Il Tirreno

Livorno

L'inchiesta

Permessi antincendio facili, lo sfogo dell’imprenditrice contro Mazzotta: «Bisogna bloccà quell’omo»

di Stefano Taglione
A sinistra Giuseppe Mazzotta, a destra Cristina Solari
A sinistra Giuseppe Mazzotta, a destra Cristina Solari

Livorno, Cristina Solari mentre è intercettata al telefono con un ingegnere: «Dè... e mi costa pio per averlo amico»
 

3 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Sfogandosi con un ingegnere gli ha rivelato di non sapere come fare per «bloccà quell’omo». «Dè... e mi costa pio po’.. per averlo amico e non nemico! Eh!». È il 27 maggio di un anno fa. A parlare al telefono, intercettata dalla polizia, è l’imprenditrice livornese Cristina Solari, 59 anni, a capo dell’omonima e storica azienda di via Leonardo da Vinci. Dall’altra parte della cornetta c’è il professionista di Follonica Giulio Passarini, 47 anni, anche lui iscritto nel registro degli indagati per concussione e corruzione. Solari, nella conversazione, allude a Giuseppe Mazzotta, il dirigente sessantenne dei vigili del fuoco arrestato nelle scorse settimane nell’ambito dell’inchiesta sui permessi antincendio facili e ora nel carcere delle Sughere. «Solari – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – lamenta il fatto che questa persona (Mazzotta ndr) le ha chiesto di fatturare 1.500 euro a un perito grossetano (il quarantatreenne di Scarlino Gabriele Lucentini, anch’egli indagato per concorso in corruzione e autoriciclaggio nell’ambito di questo procedimento penale ndr) per un lavoro che lei non ha neanche fatto, precisando di non sapere come fare per “bloccà quell’omo”. L’imprenditrice prosegue, esasperata, affermando che quanto meno avrebbe avuto piacere di essere coinvolta per i lavori in un relais».

Si tratta di una struttura ricettiva di Vada, i cui responsabili risultano comunque estranei alle indagini. Mazzotta, Lucentini e Solari, in merito a questa pratica antincendio, sono indagati in concorso perché «nelle rispettive qualità, Solari moralmente concorrendo in ragione della possibilità di fatturare fittiziamente i proventi di Mazzotta e Lucentini quale corruttore, hanno effettuato il pagamento indebito di 1.500 euro affinché Mazzotta intervenisse in violazione dei doveri d’ufficio». «Specialmente al momento in cui fai fattura – dice al telefono Passarini – tu devi ricevere da lui! Scusa eh, se tu fatturi a un esterno, tu devi ricevere i soldi». «Sì, per poi ridarli, non hai capito?», replica Solari. «Passarini – si legge ancora negli atti – si dice dispiaciuto e afferma che per i lavori con lei ha sempre messo una parcella giusta, ribadendo che “se tocca mungere o sminestrare per questi altri qua, questo non mi fa impazzire come idea, ecco”, con l’imprenditrice che ribatte: “bisogna sempre aumentà quelle mille, mille e cinque”, alludendo chiaramente alla necessità di gonfiare i preventivi per calcolare, già in partenza, la dazione al pubblico ufficiale». Gli accertamenti della polizia in merito a questa pratica – sulla quale comunque Solari, ascoltata dal giudice per ore nell’interrogatorio di garanzia, avrebbe fornito ampie delucidazioni – si concludono il 7 giugno seguente, quando Mazzotta – secondo quanto ricostruito dagli agenti della Squadra mobile, diretti dal vicequestore aggiunto Riccardo Signorelli, con le indagini all’epoca dei fatti delegate al suo predecessore, il vicequestore Giuseppe Lodeserto – «si reca da Solari in via Leonardo da Vinci – si legge negli atti – e dopo una breve permanenza in ufficio si allontana. Alle 17,51, ancora a bordo della sua auto, Mazzotta prende in mano una busta cartacea di colore giallo, dalla quale estrae un mazzo di banconote che inizia a sfogliare e contare, potendo distinguere perfettamente 15 banconote da 100 euro, per un totale di 1.500 euro corrispondenti all’importo indicato dallo stesso dirigente dei vigili del fuoco per la fattura che la donna ha emesso a Gabriele Lucentini».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Primo piano
Salute

Vaccini, ecco il report sulle reazioni avverse: tutti i casi dei pazienti con reazioni gravi

Sani e Belli