Grosseto, Matteo è morto a 29 anni giocando a calcetto: il tonfo, le urla e un figlio che non vedrà mai – L’attimo fatale davanti agli amici
La tragedia in una serata come tante passata al campetto a divertirsi: avrebbe compiuto 30 anni il giorno di Natale
GROSSETO. Il tonfo, le urla, il panico, i soccorsi. La corsa in ospedale, la lunga attesa e il volto affranto del medico, che si esprime a voce bassa. Il pianto di amici e familiari. Matteo Legler, marittimo, avrebbe compiuto 30 anni fra pochi giorni, a Natale, poi a gennaio avrebbe abbracciato il suo primo figlio e quindi, insieme alla sua compagna, avrebbe iniziato una nuova vita nella casa per la quale aveva appena firmato il rogito. Ma non ce l’ha fatta, tradito da un’aritmia cardiaca sul campo che tanto amava.
La partita amatoriale
Fa freddo mercoledì sera (3 dicembre) sul rettangolo verde del “Frida Bottinelli Brogelli” dove il “Ristorante Il Veliero” affronta una sfida utile per il campionato Uisp di calcio a 8. La categoria è amatoriale, si gioca a ritmi blandi ma non senza passione. Legler, che nasce attaccante nelle giovanili della sua Porto Ercole, qui fa il portiere.
L’improvviso malore
Succede tutto in un attimo. Tutti su di lui per cercare di aiutarlo, e c’è chi assicura di aver visto Luca Amaddii, allenatore e presidente del “Ristorante”, accorrere dal suo uomo in difficoltà con in mano il Dae (il defibrillatore semiautomatico) che l’InvictaSauro, che gestisce l’impianto, custodisce nei locali dell’infermeria, distante una ventina di metri. Arrivano i soccorritori: massaggi, respirazione, scariche al petto. Non basta. Il ferito viene caricato sull’ambulanza che parte a sirene spiegate in direzione del Misericordia. Dietro gli altri giocatori, chi non guida avvisa amici e parenti.
L’attesa al pronto soccorso
Al pronto soccorso di via Senese il tempo si dilata. Al di là delle porte antipanico infermieri e medici si muovono in maniera frenetica per circa te ore. In sala d’aspetto, senza poter fare niente, stanno tutti in silenzio. La compagna di Legler è sotto choc, viene visitata: nessuna conseguenza fisica per lei né per il nascituro. Quando il dottore esce tutti piangono. Impossibile tornare a casa, si resta lì ancora per quasi tre ore.
Il dolore e l’ultimo gesto di altruismo
Fa freddo anche nella mattina di giovedì 4 dicembre nel parcheggio dell’obitorio, dove si arriva un po’ alla volta e ci si unisce nel dolore e nell’incredulità di fronte alla tragedia. Abbracci e lacrime nella camera mortuaria mentre nella sala sterile il personale della struttura procede all’espianto delle cornee, un ultimo gesto di altruismo e una speranza per un’altra vita. Gli addetti dell’agenzia funebre aspettano che venga consegnata loro la salma di Matteo Legler e infine ripartono verso Porto Ercole, dove si faranno i preparativi per il funerale.
