L’intervento
Livorno, retata anti-droga: quasi tutti livornesi i consumatori. Uno di loro col figlio di due anni
Nei filmati girati dai carabinieri il piccolo batte pure "il cinque" a un pusher. Il padre stava comprando un grammo di hashish: segnalato al tribunale dei minori
LIVORNO. L’immagine che fa più male, estrapolata dai filmati girati dai carabinieri per documentare il proficuo spaccio di droga avvenuto in piazza Garibaldi e aree limitrofe, ritrae un bambino di due anni che dà “il cinque” a uno spacciatore. È il figlio di un trentenne livornese, ora segnalato alla prefettura come consumatore abituale di stupefacenti. In quell’occasione, era il 6 marzo scorso, secondo gli investigatori suo padre (con il piccolo fra le braccia) avrebbe comprato un grammo di hashish al prezzo di dieci euro dal ventinovenne senegalese Alioune Gueye, fra gli arrestati in carcere. «Un’immagine che desta pensieri», così l’ha definita il colonnello Piercarmine Sica, comandante provinciale dei carabinieri di Livorno, durante la conferenza stampa organizzata ieri dall’Arma al comando di viale Fabbricotti per riepilogare l’esito dell’operazione denominata, appunto, “Garibaldi”. Per questo, gli inquirenti, «a tutela del piccolo» hanno anche inviato una segnalazione al tribunale per i minorenni di Firenze.
«Spaccio per 24 ore»
Secondo i militari gli affari, all’ombra della Fortezza, erano proficui e andavano avanti «24 ore su 24, sette giorni su sette». Mille euro l’utile quotidiano complessivo stimato. Molti soldi, segno che il consumo è elevato. Non era peraltro necessario prendere alcun accordo preventivo con i pusher: bastava semplicemente andare lì. Come in un supermercato. C’era sempre qualcuno pronto a rifornire. «L’autorità giudiziaria l’ha definita un emporio», rimarca Sica. «Le attività illecite – si legge nella nota riepilogativa dell’Arma – risultano essersi concentrate prevalentemente in piazza Garibaldi e sugli scali del Pontino. Aree che, pur collocate in posizione centrale e affacciate su uno degli scorci più suggestivi della città, sono note per il degrado urbano, strettamente correlato alla presenza radicata dei fenomeni di spaccio. Tale attività, esercitata in modo stabile e continuativo, era talmente consolidata da rendere agevole per chiunque l’approvvigionamento di droga in loco senza preventivi contatti o accordi, generando una diffusa percezione di insicurezza e allarme sociale, aggravati dal fatto che le transazioni avvenivano in pieno giorno, alla presenza di famiglie e bambini che frequentavano le aree giochi attrezzate della piazza. La significativa presenza di tossicodipendenti che stazionavano stabilmente nell’area, inoltre, ha contribuito all’insorgenza di ulteriori fenomeni delittuosi, tra cui reati contro il patrimonio, finalizzati al reperimento delle somme necessarie per l’acquisto di stupefacenti. Si sono poi aggiunti i frequenti episodi di turbativa dell’ordine pubblico dovuti ad accesi diverbi, in più occasioni degenerati in violenza».
Analisi sugli affitti
L’indagine, che sta andando avanti anche per risalire la piramide dello spaccio e scoprire quindi i fornitori dei pusher, si concentrerà anche sugli affitti degli appartamenti della zona. «Diverse abitazioni della piazza – sono infatti le parole del maggiore Ugo Chiosi, comandante della Compagnia dei carabinieri di Livorno – venivano utilizzate per questo anche in maniera estemporanea e fungevano da base per lo spaccio. I pusher erano favoriti anche dagli arredi urbani e dagli alberi presenti: per loro spacciare era facile e veloce». Le baracchine, di fatto, consentivano sia l’occultamento della droga, che il loro nascondiglio, uno scudo dalle telecamere del Comune.
«Precedenti penali»
«Le modalità di spaccio erano sistematiche e ripetitive: gli acquirenti arrivavano a piedi, in bicicletta o in auto – spiegano nella nota riepilogativa i carabinieri – si avvicinavano agli spacciatori costantemente presenti in piazza mostrando il denaro e ricevevano la dose, precedentemente occultata tra i veicoli in sosta nelle vicinanze, tra gli indumenti personali degli indagati o sfruttando le baracchine della piazza, nel tentativo di eludere i controlli delle forze dell’ordine. Sebbene i coinvolti non siano risultati organizzati tra loro, gestivano autonomamente delle aree di influenza e stazionavano costantemente nell’area, generando disagio per i residenti. Le indagini hanno permesso di stimare un volume d’affari giornaliero in circa mille euro. La quasi totalità degli indagati risulta priva di una dimora stabile e di un’occupazione lecita, circostanza che evidenzia come l’attività di spaccio rappresentasse per loro l’unica fonte di sostentamento. Tutti i coinvolti risultano gravati da numerosi precedenti penali, sia per reati legati agli stupefacenti, che per delitti contro la persona e contro il patrimonio. Alcuni degli indagati sono già conosciuti alle forze dell’ordine e alla procura, in quanto già sottoposti a diversi procedimenti penali, anche per reati più gravi».
«Lotta al degrado»
All’operazione, che ha visto pure l’impiego di un elicottero, oltre ai militari livornesi hanno partecipato i colleghi del sesto battaglione “Toscana”, del nucleo elicotteri di Pisa, dei cinofili di Firenze e San Rossore (Pisa), per un totale di oltre 150 carabinieri. Il risultato è stato «un compendio accusatorio solido, fondato su riscontri oggettivi, testimonianze, sequestri ed osservazioni dirette, che ha permesso di ricostruire con precisione la piazza di spaccio, interrompendo l’attività illecita – proseguono gli investigatori –. L’operazione condotta rappresenta un segnale da parte delle istituzioni nella lotta al degrado urbano ed al traffico di stupefacenti, con particolare attenzione alla tutela dei minori, spesso coinvolti o quantomeno esposti a dinamiche illecite. Piazza Garibaldi e gli scali del Pontino, da tempo al centro di segnalazioni da parte dei cittadini e simbolo di una crescente percezione di insicurezza tanto da essere definiti come “un vero e proprio emporio a cielo aperto di illegalità”, sono stati oggetto di un intervento mirato per ristabilire condizioni di legalità e decoro urbano. L’Arma dei carabinieri ribadisce l’impegno a presidiare il territorio, garantendo sicurezza, legalità ed ascolto costante delle istanze della cittadinanza».
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