Turismo Intelligente: Livorno si candida «Noi capitale europea per il 2026»
Da Straborgo con le sue 30mila presenze ai progetti futuri di promozione, Tramonti (Lem): «Percorso e riconoscimento che la nostra città merita»
LIVORNO Dal festival urbano di Straborgo appena chiuso col termometro che segna intorno alle 30mila presenze, alla candidatura di Livorno come capitale europea del turismo intelligente 2026. Lem spinge sull’acceleratore turismo. «La crescita della Fondazione Lem è andata di pari passo con quella degli eventi che coordiniamo, ma oggi l’obiettivo è ancora più ambizioso: rendere Livorno riconoscibile come brand turistico. Stiamo lavorando a una narrazione coerente della città, che valorizzi le sue specificità – identità popolare, cibo, cultura, creatività – attraverso strumenti integrati: campagne promozionali, partecipazione a fiere, rafforzamento della Dmo (destination management organization). Livorno ha tutte le carte in regola per imporsi come una destinazione autentica e innovativa», così il coordinatore della Fondazione Adriano Tramonti.
In quale direzione va Straborgo?
«Straborgo è oggi un vero e proprio festival urbano, capace di unire cultura, identità e partecipazione popolare. La scelta del sindaco Salvetti e dell’assessore Garufo di dar vita a un nuovo format in uno dei quartieri più simbolici di Livorno si è rivelata illuminante. Straborgo ha anche rappresentato la miccia per il rilancio di una gara remiera storica e, di conseguenza, ha trascinato con sé la rinascita dell’intera tradizione remiera cittadina, contribuendo a rafforzare il legame tra territorio, storia e comunità».
È un format che come Lem avete intenzione di esportare in altri quartieri?
«Più che esportare, crediamo sia arrivato il momento di consolidare la squadra degli eventi Lem, che a breve si arricchirà con Mare di vino e di gusto. Il nostro compito ora è raccontare questa straordinaria vitalità che Livorno sta esprimendo. Lo faremo attraverso campagne di comunicazione, fiere, attività promozionali mirate: non per “replicare” un format, ma per esprimere appieno l’identità culturale della città in tutte le sue sfaccettature».
Il rapporto coi residenti di Borgo è andato migliorando con gli anni?
«Non dobbiamo dimenticarci che prima della nascita di Straborgo, il quartiere ospitava una manifestazione di street food che generava forti disagi, sia per i residenti che per i ristoratori della zona. L’amministrazione Salvetti ha scelto di voltare pagina, puntando su un evento di qualità, capace di valorizzare l’identità del quartiere e coinvolgere attivamente chi lo vive ogni giorno. Straborgo, sin dalla prima edizione, ha cercato il dialogo con il territorio e si è progressivamente modellato attorno alle esigenze del quartiere. Le difficoltà iniziali sono servite per costruire un rapporto di fiducia. Quest’anno, ad esempio, abbiamo previsto 60 posti auto riservati ai residenti per 7 giorni nel parcheggio Odeon, un gesto concreto che testimonia l’attenzione e la cura con cui portiamo avanti questo progetto».
Cosa c’ è da migliorare ancora?
«Molto. Soprattutto nei servizi: dobbiamo rafforzare l’accoglienza, aumentare la sostenibilità, migliorare l’accessibilità per tutti e rendere più efficiente la logistica. Ma il margine di miglioramento è anche un’opportunità: Straborgo è un format vivo, che si evolve anno dopo anno. In questo percorso, il The Cage ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita artistica della manifestazione: con loro continueremo a lavorare»
Si parla tanto di crociere e croceristi. Come Lem avete progetti su di loro?
«I dati di sbarco dei croceristi sono ormai una certezza consolidata negli anni. Anzi, in passato i numeri erano anche superiori, ma oggi percepiamo una maggiore presenza reale in città. Questo perché sempre più croceristi, negli ultimi anni, scelgono di rimanere a Livorno, attratti da una città viva, autentica, che offre molto più di quanto spesso noi stessi immaginiamo. La sinergia tra Porto di Livorno 2000 e Lem ha contribuito in modo decisivo a questo cambiamento: l’hub di via Cogorano è stato arricchito con strumenti di promozione turistica integrati con il marchio Visit Livorno, offrendo info chiare, accoglienza e spunti per scoprire la città. Ciò ha reso Livorno una tappa sempre più attrattiva, anche per chi ha solo poche ore a disposizione».
Secondo lei quando riuscirà veramente a sbocciare Livorno come città turistica strutturata? Mi spiego meglio, oggi la nostra città sembra più una meravigliosa scoperta per chiunque la veda.
«È un percorso che ha bisogno del suo tempo e che non può – né deve – essere forzato. Livorno deve crescere senza snaturarsi, mantenendo la sua autenticità, il suo spirito diretto e popolare. E può farlo abbracciando un turismo sostenibile e accessibile. La città ha tutte le caratteristiche per diventare una destinazione turistica strutturata, e il mercato lo sta dimostrando: dal 2019 le presenze turistiche – l’unico vero indicatore di solidità del settore – crescono costantemente. Questo è il frutto di un lavoro continuo e determinato dell’assessorato al turismo e della Lem».
La candidatura di Livorno a Capitale europea del Turismo intelligente 2026 va in questa direzione?
«Rappresenta non solo un traguardo ambizioso, ma anche il riconoscimento di un cammino già avviato verso un turismo moderno, inclusivo e di qualità. Ci vorrà tempo, ma vorremmo raggiungere questo riconoscimento».
C’è ancora qualcuno che inquadra le feste organizzate dalla Lem come "ribotte" di piazza. Lei come risponde?
«Mi permetta di dirlo con sincerità: non voglio concludere questa intervista parlando di “ribotte”. Non è per mancanza di rispetto verso chi ha una visione diversa – ci sta, fa parte del dibattito democratico – ma perché ciò che la Fondazione ha costruito in questi anni va ben oltre l’organizzazione di semplici eventi. Abbiamo promosso una visione culturale che parte dai quartieri, che investe negli spazi pubblici come luoghi di comunità, che crede che vivere la città insieme significhi rafforzare la coesione sociale e contribuire alla sicurezza urbana. Nel 2024, il portale degli eventi di Visit Livorno ha registrato oltre 800 eventi, di cui il 60% promossi direttamente da soggetti privati: numeri che pochissime città in Italia possono vantare. Chi viene a Livorno – per lavoro o per piacere – avverte che è una città viva e vera, con i suoi problemi, certo, ma anche con una comunità che non vuole che le difficoltà soffochino i propri sogni. Questo, mi creda, vale molto di più di qualsiasi etichetta superficiale. Se tutto questo viene ridotto a “ribotte”, non si sta criticando la Fondazione, ma una parte viva della città. E francamente, sarebbe un peccato».l