società. Ma la vicenda è più grande di quello che può apparire, perché come fanno notare gli addetti ai lavori «l’immobile di via Quaglierini è stato costruito negli anni Settanta con i fondi del Coni e rappresenterebbe l’unico spazio di proprietà pubblica, con affaccio sullo Scolmatore, dove poter realizzare la casa del remo e della pagaia livornese». Una potenziale sede, quindi, non solo per la storica Unione canottieri, ma anche per le cantine del Palio marinaro e magari altre società sportive del settore (famoso è per esempio il Tomei dei vigili del fuoco). Non è un caso che, si scopre oggi, anche il presidente della Federazione italiana canoa, Antonio Rossi, ha scritto al Comune su sollecitazione del presidente nazionale del Coni, ed ex canoista, Luciano Buonfiglio.
Andiamo per gradi. Il capannone in questione al momento risulta all’asta su astegiudiziare.it e su altre piattaforme per 341.190 euro, prezzo sceso un po’ rispetto ai 379mila euro di qualche mese fa. La raccolta delle offerte si è chiusa il 5 settembre e la vendita è in programma il primo ottobre, ma non si sa al momento se qualcuno si è fatto avanti o se l’asta andrà deserta.
«Quel capannone – ricorda contattato dal Tirreno il presidente livornese del Coni, Gianni Giannone – è stato costruito dal Coni negli anni Settanta in un’area comunale destinata allo sport. Era per un centro federale di preparazione olimpica del canottaggio, ancora oggi esiste una targa che lo ricorda. Quei 4.500 metri quadri furono dati con delibera del consiglio comunale, successivamente il Coni affidò la gestione all’Unione canottieri, che interloquiva con la Società porto industriale (antenata di Spil), che era proprietaria del terreno. Da lì sono passati tanti atleti, campioni». «L’errore per noi, viene al punto – è stato che nei vari passaggi che hanno interessato Spil, non è stato valutato che quello non è un capannone qualunque, commerciale, ma un impianto sportivo, quindi per noi la valutazione fatta non corrisponde alla realtà dei fatti. Oggi ci troviamo con questo bene messo all’asta a cifre fuori luogo per una struttura costruita con soldi pubblici del Coni».
«Ho fatto vari incontri con l’amministrazione comunale – fa sapere – per cercare di addivenire a una soluzione, so che l’assessora e il sindaco stanno valutando la situazione con gli uffici tecnici per capire come venire fuori da questa situazione ingarbugliata, dal momento che c’è una valutazione fatta dal tribunale». «Noi – conclude – tenteremo di chiedere un incontro al comitato dei creditori, l’obiettivo è far diventare congrua la vendita all’asta – in altre parole far scendere il prezzo – e a quel punto ci sarebbero i soggetti sportivi interessati a rilevare il bene o la stessa amministrazione potrebbe prenderlo come impianto sportivo». «Su questo – conferma Giannone – c’è stato anche l’interessamento di Buonfiglio, che in questo centro si è allenato».
I canottieri hanno fatto fare una loro valutazione, parlano di 90mila euro. Il presidente Pier Duilio Puccetti è amareggiato, «siamo medaglia d’oro al merito sportivo del Coni, siamo sempre stati lì». «Il capannone – dice – è inutilizzabile perché necessita di lavori, avevamo proposto al Comune un partenariato pubblico-privato insieme al Palio, tre mesi fa abbiamo scritto anche una lettera congiunta su questo. Il capannone sarebbe diventato la casa del remo livornese, è stato costruito con i fondi del Coni, era logico mantenere questa finalità almeno per la parte rimasta». «Si parla tanto degli Scarronzoni come patrimonio della città – si arrabbia – ma è facile farsi belli quando fa comodo e poi non dare una mano. Siamo costretti ad allenarci in provincia di Pisa chiedendo ospitalità a una società. Se vogliamo mantenere una tradizione livornese e portare avanti sinergie con il Palio per una sede unica del remo, quel capannone deve continuare ad avere la destinazione originale, sportiva, nient’altro. Il Comune lo può fare se c’è volontà politica, era stato promesso anche in campagna elettorale».
«Per me fare lì il centro del canottaggio livornese, compreso il Palio – ribatte a distanza il sindaco Luca Salvetti – è la soluzione migliore, lo sto dicendo da anni, ci risolverebbe i problemi di spazi delle cantine e del rimessaggio barche. Feci questa proposta a suo tempo ai canottieri, che erano partiti baldanzosi e poi non hanno mai potuto acquisire la struttura. È in un’area urbanistica che ha altri potenziali usi, intorno ci sono manifatture, attività artigianali, il porto, se il tribunale ha stabilito una cifra e qualcuno interessato si è fatto o si farà avanti è impossibile per noi e per Spil, che è in una situazione che abbiamo ereditato, dire di no». È lapidario, col Tirreno, l’amministratore di Spil, Alessandro Bagnoli: «Gli immobili sono in vendita, se viene qualcuno li compra». l
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