Livorno, il rene di Sara per il marito Enrico: «L’amore è più forte della paura»
Dall’incubo-dialisi al trapianto grazie al bellissimo gesto della sessantenne: «Ora mi sento completa e durante questo percorso ci siamo anche sposati»
LIVORNO. Quando l’amore va oltre tutte le barriere. Quella di Sara ed Enrico è una storia d’amore, di vita e di speranza. Lui è Enrico Tognetti, 58 anni a novembre, labronico titolare della Caffetteria Cavallotti. Lei è Sara Piperno, 60 anni a ottobre, moglie da appena un anno ma compagni di vita da oltre 10. Enrico fin da bambino sapeva di avere un rene atrofico, poi, un incidente – quando aveva otto anni ha ingoiato per sbaglio parte del mercurio di un termometro – ha peggiorato la situazione danneggiando entrambi i reni. Monitorato in tutti questi anni, oggi Enrico rischiava la dialisi se non avesse ricevuto quanto prima un trapianto.
La svolta
Rifiutando categoricamente l’aiuto del figlio Davide trentenne, è stata la moglie Sara ad alzar la voce e sottoporsi a tutte le cure del caso per poter essere proprio lei la donatrice. «Abbiamo iniziato il percorso a Modena, presso il Policlinico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria l’anno scorso – racconta Sara Piperno -. A Livorno, nel reparto di nefrologia, nel gennaio 2024 hanno consigliato di cominciare il percorso di indagine per entrare nella lista trapianti, perché era arrivato il momento. Quindi nel giugno dello stesso anno siamo andati a Modena, ed è iniziata l’avventura».
Suo marito Enrico non voleva il rene del figlio con lei invece…: «Enrico non voleva assolutamente che né suo figlio e né io fossimo i donatori, e l’ho assecondato per due anni. Poi invece siamo andati a Modena, dove ho scoperto tra l’altro di non essere compatibile, ma dove ci hanno spiegato come sarebbe stato tutto il percorso e che io, in ogni caso, avrei potuto essere la donatrice. Più bella notizia per me non poteva esserci – continua con la luce negli occhi Sara -, anche perché ci avevano informati che le liste sono lunghe, e dunque la possibilità di avere un rene esterno, poteva realizzarsi in due anni, due anni e mezzo. Enrico non era ancora in dialisi, ma i tempi che ci avevano prospettato, avrebbero anche cambiato il quadro clinico. A quel punto, sempre più convinta, alla domanda del nefrologo se qualche familiare avrebbe potuto donare, non ho avuto alcun dubbio, alzando la mano e dichiarando la mia disponibilità di esserlo. E anche Enrico, quando ci è stato spiegato che alla fine la vita del donatore non avrebbe avuto conseguenze, ma anzi avrebbe avuto una tutela maggiore, è stato “costretto” con tanta emozione da parte di entrambi, ad accettare».
La scelta
E in quel momento è scattata anche un’altra molla nei cuori di Enrico e Sara: «Abbiamo così iniziato il percorso d’indagine, e quando siamo usciti dal Policlinico a metà giugno, ci siamo guardati e ci siamo detti: domani si va in Comune e ci sposiamo. E così è stato. Nel frattempo, andando avanti, abbiamo scoperto di essere di gruppo sanguigno incompatibile e quindi hanno fatto dei crossmatch con gli anticorpi. Cosa significa? Praticamente viene guardato e analizzato se gli anticorpi, seppur incompatibili, possono convivere in qualche modo senza pericoli di rigetto. Hanno fatto tre crossmatch, tutti sono risultati negativi quindi … abile ed arruolata», dice Sara con un sorriso che si stampa sul volto.
Il percorso
Per arrivare alla donazione, non è stato necessario alcun percorso particolare: «Mi hanno fatto un check up completo, esaminandomi dalla punta dei capelli ai piedi. Una volta accertato che tutto andava bene, da persona sana ho potuto donare nonostante l’incompatibilità. E questo ci tengo ed è importante sottolinearlo visto che in questo modo si possono salvare, anche grazie a donazioni di persone viventi, molte vite. Così il 24 aprile è stato fatto l’intervento in robotica ad entrambi. Io sono stata dimessa tre giorni dopo, mentre Enrico è dovuto rimanere per circa un mese. Oggi stiamo bene, e anche se dobbiamo ancora dormire in camere separate e lui pur tornando a lavoro si deve ancora tutelare e proteggere con la mascherina, siamo tornati alla nostra vita più entusiasti che mai».
La gioia
Fare un trapianto a quasi sessantanni può essere un problema? «Assolutamente no – risponde Sara – . Anzi è l’età perfetta. Se infatti ci sono delle patologie sono in ogni caso manifeste. Comunque nel nostro percorso c’è stato anche lo psicologo, ma posso dire che è stato veramente un percorso bellissimo». Fondamentale anche il supporto della famiglia: «È stata meravigliosa. I miei mi hanno supportato. La mia mamma lo sapeva da subito. Io in ogni caso questa “cosa” ce l’avevo nella testa, quindi mi ha aiutato anche a cercare notizie sul tema, visto che ero anche pronta, se non avessi potuto donare a Enrico, di entrare nel circuito dove avrei potuto donare a qualcun altro».
Quante emozioni
«L’impatto è stato forte ma è stato tutto naturale, non ragionato ma venuto dal cuore. Senza mai aver paura o ripensamenti. Anche se la paura ti viene quando effettivamente hai l’ok, e allora confidi che il tutto possa andare come deve andare, con tutti i punti interrogativi del caso. Quando comunque ci hanno detto che il trapianto si poteva fare, abbiamo festeggiato come se aspettassimo un figlio, che tra l’altro non ho. Ma credo che l’emozione possa essere questa. Inoltre quando il giudice – perché nel percorso è previsto anche il lato burocratico – mi ha chiesto appunto delle mie emozioni ho detto che il mio entusiasmo è legato alla vita. Se puoi donare la possibilità di vita non vedo perché tu non lo possa fare».
Affetto travolgente
«Vorrei aggiungere – termina Sara – la cosa che si è potuta gestire meno: l’ondata di amore che abbiamo ricevuto. Travolgente. Tutti gli amici che ci hanno accompagnato e che hanno condiviso con noi questa via di rinascita, è stato un viaggio bellissimo dove non ci siamo mai sentiti soli. Doveroso ringraziare sì l’equipe eccezionale del Policlinico di Modena, ma ripeto tutti coloro che ci sono stati accanto. Io oggi, pur senza un rene, mi sento completa, e invito a riflettere sull’importanza della donazione di organi».
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