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Fumi, a quattro mesi dalla mozione le centraline ancora non si vedono

di Flavio Lombardi
Fumi, a quattro mesi dalla mozione le centraline ancora non si vedono

A febbraio tutto il consiglio comunale chiese rilevatori della qualità dell’aria in porto ma palazzo civico non può installarli in autonomia e per la Regione non sono necessari

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LIVORNO. Era febbraio, la vigilia di San Valentino, e il consiglio comunale approvò all’unanimità la mozione promossa dall’associazione Porto Pulito, forte della firma di 1.200 cittadini, ultimo atto in ordine di tempo per contrastare fattivamente l’inquinamento atmosferico provocato dalle navi.

Nella mozione si richiedeva l’istallazione di una o più stazioni di monitoraggio per il controllo dell’aria nelle zone più a rischio. In sostanza: centraline di rilevamento dell’inquinamento in porto e nella parte di città limitrofa alle banchine, via Grande, Venezia etc, visto che le più vicine sono una in viale Carducci e una ad Ardenza. Sono passati quattro mesi, ma delle centraline non c’è traccia.

La situazione

È bene tener presente che ci si mosse su tre impegni che non rappresentano competenze della giunta e divenne da subito necessario confrontarsi con le istituzioni competenti, per avere risposte celermente: la Regione con Arpat, e l’Autorità di Sistema Portuale. Insistere quindi col governo regionale per inserire più centraline da immettere nella rete livornese, col dettaglio non indifferente che in questo caso siamo all’interno dell’area portuale e serve dunque il consenso della Port Authority, alla quale si chiedeva di pensare all’acquisto, istallazione e manutenzione della strumemtazione.

E ancora: il Comune avrebbe dovuto sincerarsi del livello di inquinanti emessi dalle navi ferme a banchina con campionamenti “a camino”. E fare una serie di richieste per saperne di più a proposito del fabbisogno energetico e il relativo processo di fornitura per le navi che dovessero essere ormeggiate a motori spenti (il futuro del porto con l’elettrificazione a banchina), oltre alla stima di quante siano le navi che frequentano il nostro scalo ad essere già attrezzate per affrontare la transizione.

Cosa si è fatto

Fra marzo e maggio è partito il carteggio fra i due enti – Regione e Comune –, più un terzo altrettanto importante per queste faccende, la Capitaneria.

La Regione, attraverso il settore economia circolare e qualità dell’aria, ha voluto ribadire come nel passato che, rispetto alla richiesta di installazione di una stazione di monitoraggio della qualità dell’aria nei pressi dell’interfaccia porto-città, sulla base dei risultati ottenuti dalle stazioni della rete regionale presenti sul territorio e dalle campagne di misura effettuate da Arpat nell’ambito delle convenzioni stipulate con il comune e con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, non si sono evidenziate criticità tali da installare ulteriori stazioni di rilevamento. Ma è arrivata una grossa apertura riguardo una centralina non da mettere in porto, semmai invece in un punto nel quale si possa rilevare cosa arriva in città dal porto.

La nuova normativa

La rivalutazione rispetto alle argomentazioni sempre sostenute, giunge da quanto verrà stabilito dal decreto legislativo di recepimento nell’ordinamento nazionale della direttiva UE 2024/2881 che inserisce porti ed aeroporti come ambiti nei quali obbligatoriamente fare rilevazione di inquinamento atmosferico. Da qui la disponibilità a lavorare col comune e con l’Autorità di Sistema per individuare le modalità per trovare una posizione adeguata per mettere a regime una nuova centralina, o forse anche più. Lo si evince anche da una delibera di giunta regionale, la 546 del 5 maggio 2025 di modifica e integrazione degli indirizzi Arpat 2025-2027, con l’approvazione di finanziamenti per l’adeguamento della rete regionale di rilevamento per ottemperare a quanto previsto ora dall’Unione europea.

La risposta da Livorno non è tardata, per avviare un confronto tecnico-operativo finalizzato a valutare congiuntamente l’opportunità per la rilevazione continua e rappresentativa degli inquinanti e sull’impatto delle attività portuali sulla qualità dell’aria e sulla salute dei cittadini.

La Capitaneria

Alle lettere ha fatto seguito anche un incontro. L’ammiraglio Giovanni Canu ha chiarito che il vigente quadro normativo non attribuisce competenze alle Capitanerie di Porto in merito al monitoraggio della qualità dell’aria, mentre si può intervenire sul controllo del tenore di zolfo all’interno dei combustibili marini. Va considerato che il Blue Agreement – un accordo di adesione spontanea al quale vengono chiamate le compagnie armatrici – è scaduto dopo aver portato dei frutti ed è ora da riproporre in tempi brevi. Tutto è stato rimandato all’insediamento definitivo del nuovo presidente dell’Autorità portuale (dopo l’estate, ma Gariglio è già operativo nelle vesti di commissario), soggetto che fa parte del protocollo da rinnovare.

Solo con questo accordo, la Guardia Costiera (non il comune come richiesto nella mozione), è autorizzata a procedere, anche, col campionamento “a camino”.

Dal primo maggio di quest’anno, è comunque entrata in vigore la normativa Imo-Marpol che riguarda l’istituzione di un’area di controllo delle emissioni del tenore di zolfo e che obbliga tutte le navi che entrano all’interno del bacino Mediterraneo ad utilizzare combustibili con una percentuale di tenore di zolfo inferiore allo 0,10% per tutti i motori. Vale a dire, i principali, gli ausiliari e le caldaie.

Le risposte dell’Adsp

Siamo sempre a marzo, e l’Autorità risponde circa il fabbisogno energetico delle navi e la stima di navi dotate di collegamento elettrico a banchina. Nell’ambito del documento Deasp 2024 (documento pianificazione energetica ambientale del sistema portuale) è stata sviluppata la stima del consumo energetico generato dal traffico navale in transito nel Porto di Livorno nell’anno base 2023. I dati varieranno di anno in anno sia per effetto del diverso volume di traffici in transito nel porto che per eventuali variazioni tecnologiche legate alle navi che scaleranno il porto. Sulla base di tali dati viene stimato il fabbisogno energetico che dovrà progressivamente essere coperto dalla tecnologia dell’onshore power supply, detto anche “cold ironing”, cioè l’uso di elettricità quando le navi sono ferme anziché del combustibile. A questo scopo, l’Autorità di Sistema ha sviluppato il progetto di elettrificazione delle banchine e sono già aperti tavoli di confronto con i principali armatori, con l’obiettivo di rendere efficace il sistema di connessione nave-terra sin dalla sua messa in esercizio prevista per il 2026.

Il complesso impiantistico è in fase di realizzazione, permettendo alle navi di categoria più energivora, quali le navi container, crociere e traghetti, di essere molto meno impattanti.

Per i cantieri in Darsena Europa si è già cominciato un monitoraggio con molte centraline messe appositamente per seguire questa fase. Nella disposizione di questa strumentazione, potrebbero uscire anche eventuali dati utili per quanto riguarda la città.

In sintesi non si può dire che si sia perso tempo: i presupposti per uno scatto mirato ad una sempre maggiore tutela della salute pubblica ci sono, ma siamo indietro.

Si può partire con il rinnovo del Blue Agreement, ma poi serve altro. L’Europa inserendo porti e aeroporti come ambiti dove fare rilevazioni arriva in soccorso. Vedremo come sarà recepito dall’Italia e il finanziamento regionale sulla modifica e integrazione indirizzi Arpat nel piano che arriva al 2027, cosa produrrà su Livorno.

Resta una domanda: possibile che installare due centraline per rilevare la qualità dell’aria – chieste da migliaia di cittadini e dall’intero consiglio comunale – sia così difficile e necessiti di tutta questa burocrazia? 
 

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