Livorno, due famiglie mangiano al “Covo” e scappano senza pagare 176 euro
Dal primo tavolo (due genitori e due bambini) scappati senza passare dalla cassa. Un’altra coppia ha finto di andare a prelevare: «Erano pure esigenti sul servizio»
LIVORNO. Hanno mangiato a sbafo lasciando conti insoluti per 80 e 96 euro. Due tavoli, doppio debito: 176 euro in tutto in appena una serata, quella di martedì scorso. Mai pagati. Importi che difficilmente, ed è quasi scontato, verranno mai saldati. È la disavventura che è capitata nei giorni scorsi al ristoratore livornese Ermat Mica, proprietario del ristorante “Il Covo”, sugli scali delle Pietre, in Venezia. E che ora ha dei crediti che definire deteriorati è un eufemismo. Ma andiamo con ordine.
La fuga
La prima famiglia artefice del raggiro è composta da madre, padre e due bambini. Sono persone di origine straniera, con ogni probabilità dell’Est Europa, almeno a giudicare dalle informazioni raccolte dai camerieri. Nel momento in cui sono fuggiti, però, il ristoratore si era assentato. Sono stati i dipendenti a scoprire che, all’improvviso, si erano allontanati evitando con cura di passare dalla cassa. «Senza alcuna avvisaglia sono spariti – racconta Mica – ma me lo hanno raccontato, io non c’ero. Il giorno dopo ho cercato di capire cosa avessero consumato, abbiamo ricostruito un conto insoluto di 80 euro». Per cercare di rintracciarli, sulla sua pagina Facebook, Mica ha pubblicato anche la foto del “quadretto” familiare, grazie al circuito di videosorveglianza interno al locale che li ha inquadrati dall’alto. In molti, rispondendo con dei messaggi, gli hanno consigliato di portare tutto in questura o in una stazione dei carabinieri per querelarli.
La scusa
L’altro tavolo di “scrocconi” – scollegato dal primo, ma a pochissima distanza – ha riguardato invece una coppia di italiani. Stessa sera, stesse ore. Prenotano, consumano ogni ben di Dio e poi, con la scusa della carta di credito che non funziona, scappano. «Hanno recitato questa parte, spiegandomi che il bancomat aveva dei misteriosi problemi – prosegue il ristoratore – e ovviamente se ne sono accorti alla fine, dopo aver ordinato antipasti, primi, dolci e amari, praticamente tutto ciò che potevano. Durante la cena ricordo che erano anche pretenziosi, esigevano un servizio impeccabile. Ed è anche giusto, non magari se poi vieni a mangiare da me con l’idea di scappare alla prima occasione. Comunque mi hanno detto che sarebbero ripassati a saldare il conto: mi hanno pure lasciato il numero di cellulare, che si è poi rivelato falso, oltre a dirmi dove abitassero e che lavoro facessero. Due persone con il chiaro intento di rubare la cena, non voglio pronunciare altre parole per definirli».
«Non farò denuncia»
Mica ha deciso di non contattare le forze dell’ordine, anche perché nell’immediatezza dei fatti sperava che la coppia che aveva paventato l’intenzione di andare a prelevare per poi saldare il conto dicesse la verità. Sembravano sinceri, avevano fornito ogni informazione utile per essere identificati. E all’apparenza parevano persone perbene. Peccato che i dati fossero fasulli. «No, non credo che farò denuncia», conferma il ristoratore. Deluso per il trattamento riservato al suo locale da questi clienti. Che hanno servito con la consueta professionalità, sperando naturalmente che saldassero il conto. Invece, al “Covo”, hanno lasciato solo i debiti.
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