92 docenti e lavoratori del liceo Enriques: “Stop scolasticidio a Gaza”
Il primo giorno di scuola un documento per accendere un faro sulla “Striscia” e chiedere all’Italia di adoperarsi per concorrere a fermare il massacro
Livorno Un documento firmato da 92 tra docenti e lavoratori del liceo Enriques di Livorno. Per accendere un faro, il primo giorno di scuola, su quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza e far partire anche da Livorno la richiesta affinché l'Italia si adoperi per fermare l'orrore.
Ecco di seguito il documento
Noi sottoscritte e sottoscritti, lavoratrici e lavoratori del liceo Federigo Enriques di Livorno, esprimiamo pubblicamente la nostra ferma condanna del massacro che il governo e l’esercito dello Stato di Israele stanno portando avanti ai danni della popolazione palestinese della Striscia di Gaza.
Ci uniamo alle tante cittadine e cittadini, associazioni, comunità accademiche, artist* nella richiesta che lo Stato italiano, coerentemente con i principi e i valori della Costituzione, assuma tutte le iniziative possibili per concorrere a fermare l'orrore di quanto sta avvenendo.
Chiediamo:
- che il Governo italiano si adoperi, con gli strumenti del diritto nazionale e internazionale, per garantire un immediato cessate il fuoco, l’apertura dei valichi, l’ingresso del cibo e degli aiuti umanitari, l’accesso a cure
adeguate per tutt* coloro che ne hanno bisogno;
- che sia rispettata la legge 185 del 1990, che vieta la vendita di armi nei Paesi in cui si verifichino gravi violazioni dei diritti umani;
- che il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Università denuncino pubblicamente le gravissime violazioni del diritto all’istruzione in atto nei territori palestinesi e le violazioni dei diritti umani insite nel progetto di cancellazione di una cultura che ha una storia plurisecolare;
- che sia garantita all* studenti palestinesi che hanno scelto di proseguire i propri studi in Italia la possibilità di uscire da Gaza; che siano implementati corridoi umanitari per l* palestinesi, in particolare per l* minori, e attivati programmi di cooperazione con il personale scolastico palestinese.
Da anni associazioni per i diritti umani e la stessa ONU denunciano le violazioni del diritto internazionale commesse dai governi israeliani nei territori occupati e a Gaza e il regime di segregazione etnica, fondato su pesanti limitazioni della libertà di movimento e dei diritti di cittadinanza, espropri di territori ed abitazioni, uso sistematico della violenza, cui sono sottoposti le e i palestinesi.
Il 7 ottobre 2023 abbiamo assistito con sgomento all'attacco perpetrato da Hamas e sentiamo l'esigenza di esprimere la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime e a tutte le persone che, dentro e fuori Israele, hanno vissuto quella violenza come un trauma difficilmente superabile.
Ma l’escalation di violenza e terrore che si sviluppa da ormai ventitré mesi nei territori di Gaza non può essere in alcun modo giustificata come risposta a quell'esecrabile atto.
I dati che il Dipartimento della Salute di Gaza, ma anche ricercator* indipendenti, ONG e osservator* delle Nazioni Unite riportano parlano di oltre 60.000 palestinesi mort* nella Striscia di Gaza come diretta conseguenza degli attacchi portati dalle Israel Defense Forcesi; una percentuale stimata tra il 70 e l’80% di essi sono civili, donne, anziani, bambiniii. L’aspettativa di vita a Gaza si è ridotta di 35 anni in dodici mesi e la Striscia detiene il triste primato della più alta percentuale di minori mutilat* nel mondo. Il sistematico bombardamento degli ospedali, l’uccisione di medic* e operator* sanitari, il blocco all’accesso di aiuti; infine, la fame e la malnutrizione che hanno raggiunto, in un territorio già sottoposto a pluriennale assedio, livelli mai vistiiv, e la distruzione di interi ecosistemiv stanno moltiplicando giorno per giorno il numero delle vittime.
Il 15 agosto, a Pisa, Marah Abu Zuhri, appena ventenne, arrivata in Italia in condizioni critiche da Gaza, è morta per le conseguenze di mesi di forzata denutrizione.
Anche il personale delle Nazioni Unite continua ad essere oggetto di attacchi e ad oggi oltre 210 giornalist* sono rimast* vittime dell’IDFvi.
Mentre scriviamo, in violazione di molteplici risoluzioni internazionali (tra le più recenti, la risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 2016 e la risoluzione dell’Assemblea Generale ONU del 18 settembre 2024), Tel Aviv ha annunciato ufficialmente il piano di annessione della Cisgiordania e l’occupazione totale, prima militare e poi civile, della Striscia di Gaza.
Già il 26 gennaio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja ha riconosciuto la plausibilità del rischio di un genocidio a Gazavii; accusa che è stata in seguito confermata e rafforzata dai rapporti dell’ONU e di vari osservatori internazionali nonché, appena pochi giorni fa, da una risoluzione dell’importante International Association of Genocide Scholarsviii.
Come insegnanti e personale scolastico vogliamo in particolare portare l’attenzione su quello che le Nazioni Unite hanno definito uno “scolasticidio” in corso: già alla metà del 2024 nella Striscia più di 8000 studenti erano mort*; oltre 370 scuole sono state distrutte o pesantemente danneggiate dall’IDF, lasciando oltre 620mila studenti priv* del diritto all’istruzione; tutte le università della Striscia di Gaza sono state distrutte e almeno altre 5 in Cisgiordania hanno subito attacchi; le biblioteche pubbliche sono state distrutte; quasi 500 lavorator* della scuola sono stat* uccis*, mentre molt* altr* hanno continuato a lavorare per mesi senza ricevere uno stipendioix. A questo si aggiunge la situazione delle scuole in Cisgiordania, costantemente sotto minaccia di demolizione all’interno del piano di espansione degli insediamenti israeliani e ancor più pesantemente oggetto di attacchi negli ultimi mesi.
Distruggere scuole, università e biblioteche significa violare il fondamentale diritto umano all’istruzione, garantito dalle Dichiarazioni internazionali di cui anche l’Italia è promotrice e firmataria. Non soltanto: costituisce un violentissimo tentativo di cancellare la memoria, la cultura e il futuro di un popolo.
Un’operazione solo apparentemente collaterale rispetto alle uccisioni e alle invasioni a cui assistiamo tramite i nostri schermi.
Sappiamo che Gaza resiste. Abbiamo visto, lo scorso luglio, le immagini di oltre mille giovani donne e uomini che sostenevano l’esame di maturità a conclusione del loro percorso scolastico, quasi in contemporanea con “le nostre” e “i nostri” studenti. Le università della Cisgiordania hanno attivato corsi online per permettere all* universitari* di Gaza di seguire le lezioni, per quanto reso possibile dalle connessioni internet, dalle condizioni di assedio e dai bombardamenti. Sappiamo anche che, in quell’assedio, ci sono giovani che in alcuni casi avevano scelto di proseguire i loro studi in Italia, in Europa: ma non riescono ad arrivare, a causa del blocco imposto da Israele.
Esiste una parte della società israeliana che si oppone alla politica omicida del proprio governo. La nostra solidarietà va a quant* in Israele scrivono, sfilano per le strade, disertano la leva, affrontandone anche le conseguenze.
Va ai membri delle comunità ebraiche nel mondo che, riconoscendo un legame storico con lo Stato di Israele, scelgono di usare la propria voce per chiedere urgentemente la fine dei massacri e una pace giusta.
Va alla diaspora palestinese, che da decenni rivendica il diritto all'esistenza e al riconoscimento e vive in questi mesi una quotidiana, rinnovata angoscia.
Come liceo abbiamo sempre creduto e lavorato per l’educazione alla pace, al rispetto dei diritti umani, ad una cittadinanza consapevole e democratica. Negli anni abbiamo sviluppato progetti fondati sul valore della memoria e della lotta contro sopraffazioni, discriminazioni, regimi; abbiamo ricordato e continueremo a ricordare la Shoah e gli stermini del passato, di cui anche l’Italia si è resa artefice; abbiamo invitato storic* e testimoni. Crediamo che oggi il nostro ripetere con convinzione “mai più” sia possibile solo se lo assumiamo nel suo senso più pieno: mai più per nessuno.
Molt* di noi già da mesi usano le proprie voci e gli strumenti culturali che ci appartengono per chiedere con forza che lo Stato italiano faccia ciò che è in suo potere per mettere fine all’aggressione ai danni del popolo palestinese. Adesso, che il nuovo anno scolastico sta iniziando, abbiamo scelto di prendere parola in modo pubblico e collettivo.
Da parte nostra, continueremo a promuovere, nell'ambito delle attività scolastiche ed educative, iniziative, momenti di riflessione, eventi culturali che favoriscano la formazione di una coscienza civica, consapevole, critica e solidale, tesa alla promozione del dialogo, della pace e della cooperazione tra popoli.
Firmato:
Orlando Acosta Lopez, Simona Agnello, Franca Agostini, Mariangela Antonelli, Silvia Baglini, Valeria Banti, Alfredo Bartiromo, Marta Becchi, Barbara Bianchi, Marco Bianchi, Marianna Bianchi, Valeria Bocci, Annalisa Bove, Monica Brondi, Daniele Caluri, Chiara Cappelli, Paola Careddu, Francesca Carota, Marta Carvelli, Laura Celata, Anna Maria Cellai, Elena Coldel, Rosina Consoli, Mattia Damiani, Raffaella Dani, Rita De Michele, Claudia Della Torre, Antonietta Di Sabato, Chiara Duranti, Elisa Falchini, Daniele Ferrante, Bernard Ferrari, Veronica Fiorillo, Fabrizio Gaetano, Sarah Galdino, Paolo Galletti, Arianna Gallo, Maria Luisa Gares, Angela Ghelardi, Flavio Giaconia, Giusi Graziano, Valerio Iacomelli, Cecilia Imparato, Monica Isolani, Paolo Lago, Simona Lucchesi, Dinora Mambrini, Susanna Mancini, Lorenzo Mandalis, Federico Manzi, Laura Marenco, Luisa Marmugi, Elia Marrucci, Consiglia Martella, Riccardo Martinelli, Federica Massai, Angela Mattei, Anna Lisa Matteini, Linda
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