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Livorno, la villa dei sogni va all’asta ma nessuno si presenta

di Juna Goti

	Uno scorcio della villa
Uno scorcio della villa

Incanto deserto per la casa hollywoodiana di via Montebello che fu di “Beppe” Doveri

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LIVORNO. Più che una villa del lungomare toscano sembra il set dei videoclip di qualche rapper americano da milioni di follower. Un pezzo di Hollywood stretto tra i palazzi di via Montebello e di San Jacopo, a poche decine di metri dal moletto Nazario Sauro, dal parco di Villa Mimbelli e dal museo dedicato a Fattori.

Tutta bianca, con affaccio su una mega piscina, scalinate all’interno e all’esterno, colonne con tanto di statue che ti guardano dall’alto, parquet, marmi. Comfort regali, pure troppo. Non c’è livornese che non ci sia passato davanti almeno una volta. E in parecchi si saranno chiesti: che fine ha fatto?

Sulla villa che fu di Giuseppe Doveri in via Montebello si potrebbe in effetti girare un film. Dopo le note vicende giudiziarie che hanno travolto negli anni l’imprenditore livornese, è finita nelle mani dello Stato, confiscata. La novità è che l’Agenzia del Demanio l’ha messa in vendita e che pochi giorni fa la prima asta pubblica è andata deserta.

In ballo ci sono più di mille metri quadri (1010,07) di superficie lorda, oltre 792,43 metri di corte pertinenziale. Il prezzo alla base della procedura di gara aperta sforava i due milioni di euro (2.057.204), con cauzione di poco più di205mila.

L’avviso di vendita, pubblicato sotto il solleone estivo, scadeva lunedì e due giorni fa si sarebbe dovuta aprire la gara mediante offerte segrete per l’aggiudicazione. Invece per quella data nessuno si è fatto avanti.

Si legge quindi nel verbale del 16 settembre pubblicato dal Demanio: «Non è pervenuta alcuna offerta», «la gara è andata deserta» e «la stazione appaltante non provvederà alla nomina della commissione di gara».

È presto ora per dire cosa accadrà alla villa livornese, che resta nelle mani dello Stato. È probabile che l’Agenzia tenti nuove procedure di vendita, considerando che – come si legge negli atti – «le regioni e gli enti locali territoriali sul cui territorio insistono gli immobili offerti in vendita» (nel lotto ne figuravano anche altri sparsi per la Toscana) «non hanno esercitato il diritto di opzione all’acquisto».

Per ora sul colonnato esterno resta il cartello apparso poche settimane fa: “vendesi”. E com’è l’immobile visto da dentro lo raccontano le carte e le foto della direzione territoriale della Toscana e dell’Umbria: bagni a gogo, lussuose scalinate, anche difformità degne di nota. Si parla di «villa unifamiliare articolata in quattro piani (seminterrato, terra, primo e sottotetto), con resede di pertinenza su quattro lati più piscina e dependance». Al piano terra: «soggiorno, cucina, due disimpegni, quattro bagni, un monolocale, lavanderia». Poi garage e locali tecnici. Al secondo piano, «accessibile attraverso scala esterna ed interna», ecco «zona ingresso, soggiorno, pranzo, cucina, vano scala, disimpegno ripostiglio, bagno e balcone».Ancora, nel sottotetto, «tre bagni, un corridoio giro scala e sei spazi». «Sono state riscontrate – veniva appunto precisato nell’ultimo avviso di gara – alcune difformità», come la «realizzazione di un piano seminterrato» o la «diversa distribuzione di spazi interni». «Sarà cura – era quindi la premessa – dell’aggiudicatario nonché futuro acquirente, prima della stipula dell’atto di acquisto (...) di procedere alla regolarizzazione urbanistica attraverso la presentazione delle necessarie pratiche edilizie (...) o procedere al ripristino dello stato legittimato».

Ma per ora “il villone bianco”, come l’hanno ribattezzato i livornesi, resta libero. 


 

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