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La sentenza

Livorno, concessione alla Baracchina bianca: scagionata dalla Corte dei conti Senia Bacci Graziani

di Stefano Taglione
L'ex dirigente del Comune di Livorno Senia Bacci Graziani
L'ex dirigente del Comune di Livorno Senia Bacci Graziani

L'ex dirigente, per una vicenda degli anni scorsi, era stata condannata in primo grado per danno erariali per una sottostima degli importi

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LIVORNO. Dopo la condanna in primo grado, la Corte dei conti l’ha esonerata da ogni responsabilità. L’ex dirigente comunale Senia Bacci Graziani – 60 anni, livornese e ora con lo stesso ruolo apicale nel Consiglio regionale della Toscana – non dovrà risarcire il Comune per il danno erariale derivato dalla proroga in concessione della Baracchina bianca a canoni, secondo l’accusa, ben al di sotto del valore reale. Un provvedimento, sulla base di una valutazione interna, che lei aveva firmato. Lo ha deciso nei giorni scorsi la terza sezione giurisdizionale centrale d’appello – giudici Giuseppina Maio (presidente), Giuseppina Mignemi (consigliera), Marco Fratini (relatore), Carola Corrado e Flavia D’Oro (primi referendari) – dopo il ricorso della diretta interessata, che era stata chiamata a pagare il 20% dell’importo individuato come danno all’ente – 91.427,60 – mentre il resto, l’80%, sempre in base alla pronuncia spettava a Marco Nencioni, il geometra ed ex dipendente del Comune (che si è poi licenziato) finito al centro di un’inchiesta penale per corruzione, il cui processo è ora in fase dibattimentale. L’amministrazione adesso dovrà pagare ora 4.389 euro di spese di giudizio.

Gli addebiti

La vicenda risale al 2018. Bacci Graziani, all’epoca dei fatti, era a capo dell’ufficio patrimonio, gare e contratti di palazzo civico. Dopo aveva chiesto il trasferimento a Roma, mentre un anno e mezzo più tardi, con un bando di mobilità interna, si è spostata a Firenze, nella dirigenza del Consiglio regionale, dove lavora tuttora. Un’errata valutazione del canone, sulla stima del geometra, era alla base del danno erariale. Le era stata addebitata «una condotta – si legge negli atti – connotata da colpa grave per aver inescusabilmente ignorato le disposizioni, immotivatamente avvantaggiando il privato e causando un evidente “ictu oculi”, anche senza avere competenze in materia di estimo, il pregiudizio arrecato all’ente pubblico dalla determinazione di un canone immotivatamente largamente inferiore a quello pattuito nel 2012, senza considerare la rivalutazione monetaria nel frattempo maturata, per un immobile ristrutturato e, quindi, di maggior valore locativo».

La sentenza

Secondo la corte «Bacci Graziani all’epoca dei fatti rivestiva un incarico dirigenziale che presupponeva diverse e più alte competenze (strategico gestionali) rispetto a quelle possedute da Nencioni» e «si è limitata a recepire gli esiti dell’operazione di stima effettuata dal soggetto munito delle relative competenze. Non può esserle mosso quindi un addebito per la predetta operazione di stima, né può essere avanzato nei suoi confronti un rimprovero a titolo di colpa grave per il fatto di aver recepito i risultati di quella stima». «Ho sempre avuto fiducia nella giustizia – le parole di Bacci Graziani dopo la pronuncia – e sono soddisfatta, anche se ci sono voluti diversi anni di impegno per riuscire a illustrare il mio operato».

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